NELLE AFFANNOSE CORSE DEL MATTINO
Nelle affannose corse del mattino
l’ultimo Stato sta smarrendo nel pallore
il bronzo conquistato sulle prospettive
dei corrimano eleganti della rivoluzione.
Oramai non arrivano più le farfalle
per noi solo occhi chiusi verso il sole
sulla strada dove la segnaletica lontana
ha posto le ali dei suoi consensi vietati
Francesco Lorusso
Ho sempre ribadito e continuo a ribadire che la Poesia deve cantare e nel canto celebrare gli esseri e le cose per dare loro la vita e spesso l’immortalità. Deve cantare qualsiasi cosa accada; deve cantare in pace e in guerra; deve cantare le brutture e le bellezze; deve cantare in mezzo allo sterco e al sangue, e anche se il linguaggio che usa cambia e si adatta via via alle esigenze del momento, all’argomento e alla personalità del poeta la sua funzione principale resta immutata.
Nel fare una breve riflessione su questa poesia di Francesco Lorusso tratta dalla silloge poetica L’UFFICIO DEL PERSONALE non posso, in primis, che ammirare questo poeta dal linguaggio inusuale e anticonformista. La sua poetica è una sferzata, talvolta anche violenta e salutare, alla società, alla realtà di oggi, alle molteplici gap alienanti che imprigionano l’uomo, la sua libertà, la sua dignità. Efficace il verso libero nella sua funzione di denuncia e di insofferenza, di canto solitario che, in silenzio, si mostra, spazia, giunge a chi può e riesce ad ascoltare; appropriate le parole che giocano nella giusta misura e in stretto connubio con la lingua, mezzo e strumento di espressione dell’umano che non potrà mai essere soppiantato da nessun supporto tecnologico o da alcuna scoperta scientifica. Il verso iniziale di ciascuna poesia della silloge da il titolo alla poesia stessa, e non credo che sia un caso se Francesco Lorusso abbia voluto questo schema per L’UFFICIO DEL PERSONALE, poiché il suo poetare “scende a fondo” nel sociale, vi si immerge quasi per dare un’idea chiara del mondo moderno, post – moderno e perfino al di là del post – moderno e dell’homo faber che l’ha costruito, che lo abita e lo manipola. Corse affannose caratterizzano il mattino. Illusioni e delusioni, passate e presenti, sembrano mescolarsi in un caos nemmeno percettibile più. La farfalla simbolo aereo di sogno, di levità, di spazi aperti e di libero vagare e divagare della mente; la farfalla simbolo dell’anima che sente, vive, si innalza è come bandita, scacciata via da ogni contesto umano e naturale quasi a voler significare che non vi è più posto per l’anima, dopo millenni, nell’oggi senza identità e memoria. Dunque, bisogna allora trarre l’amara conclusione che Francesco Lorusso sia un poeta senza speranza? Che non ha speranza e non da speranza? No. E lo dimostra il fatto che si è affidato alla Poesia, al Canto; anche oggi, ancora oggi, soprattutto oggi.
Francesca Rita Rombolà
Un commento
Salve a tutti i lettori di “Poesia e Letteratura”,
voglio ringraziare pubblicamente, Francesca Rita Rombolà, per il puntualissimo commento fatto alla poesia, “Nelle affannose corse del mattino”, e complimentarmi per la sua capacità di individuare, attraverso l’analisi di una sola lirica, tutti gli elementi essenziali presenti nell’intero volume, “L’Ufficio del Personale”.
In questo periodo di difficoltà sociali (e culturali) è rinfrancante scoprire persone intelligenti e generose.
Ringrazio anche la Redazione per aver ritenuto opportuno ospitare su questo portale il mio nome.
Francesco Lorusso