… Eppure al di fuori del tumultuoso galoppare della Storia. “IOdrama” di Valerio Vigliaturo

10 Febbraio 2025

“Carne della tua carne/sangue del tuo sangue/madre adorata/amore perenne/procreatrice”

Forse una dedica, semplicemente;oppure no? Di sicuro dei versi dall’intensità incredibile, primevi a solcare la prima pagina bianca di “IOdrama”, opera poetica di Valerio Vigliaturo (Ensamble Edizioni, 2024). Il poetare è qui prolisso tanto da afferrare il mondo e la Storia per portarli al centro del suo canto. Dolente e insieme profonde sono le parole, in primis, seguite dai versi possenti che si elevano in tutta la loro potenza, note musicali di un blues aspro e infinito carico di memoria e tuttavia velato dall’oblio; sembra quasi di sentire un sax solitario che, impetuoso e triste, sfida il silenzio di una notte senza stelle striata da bagliori lontani (Valerio Vigliaturo è anche musicista, oltre che poeta). Allora nel suo lungo canto dolente e nella sua musica di rivolta, di dolore, di riscatto sociale e umano trovano posto civiltà e popoli di continenti lontanissimi sopraffatti dall’uomo e dalla sua sete di dominio, realtà ed esistenze che non hanno nome nella Storia ufficiale, che non hanno volto per chi non vuole guardare oltre la maschera dell’ipocrisia e della menzogna.

“IOdrama” è come una sorta di poemetto post – moderno proprio nel tempo in cui la Poesia, perduto ogni incanto e precipitata nel disincanto del Tutto, si aggrappa alla parola, e alla musica, per denunciare e mostrare, per ricordare e per rammemorare. “( … ) Quanto mancava/l’intensità emozionale/un viaggio cosmico/sulle ali del colibrì/tatuato sul tuo petto/montagne poderose/geoglifi di Nazca/nella terra dei/los ancestros/lungo le pianure/delle gambe scoscese/arrivare alla radice/gustare il nettare/sacrale del tempio” (pag.14). Questi pochi versi di “IOdrama” forse possono trasportare il lettore “lontano” nel viaggio cosmico – sciamanico che ognuno, inconsciamente, sogna di fare … O anche: “Speculari corpi celesti/apogeo serafico/amanti in sospensione/si avvicendano senza mai/trovarsi è un’illusione/sorgere e scomparire e/nel perenne esitare/unica certezza/contenere il tempo/nella tregua” (pag. 118). Già: “contenere il tempo”, chi, o cosa, può contenere il tempo che fugge, il suo inesorabile trascorrere per uomini, animali, montagne, foreste, stagioni e sussurri? Forse (o di sicuro … ) la Poesia (sostengo da sempre) ha questo potere: cioè (il potere) di “contenere il tempo/nella tregua”, in una maniera che non ci è mai propriamente del tutto chiara a noi stessi, per primi.

Valerio Vigliaturo, in “IOdrama”, narra in versi, e canta, forse incerto su questo cammino (non può essere diversamente per il poeta) esistenziale, accompagnato, da remoto, da una misteriosa solennità propria dei suoi versi e della “pacata tensione” che li nutre e li mantiene vivi. E’ corroborante immergersi nella lettura di questo oceano enigmatico che è “IOdrama” … quasi un fluire e un rifluire al pari dell’onda di marea sulla spiaggia all’alba o al tramonto: una piacevole e tonificante abluzione in acque termali pregnanti di umano vivere … eppure al di fuori del tumultuoso galoppare della Storia.

Francesca Rita Rombolà

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