Piero Boitani è professore Ordinario di Critica Letteraria e Letterature Comparate all’Università “La Sapienza” di Roma. Ha insegnato Lingua e Letteratura Italiana all’Università di Cambridge come Lector (1971 – 1974), Letteratura Americana e poi Lingua e Letteratura Inglese dal 1981. Nel 1985 è stato chiamato alla “Sapienza” di Roma, su quella cattedra, per passare poi, nel 1998, a Letterature Comparate. E’ autore di numerosi volumi fra i quali: “Prosatori negri americani del Novecento” (Edizioni Storia e Letteratura, 1973); “Schemi della cultura inglese nel Medioevo” (Libreria Università, 1979); “Il tragico e il sublime nella letteratura medioevale” (Il Mulino, 1992); “L’ombra di Ulisse” (Il Mulino, 1998). Ha curato e contribuito a volumi quali: “L’età vittoriana: l’immagine dell’uomo fra letteratura e scienza” con V. Gentili (Storia e Letteratura Edizioni, 1982); “Il Medioevo” (Il Mulino, 1991). Ha tradotto e curato volumi quali: “Sir Gawain e il cavaliere verde” (Adelphi Edizioni, 1998). Ha curato le opere di Chauser per Einaudi (anno 2000) e ha scritto le introduzioni ai “Racconti di Canterbury” di Chauser (Leonardo Edizioni, 1991) e a “Piero L’Aratore” di Langleland (San Paolo Edizioni, 1994). Ha contribuito alla “Storia della civiltà letteraria inglese” curata da F. Marenco (UTET, 1996) e ad “Alessandro nel Medioevo Occidentale” (Mondadori/Fondazione Valla, 1997). Piero Boitani scrive su “L’Indice”, “La rivista dei Libri”, “Il Sole 24 Ore”; ha organizzato il Congresso su “Ulisse: archeologia dell’uomo moderno” al Palazzo delle Esposizioni di Roma (anno 1996). Piero Boitani è stato Presidente dell’Associazione Italiana di Anglistica e della Società Europea di Studi Inglesi (di cui è Presidente Onorario), è Fellow della British Academy, dell’Accademia Polacca di Arti e Scienze, dell’Accademia Europaea, dell’Accademia delle Scienze di Torino, dell’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, de Il Mulino, della Medieval Academy of America, dell’Accademia dell’Arcadia, dell’Accademia dei Lincei, dell’Accademia Pontificia (“dei Virtuosi al Phanteon”), dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.
Francesca Rita Rombolà e il professor Piero Boitani dialogano insieme di poesia e di letteratura.
D – Professor Boitani, cosa ravvisa di particolare, o di speciale, nella letteratura inglese di ogni tempo (dalle origini fino agli inizi del ventunesimo secolo), lei che ne è uno studioso autorevole, che forse le letterature di altre nazioni non hanno avuto (e non hanno)?
R – L’elemento che distingue la letteratura inglese dalle altre, sin dai Mystery e Moralty Plays del Medioevo al Cinquecento e al Seicento, e poi al Novecento è il dramma, che esiste naturalmente anche altrove, ma che in Inghilterra raggiunge un’intensità e un’altezza davvero fuori dal comune: prima cicli interi di drammi medioevali, poi la drammaturgia elisabettiana e giacomina: non si trova altrove in Europa una sfilza di drammaturghi come quella costituita da Marlowe, Shakespeare, Webster, Ford, Middlleton, Massinger, Ben Jonson, poi nel Novecento (anche non tenendo conto di Shaw e Beckett, irlandesi) Osborne, Wesker, Pinter, Bond.
D – La letteratura in sé, nell’era dei social (e proprio ultimamente dell’IA) è un qualcosa di veramente inattuale, secondo lei?
R – Niente affatto. La letteratura è cosa diversa dai social, dall’IA, dalla TV. La letteratura – poesia, romanzo, dramma, saggio – ha una sua vita autonoma, di lunga durata. Mai come prima, è diffusa in tutto il mondo e in una quantità incredibile di lingue. I festival letterari si svolgono numerosi e affollati dapertutto. Dunque, la letteratura è anche popolare.
D – Dai versi che riesco a scrivere, tramite un’ascolto profondo che, a mio modesto parere, proviene da un “Dire Originario”, secondo il concetto espresso al riguardo dal filosofo tedesco Martin Heidegger, la Poesia è quasi, per me, un linguaggio, anzi il linguaggio fondante dell’Homo Sapiens Sapiens; è d’accordo con me, oppure no?
R – Sì, assolutamente. La Poesia è la prima forma di espressione dell’Homo Sapiens Sapiens. Viene prima della prosa, perché figlia della Memoria (Mnemosyne è la madre delle Muse) ed è legata al canto e alla musica.
D – La civiltà greca pre – classica quella, per intenderci, di Omero e di Eraclito ha creato dei ed eroi straordinari e unici; senza la Poesia, e il Mito – come lingua che comunica con l’Universo tutto – che la sottende, sarebbe stata possibile una tale creazione?
R – Probabilmente no. In Occidente, si esprimevano in poesia anche la scienza e la filosofia all’inizio, e almeno fino a Lucrezio. La poesia di Omero e di Esiodo è fondativa, la poesia di Pindaro celebra i vincitori nelle gare sportive, come se oggi qualcuno scrivesse odi sulle partite di calcio o le gare di nuoto e di atletica, ma lo fa richiamando miti ed eroi del passato. Fenomeni simili si ritrovano anche nella letteratura indiana e cinese. E poi, c’è la poesia della Bibbia: Giobbe, Salmi, Cantico dei Cantici, Qoelet; Isaia, Ezechiele. Senza tutta questa poesia, il mondo di oggi sarebbe muto.
D – Un poema, una poesia e un poeta che, fin da ragazzo, porta sempre nel cuore.
R – Omero, l’Iliade e ancora di più l’Odissea; Saffo, Alcmane; Dante e la Commedia; Leopardi, il “Canto di un pastore errante dell’Asia”, poi Keats e Holderlin, quindi Yeats, Valéry, Eliot e Rilke. Da Omero a Leopardi fin da bambino; gli altri dall’adolescenza in poi. Posso ancora recitare Alcmane in greco, l’ho fatto, senza pensarci, a Bologna il mese scorso.
D – Pensa che il Cosmo possa essere abitato da altri esseri intelligenti, che guardano al proprio cielo sognando ad occhi aperti e rimirando ogni cosa intorno a loro da poeti?
R – Non lo so. Dipende da come sono fatti. Se sono come noi, sì. Potrebbero però essere animali esclusivamente razionali, dediti alla scienza e alla tecnica. Tuttavia, scommetterei che anche lo scienziato più arido ha un’anima e un cuore che gli fanno guardare le stelle con amore. L’amore per ciò che ci circonda e per chi ci circonda è la chiave del sogno poetico. E non bisogna dimenticare che anche tanta prosa è poetica, dalle storie di Abramo, Giuseppe e Davide, fino a “Cent’anni di solitudine” o Borges.
Francesca Rita Rombolà
Piero Boitani
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