Mirko Hilbrat è nato a Roma, dove vive tuttora, nel 1981. Ha frequentato l’Istituto d’Arte e si è diplomato in grafica pubblicitaria. Avido lettore fin da bambino, ha sempre amato disegnare, giocare ai videogiochi e soprattutto ideare storie. I fumetti, gli anime, i videogiochi, i film e le serie hanno un elemento comune che per lui è molto importante: raccontano storie. Inizia, quindi, a concepire una vicenda avventurosa che, nelle sue intenzioni, doveva accompagnarlo in un mondo fantastico, insieme ai suoi amici, per un gioco di ruolo. Decide, in seguito, di provare a raccontarla usando le parole, facendone quindi un romanzo. Da ciò è nata la saga fantasy “la Rosa dei Venti”, che raccoglie mondi e suggestioni che hanno sempre affascinato questo promettente autore. Il primo volume della saga è “Le Gocce di Lazhull”.
Francesca Rita Rombolà ha conversato con lui per poesiaeletteratura.it
D – Mirko Hilbrat, come è nata in te l’idea di scrivere una saga fantasy e perché un titolo come “La Rosa dei Venti”.
R – Prima di tutto, grazie per l’intervista. La storia del mio romanzo nasce da una piccola trama ideata per un’avventura di D&D(noto gioco di ruolo)nella quale avrei giocato il ruolo del Master(colui che racconta la storia ai giocatori)con i miei amici. Nel tempo, trama e personaggi creati sono rimasti un pò parte del mio percorso e, per non abbandonarli, avrei voluto realizzare una serie a fumetti(quei progetti che un ventenne sogna di realizzare anche da solo…). Alla fine, seguendo anche suggerimenti da parte dei miei amici, ho provato a riadattare il tutto e ampliarlo per renderlo un romanzo, anzi una vera e propria saga. Il titolo nasce da un elemento molto importante della storia. Non lo rivelo per evitare spoiler, ma quasi da subito si intuisce come ci siano, all’interno del racconto, elementi legati a questo simbolo astratto(vedi il Signore dell’Ovest).
D – Il primo volume della saga è “Le Gocce di Lazhull”. Puoi raccontare, in sintesi, la trama?
R – Certamente. La storia è ambientata in un mondo totalmente immaginario chiamato Zaurel, un mondo nel quale permea un potere ancestrale chiamato Stigma, che è poi la fonte della magia e dei singolari poteri di cui dispongono i personaggi. Zaurel è scossa e minacciata dalla misteriosa figura nota come il Signore dell’Ovest che conduce una sanguinosa campagna per recuperare delle pietre magiche conosciute come “Le Gocce di Lazhull”(da qui il titolo del primo volume). A difesa dei popoli liberi di Zaurel, si pone un’alleanza composta da tre regni: Alexandria, Nazela e Reghanor, alleanza che viene rinnovata ogni tre anni dando vita ad un evento allegorico: una gara chiamata Cerberus. Il protagonista(o quantomeno il personaggio centrale)della storia è il giovane Rion, un cadetto dell’Accademia d’Ametista di Alexandria che si ritrova a partecipare all’attuale edizione del Cerberus. Rion non conosce il proprio passato, infatti i suoi ricordi si formano a poco più di un anno indietro nel tempo(ovvero dal suo arrivo ad Alexandria)e questo crea un conflitto interiore nel personaggio, che sente continuamente il peso di non conoscere la propria storia, le proprie origini per cui non riesce a trovare un “posto” nel mondo. Non vado oltre per non rovinare il piacere della lettura. Quello che posso dire ancora è che la storia si divide in due parti ben distinte: nella Parte Uno il lettore inizierà a conoscere i vari personaggi(“buoni e “cattivi”)e seguirà tutto lo svolgersi dell’evento del Cerberus fino al suo inaspettato epilogo. Nella Parte Due la storia e le sottotrame avviate precedentemente condurranno il lettore e i personaggi in un’ambientazione molto più dark e tetra, dove faranno la loro comparsa creature tipiche della notte, come vampiri e licantropi(pur sempre mantenendo quel tono di fantasy medioevale), fino all’epilogo della storia che(sono sicuro)farà salire un crescendo di adrenalina ed emozioni come una caffettiera sul fuoco.
D – A quando i prossimi volumi e quanto prevedi che saranno? Una saga lunga e ambiziosa?
R – Il secondo libro è in fase di stesura(quasi completa), e spero di riuscire a farlo uscire per questa estate. In progetto ho anche alcuni spin-off che narreranno eventi paralleli alla trama principale(che magari nei romanzi canonici vengono soltanto accennati)e le origini di alcuni particolari personaggi. Per quanto riguarda il numero di volumi… sicuramente non sarà una trilogia, perché il materiale che ho preparato supera sicuramente i tre libri. Non so dare adesso un numero preciso, non credo di arrivare a sette libri(con HP, anche se non lo escludo)ma per quello che ho al momento in mente potrei azzardare un cinque volumi.
D – Leggere un libro, secondo te Mirko, soprattutto un romanzo, è ancora interessante per i giovanissimi(i millennials)immersi e sommersi in una realtà ipertecnologica e virtuale?
R – Bella domanda… per la modesta esperienza che sto avendo nei vari eventi e nelle fiere potrei dire con tranquillità sì. I giovani sono interessati alla lettura, ma è anche vero che in quei contesti si va a pescare il lettore in casa sua. Sicuramente le nuove generazioni sono molto(troppo)social-network-dipendenti(cosa che personalmente detesto)ma se questo da un lato può sembrare un male è anche vero che, attraverso questi canali, hanno più modo di “osservare” il mondo che li circonda. Se un/a ragazzo/a è amante di racconti e storie(come lo sono io, per esempio)anche grazie ai social e alla tecnologia ha molte finestre aperte per trovare quello che fa per lui/lei. Oggi il mondo dei fumetti/cartoni animati/serie tv/film/videogiochi/libri è un solo unico organismo che porta l’utente/lettore/giocatore a poter fruire di un racconto. Prima magari c’erano solo i libri, oggi si hanno diversi e più numerosi “mezzi” attraverso cui vivere le emozioni di cui si ha bisogno per nutrire la curiosità e la mente, sta solo a noi scegliere e… anche se si può pensare il contrario, un libro rientra tra tutti questi mezzi di comunicazione, soprattutto se il libro in questione è in qualche modo “legato” agli altri mezzi. Faccio un esempio che può rendere l’idea: se un ragazzo si appassiona ad un videogioco e vede in libreria un romanzo che racconta quella storia o magari espande il mondo di quel gioco quasi sicuramente ne verrà attratto, anche se forse non è molto avvezzo alla lettura. Poi lo legge e, senza rendersene conto, inizia ad amare “anche” la lettura. Personalmente sono felice di questa domanda perché il mio romanzo è stato creato proprio per questo tipo di target. il mio libro è molto(ma tanto)influenzato da anime/Game/serie tv/fumetti e se un lettore accanito di fumetti(come me, del resto), leggendo il mio romanzo, iniziasse ad amare anche una lettura “oltre” il semplice fumetto, allora potrei dire di aver raggiunto il mio traguardo.
D – Scrivere per te. E’ un mestiere o una passione?
R – Una passione, che sarei felice potesse espandersi sempre più. Ho già un lavoro, del tutto umile e comune(lavoro in un supermercato da anni), e non nego che sarei felice di poter fare “solo” lo scrittore nella vita. Ma comprendo che non è così semplice come lo si immagina. Però la soddisfazione e i feedback che sto avendo con i lettori mi danno la forza di continuare perché alla fine la scrittura fine a se stessa, senza qualcuno che poi legga e “riceva” quello che tu provi ad “inviare”, non ha così tanto fascino.
D – Un poeta o una poesia che ti piace particolarmente.
R – Mmm… sinceramente non sono un lettore di poesie. Forse quella che più mi è rimasta impressa dai tempi della scuola(elementare, tra l’altro)è “La spigolatrice di Sapri” di Luigi Mercantini. Ma, come ho detto, non sono un esperto dell’argomento quindi non saprei espormi. Grazie dell’intervista, spero sia stata di suo gradimento come io ho gradito rispondere alle sue curiose domande.
Francesca Rita Rombolà
Mirko Hilbrat
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