La ricezione del lettore e l’affabulazione sapiente di una storia

9 Luglio 2015
Maria Teresa Cipri

Maria Teresa Cipri

Maria Teresa Cipri nasce a Roma, nel 1955, da genitori calabresi. Lavora presso il ministero dell’Economia e delle Finanze, con precedenti collaborazioni presso la Camera dei Deputati e la Presidenza del Consiglio dei Ministri. La passione per la letteratura, la storia dell’arte e la scrittura si manifestano in lei molto presto. Ha all’attivo due romanzi: “La rosa dei sensi” e “L’eredità di Antonio”. Il suo terzo romanzo è “Guerra d’amore”, da poco pubblicato dalla Thoth Edizioni; prova narrativa piuttosto impegnativa che segna, forse, il punto di arrivo di una maturità letteraria a lungo perseguita e ricercata dall’autrice. Una copertina raffinata che rimanda a un’immagine di arte nella visualizzazione immediata, il cui significante veicola, prontamente, la memoria come custode della vita oltre il decadimento materiale e spirituale apportato dal tempo. La lettura del romanzo è piacevole e sembra dare al lettore la possibilità di recepire, volendolo, i molteplici sensi nascosti che l’affabulazione sapiente di una storia rivela senza, però, mai svelare del tutto.

Francesca Rita Rombolà conversa con Maria Teresa Cipri a proposito del romanzo “Guerra d’amore”.

D – Maria Teresa Cipri, cosa rappresenta per te “Guerra d’amore”? E’ importante aver pubblicato questo libro proprio adesso.?

R – “Guerra d’amore” è per me il mio attuale percorso formativo, il libro del cuore, della maturità. E’ l’ultimo nato, il terzo figlio, il testo al quale mi sono applicata anima e corpo lavorando di cesello, oserei dire. Ho impiegato più di un anno e mezzo per completarne la stesura, e innumerevoli volte ho pensato di abbandonarlo in corso d’opera a causa dell’ampia ricerca bibliografica che, pur appassionandomi, mi inchiodava a ore e ore di studio sottraendo il mio tempo libero. E per una domanda che sovente, nelle ore di lavoro notturno, si manifestava insidiosa tra una parola e l’altra: ma a chi mai potrebbe interessare questa storia?

D – Vicenda autobiografica e famigliare che colpisce e affascina. Una scrittura scorrevole che rende piacevole la lettura. Queste, forse, le primissime impressioni sfogliando “Guerra d’amore”. Cosa ne pensi?

R – Il discorso autobiografico, per un personaggio poco noto al grande pubblico, è un terreno impervio da percorrere ben attrezzati e con le dovute cautele. Senza una struttura narrativa che sostenga ciò che di autoriferito può apparire in prima analisi la narrazione, dopo un po’, vacilla e, quasi sempre inciampando nella banalità, stanca il lettore e non riesce più a coinvolgerlo. Vorrei poter affermare che un romanzo come “Guerra d’amore” può considerarsi “riuscito”, se ciò che appare autobiografico pone il dubbio dell’artificio letterario e ciò che è artificio letterario conduce verso l’ipotesi dell’autobiografia. Esiste su facebook una pagina dedicata al romanzo, ed è proprio in quella sede che avrei piacere di conoscere, al riguardo, il parere di chi lo leggerà (CLICCA QUI PER VISIONARE LA PAGINA).

D – Il mondo dell’Arte, della cultura e della pittura soprattutto; il mondo di Michelangelo, di Raffaello, di Tiziano e di altri geni indiscussi e le più importanti città d’arte italiane quali Roma, Venezia, Firenze sono la costante principale del protagonista di “Guerra d’amore”, Salvatore. Vuoi dire qualcosa al riguardo?

R – Qui entriamo nel vivo del romanzo che, fondamentalmente, accompagnando l’esistenza di Salvatore, vuole porre in evidenza ed esaltare, nel bene e nel male, l’importanza della storia dell’arte nella vita di quest’uomo semplice e pur complesso. Salvatore nasce già artista, quasi suo malgrado, porta in sè un fuoco che gli brucia dentro, risponde ad un richiamo, alimenta un amore che lo accompagnerà per tutto il suo percorso terreno distraendolo sovente dalla realtà che lo circonda, dalla sua stessa vita e da quella del suo contesto famigliare. E’ il Rinascimento l’epoca alla quale appartiene, nella quale si ritrova e si confronta; gli sono indispensabili le bellezze artistiche di Venezia, Firenze e Roma, città nelle quali viene condotto proprio dalla guerra che così tanto ripudia. Poco importa se nel Rinascimento le malattie erano, il più delle volte mortali, se non c’era la luce elettrica, l’acqua in casa, l’automobile o gli aerei! C’erano Tiziano, Tintoretto, Raffaello e Michelangelo, i papi “seri” che, con le loro committenze, permettevano ad artisti di quel calibro di creare l’impensabile. Ciò era più che sufficiente!

copertina per amazon rgbD – Il rapporto con un padre che ama l’Arte, la cultura e il sapere in genere è meraviglioso. Ne ho avuto esperienza durante l’infanzia. Secondo te ciò influiesce molto sulla crescita e la formazione intellettuale futura di un bambino/a?

R – Per un bambino la qualità del rapporto con la figura paterna riveste un ruolo fondamentale e getta le basi dell’impalcatura dell’anima. Poco importa se a unirli sia l’Arte, lo sport o qualsivoglia passione. Entrando nello specifico e riferendoci alla bambina io-narrante, quel suo nascere e vivere tra “le cataste di parole” in un ambiente dove il sapere e la cultura sono addirittura “troppi” o troppo ingombranti le offre poche possibilità di scelta. I libri e i suoi derivati sono impressi nel suo DNA: ce li ha sotto la pelle, sono il suo respiro. E Dante e Michelangelo gli spettri di famiglia, saggi suggeritori che le incutono timore prima e venerazione dopo. Se questo mondo fatato e immaginario appartiene a suo padre, ad un padre così idealizzato, quella di seguire le sue orme è, più che mai, una scelta d’amore. Ma, attenzione: l’Arte e la cultura richiedono silenzio, concentrazione, immobilità attributi poco consoni ad un adolescente. E allora libri, cultura e arte possono influire positivamente sulla formazione di un bambino solo se – come germogli – vengono seminati in un  terreno fertile. Perciò, mai dare nulla per scontato…

D – So che hai pubblicato altri romanzi e che hai vinto diversi premi letterari. Cosa significa per te scrivere?

R – Certamente per me scrivere è un bisogno vitale, irrefrenabile, il mezzo più diretto e spontaneo che conosco per esprimermi, comunicare, sedurre. Perciò, da sempre, non scrivo mai solo per me. Adoro la carta e il segno grafico che la penna incide sulla sua superficie. Un foglio bianco da riempire di parole mi appare come una finestra sul mondo. Io sono sola all’interno di una stanza e su di esso materializzo storie, inseguo personaggi, costruisco trame. Ma se mi sporgo al di là del davanzale, ecco apparire magicamente il mondo: quello dei miei lettori. Ed è per loro che scrivo: per attirarli, raggiungerli e portarli con me sul tappeto volante della mia creazione. Ho pubblicato, in precedenza, altri due romanzi: “La rosa dei sensi” e “L’eredità di Antonio”. E’ stata una fantastica avventura della quale conservo un ottimo ricordo e innumerevoli soddisfazioni che mi sono giunte da parte dei lettori. La stessa cosa non posso affermare per il rapporto con gli editori – Jouvenance e Giulio Perrone – i quali, pur non appartenendo alla folta schiera dell’editoria a pagamento, hanno commesso diverse scorrettezze. Per quanto riguarda i premi letterari – quelli riservati ai comuni mortali, intendo – posso affermare che sono un buon mezzo per veicolare i propri scritti, ma poco o nulla apportano al destino del libro.

D – Dove sta andando oggi l’Arte, la “vera” arte? La Poesia, soprattutto, è ancora possibile, è coltivata, amata, protetta?

R – Ritengo che oggi l’Arte stia andando al passo coi tempi. E’ cambiato il nostro modo di rapportarci con gli altri ed essendo essa, principalmente, strumento di comunicazione deve adeguarsi al presente. Non c’è più bisogno di un artista che ci faccia un ritratto per non essere dimenticati e non si ricorre più al “catechismo di pietra” per far conoscere le Sacre Scritture al popolo analfabeta. I capolavori del passato sono irripetibili. Macchine fotografiche, computer e innumerevoli strumenti tecnologici hanno indirizzato il bisogno di espressione verso altre direzioni; non per questo devono essere considerati meno interessanti dal punto di vista creativo. Ma l’Arte, la “vera” arte, e con essa gli artisti, difficilmente andrà incontro all’estinzione. La Poesia, ad esempio, modo sublime per raggiungere l’anima altrui, mi ricorda la stesura di un acquarello. Al posto del pennello ci sono parole, frasi incisive che evocano sentimenti, sensazioni al posto di volti e paesaggi, amalgamate fra di loro quasi a diventare musica. L’Italia è una nazione di santi, navigatori e … poeti! Quindi, benchè trovare un editore che pubblichi poesia sia impresa ardua e riservata a pochi, ciò non significa che essa non possa continuare ad esistere ed essere coltivata, amata, protetta.

Grazie mille, Maria Teresa.

Francesca Rita Rombolà

Maria Teresa Cipri

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