La paura e le paure dell’uomo e del mondo

19 Novembre 2015
download

Marc Augè

<< (…) Un novello Roger Gicquel (conduttore per anni del tg sul primo canale della televisione francese) oggi potrebbe aprire il telegiornale riprendendo la celebre frase: “La Francia ha paura”: E la formula, probabilmente, godrebbe dello stesso successo in Germania, nei Paesi Bassi, in Spagna, in Italia o in Grecia, per fare solo qualche esempio. Ma a che cosa ci riferiamo quando parliamo della paura o delle paure in generale? Il significato del termine “paura” cambia assieme al suo oggetto: la paura della guerra, la paura della morte, la paura degli stranieri (…). A seconda delle regioni del mondo e dei regimi politici, a seconda dell’appartenenza etnica o sociale, dell’appartenenza a un sesso o a un altro le ragioni per avere paura sono diverse: la morte è più o meno presente e la vita più o meno intollerabile. >>

Brano tratto dal saggio di Marc Augé “Le nuove paure – Che cosa temiamo oggi?”

La paura è sempre stata forse una componente basilare nell’essere umano e nell’animale. L’uomo ha paura quando la situazione in cui vive è abnorme e non-normale. L’animale ha paura quando non può difendersi e vive in uno stato di coercizione estrema. L’uomo ha paura. E molte, varie e complesse sono le sue paure. Forse la paura è una percezione o un modo di recepire. Forse è un fremito appena che dura un attimo solo o una vita intera. Uno stato dell’anima o della mente. Che sconvolge e muta la vita di un uomo, di un popolo o di un intero mondo. Oggi l’Europa ha paura, l’Occidente ha paura perché il vivere è un soffio di vento e il morire una spada di Damocle sospesa sopra la testa, che può abbassarsi all’improvviso in qualunque momento. Paura di cosa o di chi? Paura delle stragi di innocenti perpetrate dal terrorismo ovunque, nei luoghi più esposti come in quelli più impensabili, in ogni angolo possibile come in ogni contesto perfino impossibile. Paura dell’altro sotto forma di straniero, di diverso, di aguzzino o di assassino, di dittatore o di invasato, di presenza occulta o di entità mostruosa quanto palese.

Paura del proprio vicino di casa, del proprio padre o della propria madre, del proprio fratello o della propria sorella o del parente più prossimo. Paura di un’idea o di chi la incarna. Paura di un  sogno o di un incubo. Paura di sè e di se stessi. Le paure sono quasi sempre inconsce o inesistenti, reali o immaginarie. La paura può essere concreta, visibile o invisibile e può assurgere a metafora subconscia o conscia di un mondo o addirittura di un universo completo! Nessuno può o potrà mai affermare con sicurezza: “Non ho mai avuto paura. Non ho paura. Non esistono paure di alcun genere per me.” Altrimenti significa che è solo un bugiardo, un millantatore o, peggio, un ignorante in quanto non conosce il potere oscuro e inafferrabile, i meccanismi di funzionamento, talvolta subdoli e perversi, dell’inconscio singolo e di quello collettivo.

Nel mio primo romanzo “Ultimi giorni di novembre” diedi una definizione-descrizione simbolica della paura nella personificazione di un essere non-umano o demone che, all’origine del mondo, si presentava completamente e interamente libero dalla paura. Concetto forse difficile da comprendere e soprattutto da spiegare in poche parole ma che, tuttavia, ha riscosso nel lettore un certo fascino e un certo interesse. Avere paura è normale. Avere o percepire paure vaghe e indefinibili, concrete o inclassificabili è normale. Non è normale ingigantirle, farle pesare o scaricarle sugli altri, lasciarsene dominare e agire, perciò, di conseguenza. Un uomo o un popolo stretto nella morsa della paura ha più qualcosa di civile, di umano, di costruttivo, di positivo in sè? Forse non più. Ma nemmeno chi fomenta o alimenta la paura e paure differenti vivrà mai tranquillo, felice, al riparo e immune da esse. Momento storico pieno di contraddizioni e complicato quello che stiamo vivendo. Quello che l’intero pianeta terra sta vivendo. Ma penso che non sia del tutto errato concludere proprio con le ultime frasi del saggio di Marc Augé, famoso antropologo francese, citato a introduzione di questa riflessione. “(…) Gli esseri umani non hanno ancora smesso di aver paura, nè di sperare. La Storia è sempre al di là delle paure e della speranza.”

Francesca Rita Rombolà

Nessun commento

Lascia un commento

Poesiaeletteratura.it is Spam proof, with hiddy