“Un inno iniziatico che travolge l’essere, come l’impeto della primavera frantuma gli spessi ghiacci invernali ( … )”. Così il critico letterario ed editore Mauro Baroni definì “Inno a Isthar” di Francesca Rita Rombolà facente parte della silloge poetica “Alba, sul ponte sospeso” (Mauro Baroni Editore, 1994). Lo ripropongo oggi, a tantissimi anni di distanza dalla sua pubblicazione, in occasione della Giornata Internazionale della poesia, e primo giorno di primavera. Un inno dedicato all’antichissima dea assiro – babilonese, Isthar, dell’amore e della guerra, della vita e della morte; un inno lungo quasi quanto un piccolo poema; forse bello, toccante e coinvolgente, forse no.
L’inverno è terminato, ancora una volta sì; la primavera giunge oggi, lieta e attesa come sempre, ancora una volta sì.
Inno a Isthar
Canto d’amore e morte
Sussurri, oh dolorosi ed eterni sussurri
Il tuo sussurro il mio sussurro, di notte
In cieli dentro il Cielo
In aurore senza confine.
Notte notte, tempestosa notte
Venti venti, tempestosi venti della notte
Amore amore, misterioso amore
Sussulto, sussulto nell’ombra
Che rattrista il mio lamento d’amore
E la voluttà di quel singulto.
Tutto l’amore riunisce,
Tutto l’amore trascina.
Lontano amore, lontano venti,
Nelle notti tempestose di ceneri e di stelle,
Nei tempestosi venti del connubio
Sopra gli altari nuziali
Nel fuoco affievolito fra le pietre.
Lambisci fiamma:
E’ la materia oscura,
L’oscura luminosità dell’attimo sconvolto.
Le stelle tremano
Tremano le stelle,
Quale piacere oscuro fiamma?
Oh quali vertiginosi abissi solitari?
Il Cielo trema:
Un abisso si spalanca o ci sovrasta?
Le fiamme ci avvolgono
Fiamme tempestose,
Tempestosi vortici di venti:
E’ l’iniziazione della morte,
Delle sue azzurre tempeste,
Della sua consuetudine infondata.
Canti strani, più strani dei pensieri del vento
Suoni del profondo, sono dolci le parole
Carezze d’ombra mentre giace la notte,
Bruciando.
Dio ha un figlio
Che per amore si distrugge,
E mi distrugge per molto e troppo amore.
Figlio unica radice
Egli lo vuole, il Padre:
Il primogenito fra i morti
Gloria Gloria Gloria!
Al figlio che il Padre condanna
A non amarmi.
Gloria Gloria Gloria!
Al Padre e al Figlio
Gloria Gloria Gloria! Gloria …
Com’erano i tuoi baci?
I tuoi baci amore, i tuoi baci
Come baciava la tua bocca?
Com’era il sudore, il tuo sudore
Di perle luccicanti e affannose,
Il sudore che ti solcava le spalle?
E le irte e fascinose e calde foglie
Del tuo membro rude?
E lui. lui, senza patria
Né braci consunte, un maschio,
Il maschio che accarezzava,
Lambiva, stringeva le mie carni
Le amava e le lacerava
Con la brutalità e la violenza
Di un amore, dell’Amore sepolto
Ma non morto.
Alleluja Alleluja Alleluja!
In alto, nel più alto dei cieli!
E’ solo questo la sua vittoria?
Questo grido, questo giubilo?
No. Un sospiro fittissimo
Che si può percepire e mai ascoltare:
Nell’Altissimo dove i venti
Schiudono la bocca, dove le tempeste
E la notte ardono di desiderio;
Nudo e vestito, di stelle nude,
Di polvere brumosa, di venti e onde,
Di tempestosi venti.
Ci pareva che i monti danzassero …
Forse i monti danzano,
Danzano quando attraverso i corpi
Corre la la lingua della saldatura
E il fuoco della passione è spento
Dalle piogge siderali.
Viene la notte in quell’oblio
Di rumore e di silenzio:
Quiete e caos
E oltre e oltre?
Oh lasciami morire, qui,
In mezzo alla ribellione incerta delle fiaccole
Nel tumulto silenzioso del rituale culminante,
E sopra i ceri forse vicino o lontano dalla tua immagine …
Palperò il tuo ventre, mi perderò felice
Nella selva dei tuoi capelli
E con un bacio o con un grido …
Serra la bocca sulla mia
Sigillo della nostra eternità
Busserò ai cancelli e vivrò,
Li batterò e vivrò, li scuoterò e vivrò!
Oh lasciami vivere
Su anima su corpo su dolore
Lasciami amare
Oh su lasciati amare
Lasciati morire nell’ora tarda,
Abbandona la vita nelle mie braccia
Datti all’amore che distrugge.
Distruggi amore, distruggi!
Sgozza l’agnello e dal suo ultimo piacere della vita
Trai il lavacro nel sangue.
Gloria Gloria Gloria!
Nel cielo alto, nel più alto dei cieli
Vestibolo sacro della reminescenza,
Dove silenziosità e sensi ci percepiscono
Dove sensuali labbra ci infondono il soffio della vita
E occhi compiaciuti ci osservano interdetti per sempre.
Gloria Gloria Gloria!
L’Altissimo ci purifica nella cenere
E quando usciremo cenere dal fuoco
Saremo ceneri e venti
Stelle e aurore dentro alcove di amanti.
Non abbiamo vincolo che ci unisce
E ci consacra a essere una sola fiamma nella notte,
Ma soltanto amore;
Né sposi, ma amanti
Del più tragico e travolgente degli amori.
Eppure il tuo colo affonda
In una pozza di lacrime fredde del calore umano
Né pane quotidiano, né lotta per il pane,
Né la dissoluzione della sopravvivenza:
Il singhiozzo veggente
Che era di entrambi.
… Ci sembrava che la danza …
Ogni cosa danza
Tutte le cose muoiono per trasformarsi
E si trasformano per morire.
La notte. Notte, tenebrosa notte:
La luce nelle tenebre …
Le tenebre sono luce
Disperazione e speranza
Nate dall’orgoglio della sconfitta.
Ti tormenta un fuoco
Il virgulto che brucia la passione,
Che brucia il sonno,
Che tutto toglie per raggiungere tutto.
Non avevamo nessun corpo
Nella frustrazione della stanchezza
Oh l’anno incalza, l’anno ci travolge
Le sfere della Quintaessenza
Per anni hanno solcato
Gli oceani dell’immaginario
I venti, le ceneri, e oltre …
Notte. Il travaglio protetto dall’ombra
Perché i destini e le ore cavalcano ombre.
Ombre, ombre, ombre, la traversata
E’ fatta di ombre: la Notte.
Alleluja aAlleluja Alleluja!
Il balsamo è sparso,
Il profumo della mirra,
L’incenso delle notti;
Un aereo che passa menziona l’ora
E poi sembra che tutto
Precipiti e rinasca da turbini vorticosi
Da primavere e inverni
Da estati e autunni.
Su pianto porgi le guance
Su rossore imporpora
Su sesso dell’amato penetrami,
Entra nel sangue e nel seno, addentrati
E spòglia uno dopo l’altro i miei petali
Muori con me
E fammi morire alla morte
Fino che annientati a noi stessi
E al mondo siamo oceano e onde
Spiagge di oceano nella notte.
Su frusta, frusta
Invoca il dolore, soffri e colpisci
L’impuro piacere delle sensazioni
Trai così il rauco lamento della morte …
Morte elargisci la tua crudeltà
Che soffoca di sovrabbondanza:
Ciò che vi viene negato:
L’obliata dolcezza della perversione …
Sotto altri cieli amore, sì per danzare
Per gioire, per morire e vivere,
Per vivere e morire.
Sotto un altro cielo noi moriamo
Dopo aver creduto di danzare;
Angeli, pur sempre, tenebrosi,
Inseguiti da spume di naufragio.
Un giorno ripenserò per non morire
A quella notte di tempesta,
Ed egli o lui diranno:
I suoi seni erano acqua e mare
I suoi capelli erano i venti
I suoi fianchi erano i suoni del Notturno,
Ma nella rosa impenetrabile del suo imene
Il piacere moriva per darsi
Ai baratri del dolore, ai precipizi della follia,
All’amore estremo che non si può concepire;
Per domandare e domandarsi:
Chi era?
La donna che fa felice l’uomo
L’oggetto del suo desiderio,
Dei suoi desideri infiniti?
Ho amato. Ho avuto la capacità
Di amare, e di morire …
Chi era?!
Per accorgerti o accorgersi che sta gridando
Contro il vento e contro le onde,
Che sta gridando alla notte
E nella notte sta solo guardando
Il cielo, il cielo della notte
Il vento della notte
Le onde della notte, oscuri e tenebrosi;
Fino al bruciore provocante della tentazione:
Fiamma e gelo nella notte.
La sua pelle, i suoi occhi,
I suoi sospiri, il calore suadente della sua voce,
La sua carezza sull’inguine …
Stai lottando …
Muori e risorgi
Figlio e amante
La tua passione innalza e distrugge
La condizione dell’uomo
Oh i nostri amori muoiono
Sulla croce che regge e dilania
Il tuo corpo …
Oh ecco la tua croce che salva
Gli uomini: la salvezza e la rinuncia
Croce amata, croce dell’Amore
Desolazione e lutti … eccola! Lassù
Un crocevia di stelle
Nel cielo australe della dimenticanza.
Giacciamo per amore degli uomini
Invocando ed ebbri all’estremità
E agli estremi dello Spasimo.
(Preghiera e gemito)
Imeneo su innalzati
O Imeneo piegati sotto di me
E sopra i miei dolori
O Imeneo accendi il sacro fuoco
Sugli altari spodestati
Accendi l’azzurra fiamma dell’Azzurra Notte
Su O Imeneo ritorna
Da lontano venti e onde
Tumultuose notti dentro tumultuose stelle
Scorgono già il tuo lume
Che crea il seme dell’Azzurro antico e nuovo
Scendi, ritorna, vieni nel seno,
Nel ventre, apri la corolla del mio sesso turgido
Posati lieve sul sesso dell’amante e
Dispiegalo dentro le viscere calde
Dentro l’ombrosa luce e il silenzio primordiale
Io porterò le stelle del trionfo
Tu precipiterai gli astri per la distruzione.
(Gioia del trionfo)
L’anno volge il suo ciclo
Un anno di ceneri e notti
Dov’era solo tempesta, solo tempesta,
Gorghi tempestosi, trascinamento inaudito
Come da un sonno si risveglia,
Solo tempesta,
Come dal sonno si rinnova
Da un giorno all’altro
Da una notte all’altra,
Solo tempesta e respiri tempestosi
Languida veste che copre la tomba
Necessaria per il necessario esplicamento
Della resurrezione,
Solo tempesta, tempestoso essere
Tempestoso esistere.
A nulla serve inoltrarsi
A nulla nascondere il mondo
I mondi che nascono, muoiono.
Prono del vento sterile.
Verso la tenda al centro dei viventi
Vengo o signore alla tua tenda,
Per noi assetati e mendicanti
Alito nuovamente
E sia nella vita la Vita.
Gloria! Gloria! Gloria!
Ai morti che lasciano i propri morti.
Alleluja! Alleluja! Alleluja!
O anima che penetri la terra
E raggiungi il cielo alto
L’unione misteriosa con l’Altissimo.
Sulla Desolazione e il Lutto
La gioia del mio passo
Riprende la strada.
Francesca Rita Rombolà
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