Tu che insegni il sapere, tu che lo apprendi. Tu che hai il difficile compito di educare alla legalità, al senso del giusto e del bello, al vivere civile in questo primo scorcio di ventunesimo secolo in cui tutto muta e si trasforma a velocità inaudita.
Tu che hai il compito sempre nuovo di essere educato ai valori civili e umani, ad una crescita sana nel segno della libertà e del rispetto del mondo in questo primo scorcio di ventunesimo secolo in cui tutto volge al termine, inizia ancora e travolge continuamente.
Con l’augurio sincero che la scuola continui ad essere “magistra vitae” come sempre lo è stata nei secoli.
E’ poco dirti: buon compleanno! In questo giorno di ottobre in cui il sole è più basso in un cielo che guarda ancora indietro alla passata estate e l’anno scolastico è appena all’inizio: incerto, complicato, forse stressante o forse gratificante ma comunque in una prospettiva che, nel lungo termine, può raccoglire i suoi frutti più copiosi e migliori.
La scuola
Gli occhi spaziano sicuri
nell’aula piena,
per un istante appena
si posa lo sguardo dell’insegnante
su ciascun banco
dove l’alunno siede:
quasi un impulso di luce misteriosa
sulla lama di una spada.
Si muove libera la penna sul foglio,
cammina in armonia il pensiero
sulle pagine dei libri,
un momento ludico
sembra quasi la voce
nel compitare le lettere
o nello scandire le parole.
Ecco la scuola: da sempre
un piccolo universo
intorno al quale ruota il sapere
in tutte le sue varietà e sfumature.
Il professore trasmette la conoscenza
lo studente impara
scoprendo se stesso e il mondo.
Può esservi gioia
in tutto questo
affinità di anima e di intenti
ma anche sofferenza e incomprensione
che lacerano dentro
chi è più sensibile
e lasciano ferite inconsce
profonde e durature.
Più tardi
crescendo, maturando, invecchiando
la memoria restituirà
il ricordo e la consapevolezza
di chi è stato
innanzitutto e principalmente nella scuola
maestro di vita.
Francesca Rita Rombolà
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