Da qualche giorno è iniziato il nuovo anno scolastico.
Bambini e ragazzi di ogni età vanno a scuola per imparare (mi auguro)molte cose, per essere pronti così ad affrontare la vita e anche la morte con la determinazione, il coraggio e il senso civico propri di esseri umani consapevoli e di cittadini di un mondo libero in continua evoluzione.
Sono bambini e ragazzi che hanno tutto il necessario, dal punto di vista materiale, e spesso anche il superfluo per poter vivere bene e sviluppare al meglio le loro potenzialità e la loro intelligenza.
Ma soprattutto hanno dei genitori, una famiglia che li amano, li proteggono e (purtroppo) li viziano.
Essere amati e protetti dai genitori, dalla famiglia è ormai, per i bambini e per i ragazzi dell’Occidente (il cosìddetto “primo mondo”), un diritto acquisito e una consuetudine quasi insita nel proprio codice genetico.
Non è così per tanti e tanti bambini e ragazzi di ogni parte del mondo, in primis di quei paesi dove la guerra, la povertà, la miseria, l’assenza di genitori, di una famiglia, di una società civile li ha privati e li priva anche del diritto ad essere amati… un diritto naturale per ogni bambino che viene al mondo.
Il diritto ad essere amati
Non conosco il gioco della palla
nè quello della playstation
o dei trenini di plastica a vapore
non ho mai avuto matite colorate
per disegnare e scoprire
nè una penna per imparare a scrivere
e scrivere tante cose
sul mondo e sulla vita.
Nel mio paese c’è la guerra,
orribile e implacabile si aggira
fra pianti e rovine
lo spettro della morte
e falcia la testa dei crochi in fiore
insieme a quella degli esseri umani
senza distinzione.
Ciascun giorno è la fame
a scandire le ore.
Ma ciò di cui soffro di più
essendo bambino
è il non avere un padre e una madre
le loro carezze e le loro premure.
Crescerò, lo so crescerò
diventerò prima adolescente
e poi adulto senza aver mai conosciuto
il diritto più implicito e più naturale
per un bambino:
il diritto ad essere amato.
Francesca Rita Rombolà
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