Younis Tawfik è uno scrittore nato in Irak nel 1957, naturalizzato italiano (insegna Lingua e Letteratura Araba presso l’Università di Genova). Nel suo romanzo “La straniera” racconta la storia di due giovani, due “anime” che si incontrano e cercano di conoscersi a vicenda per potersi amare. La vicenda viene narrata, alternativamente, dalle voci dei due protagonisti: quella di un giovane proveniente dal Medio Oriente e quella di Amina, una ragazza dalla quale il giovane si sente attratto ma che, in fondo, non è mai riuscita ad integrarsi nel mondo occidentale e vive prostituendosi. La storia è ambientata a Torino. Ed è una storia di esclusione.
Esclusa è lei, la protagonista femminile, da una realtà che non comprende e che, a sua volta, non la comprende. L’integrazione risulta difficile o è addirittura inesistente. Amina, segnata da un’infanzia dolorosa, cerca una possibilità di riscatto umano, sociale, femminile e insegue, perciò, un’ideale di amore totale che, a tratti, può sembrare assurdo. Ella rimarrà, pur sempre, (meravigliosamente, direi) legata alla terra in maniera forte, quasi dura come roccia, in una forma di attaccamento ancestrale e di sangue. Emblematiche, al riguardo, le sue parole. “Non vedo l’ora di rientrare a casa per togliermi le scarpe, sentirmi viva ad ogni passo, sentirmi parte di quella terra che pulsa dentro di me attraverso la pianta del piede”.
Amina vive la realtà quotidiana con angoscia ma anche con innocenza, umiltà e semplicità. Una spontanea naturalezza che nasce dalle sue profonde ferite interiori e da una umanissima esperienza del dolore alquanto marcata, che non riesce a trasformarsi in catarsi liberatoria se non nella purezza sottile e celata che la caratterizza come personaggio. E così, nel dramma, la sua figura si carica di una bellezza straordinaria e di un’elevazione quasi assoluta e toccante. Eppure ciò non la salva dalla tragedia dell’esclusione.
Il romanzo “La straniera” di Younis Tawfik rappresenta davvero un’occasione importante, in letteratura, di approfondimento, di riflessione e di meditazione sui molti e sfaccettati temi dei rapporti di diverso genere fra l’Occidente e le altre culture, in primis quella islamica – medio orientale. Questo romanzo apre le menti e i cuori verso tutti coloro che vivono ai margini delle grandi città, o realtà metropolitane; ai margini di una società tecnologica, iper moderna e post moderna, che spesso non è capace di accogliere lo straniero, il profugo, il rifugiato, il migrante nella sua diversità culturale, sociale, etica, religiosa, di pensiero; ai margini di un mondo “dentro un mondo” che, all’interno del suo benessere economico e del suo status quo consolidato, non sa o, piuttosto, non vuole integrare, preferendo escludere, emarginare, sfruttare, nel solco di una umiliante e contagiosa indifferenza. Purtuttavia, ogni pagina de “La straniera” è densa, fluente, capace di scuotere e di trasmettere emozioni forti e sentimenti contrastanti accompagnando, così, le lettrici e i lettori, anche nei passaggi più crudi e nelle metafore più incisive e taglienti, con la presenza nascosta di una poeticità di sicuro autentica e commovente e con nitide orme, lasciate quale scia indicatrice, di un’amara e pungente nostalgia.
Francesca Rita Rombolà
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