L’Arte come vari scatti dell’anima in una visione di libertà: INTERVISTA A KATIA DEBORA MELIS

23 Gennaio 2016
Katia Debora Melis

Katia Debora Melis

Katia Debora Melis, nata a Milano il 4 luglio 1973, vive e lavora a Cagliari. Dopo aver insegnato nei Licei dello Stato come docente di ruolo, dal 2009 lavora presso il Servizio Beni Culturali e Sistema Museale della regione Sardegna. Ha all’attivo pubblicazioni su riviste cartacee e telematiche (Annali della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Cagliari; Sesuja, rivista delle zone interne; Sesuja on-line; NAE, trimestrale di cultura; Lacanas, rivista bilingue delle identità; Euterpe; Oubliette Magazine; Volodeisensi Magazine; Medasa, media Sardegna portale) oltre a comunicazioni in seminari e convegni, accanto alla scrittura di poesie, racconti, recensioni critiche, saggi, prefazioni, presentazioni di libri in qualità di relatrice take a look at the site here. Suoi testi sono pubblicati in numerose antologie e sul web. Ha ricevuto importanti riconoscimenti letterari nazionali e internazionali, menzioni e segnalazioni di vario tipo. Libri pubblicati: “Penombra”, 2007; “Ripensando a Ernesto De Martino”(saggio), 2007; “Oceano stretto”, 2008; “Le campane di Mesuinas”(racconto), 2009; “Yggdrasil”, 2010; “Solo ali di farfalla (anima mia)”, 2012; “Poesie del sabato senza villaggio”, 2013; “Dalla penombra nasce la poesia. Le origini”, 2014; “Passaggi minimi”, 2014; “Pose di nudo”, 2015.

Francesca Rita Rombolà ha conversato con questa artista poliedrica e dalle molte sfaccettature.

D – Katia Debora Melis, iniziamo innanzitutto dal tuo ultimo libro. Un libro di poesie, ma con un qualcosa di particolare perchè ti servi dell’aforisma per raggiungere il tuo intento, vero?

R – Sì, in effetti è la prima volta che mi abbandono completamente alla più assoluta brevità che, già normalmente, anche se in forma più contenuta, mi è congeniale per esprimere un mondo che non è solo mio e interiore ma che, talvolta, assume caratteri di così forte ed evidente universalità da non richiedere ulteriori delucidazioni e ampliamenti. Poche parole, spesso, hanno il potere di suscitare maggiori emozioni perché chi le legge o le ascolta ha più ampi spazi per la propria attività di riflessione e di comprensione.

D – Nella prefazione di “Pose di nudo” additi all’aforisma “La poesia/è una posa di nudo/dell’anima.” come al solo aforisma che può rendere, in modo chiaro, sintetico ed esaustivo il concetto e insieme il termine “poesia”. Vuoi parlarne un po’?

R – Se hai davanti a te un soggetto così invitante come la vita, non hai da fare altro che lasciarla parlare. Così come essa scorre rapida, ricca, intensa, allo stesso modo si offre a noi. Ognuno la coglie a suo modo: chi vivendola appieno, chi subendola, chi osservandola coi propri strumenti. Ha una posa per ogni occasione: è essa stessa un susseguirsi ininterrotto di occasioni che viviamo come accadimenti, sensazioni, sentimenti e stati d’animo. Cosa resta di essi una volta passati? Forse una rapida fotografia che ne imprime il passaggio. In questa stessa dimensione si pone la Poesia, specialmente quella aforistica. Scatta un’istantanea di vita, nel bene e nel male, nella singolarità del fatto individuale e nell’universalità dell’evento umanamente comune. È un dono, oltre che un’abilità, cogliere al volo, come Atteone che scorge Diana al bagno, una posa rapida prima che sfugga per sempre agli occhi e al cuore.

D – La fotografia è, per te, una forma d’arte visto che in “Pose di nudo” vi sono diverse foto di nudo femminile?

R – Assolutamente convinta che la fotografia sia una straordinaria forma d’arte e che abbia caratteristiche così affini col modo di comunicare della poesia da giungere a creare, con essa, una sinergia di straordinaria efficacia comunicativa. La copertina e le fotografie interne di “Pose di nudo”, libro edito dalla Casa Editrice Thoth, realizzate grazie all’allestimento di un set fotografico apposito (e generosamente e gratuitamente donate dall’autrice degli scatti, Battistina Meloni, che qui ancora ringrazio), seppure suggeriscono l’idea del nudo, in realtà sanno restituire un’immagine pulita e non volutamente resa pudica o velata ché nulla ha da nascondere la Vita, la Poesia, che quella posa sa così bene impersonare. Non parla, non ci guarda dritto in faccia, ma di sé ci dà una posa, una prospettiva reale e sincera.

D – Com’è, secondo te, la realtà letteraria in Italia, in questo momento?

R – È quanto mai variegata, pluristratificata, insieme generalista e settoriale quindi, almeno secondo me, quanto mai vitale. Come in ogni altro periodo storico coesistono lati oscuri e meno nobili dell’espressione letteraria, che non sempre è di buon livello qualitativo o, comunque, incisiva a livello sociale, con quelli più felici. Non so e non voglio essere pessimista riguardo al futuro della produzione letteraria nazionale come ormai pare essere d’uso, specie in certi ambienti intellettuali e, ancor più, editoriali. Questo non solo perché scrivo, ma anche perché leggo, tanto o poco non saprei quantificare ma, di certo, nel modo più vario possibile, senza preclusione di generi letterari, più spesso autori emergenti e di piccole case editrici. Le impressioni che se ne ricavano sono spesso sorprendentemente piacevoli, a dispetto della minore visibilità e circolazione di alcuni prodotti sul mercato.

D – Bene Katia. Qualcosa di te, come poetessa e scrittrice, e della tua vasta produzione letteraria.

R – Se la produzione sia vasta o esigua e rispetto a cosa non saprei dirlo. So che, di certo, ho avuto la fortuna di poter aprire pagine scritte nel corso degli anni e metterle di fronte a un numero sempre maggiore di lettori. Per me ciò che si è rivelato fondamentale e mi ha dato energia e occasione di continuare a scrivere è stato l’instaurarsi di momenti sempre più frequenti e vari di dialogo con lettori e altri autori attorno alle mie e altrui opere. Così posso dire che, sebbene la Poesia abbia occupato e occupi lo spazio maggiore tra i miei scritti, anche la narrativa, la critica letteraria, la saggistica, ognuna con le proprie caratteristiche e i vari contenuti, mi hanno aperto porte e orizzonti di insospettati incontri e conoscenze, di scambi di opinione e confronto continuo. Senza, forse, moltissime di queste occasioni sarebbero mancate, e io sarei certamente diversa da come sono oggi.

D – Il futuro dell’Arte in generale e della poesia in particolare?

R – Tra un mare di materiali costruiti commercialmente e altri frutto di incontrollata, istintiva produzione, non poche sono le penne pregevoli e spero che il loro non arrendersi all’innegabile e ormai annosa crisi numerica dei lettori sia da stimolo per la ripartenza di un settore che costituisce uno dei veicoli tra i più forti ed efficaci per la circolazione di idee e di cultura nel senso più ampio del termine. Il futuro è aperto, tutto da scrivere, da leggere, da criticare, da riscrivere. Questo è il bello. Per fortuna, dopo l’incendio della Biblioteca di Alessandria, catastrofe culturale epocale, siamo ancora qui a parlare del futuro della letteratura, della poesia. Evidentemente, esse hanno nel proprio DNA tutti gli anticorpi necessari per sopravvivere a ogni possibile crisi.

D – Chi o cos’è il poeta per Katia Debora Melis?

R – Se la Poesia è “posa di nudo” dell’anima, della vita, che si presentano a noi sotto i vari angoli visuali delle riprese, il poeta è allora quel fotografo che usa strumenti variegati per ritrarre quell’offrirsi delle pose. Deve essere capace di lasciarle parlare, ma, scegliendo strumenti, tecniche, riprese, tagli, angolazioni, luci e colori, sceglie di scomparire o meno dietro la sua opera. Il poeta è, prima di tutto, essenzialmente LIBERO.

È stata una conversazione piuttosto interessante. Grazie, Katia, e auguri per la tua scrittura.

Francesca Rita Rombolà

Katia Debora Melis

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