Flavia Todisco è laureata in Lettere. Ha seguito un corso di perfezionamento in antropologia culturale all’Università degli Studi Milano – Bicocca, e diversi corsi di scrittura creativa. Ha pubblicato: “Trittico contemporaneo”; “Un banale equivoco”; “Come gli scontrini in autunno”; “Senza scontrino non si esce”; “Venti”; “Dei trionfi e altre vittorie”; “Schegge”; “La città”; “il diario di Sesto”; “QuindiCinisiello”. “Trittico contemporaneo” è tra i cinque vincitori dell’edizione 2018 di Banco di Prova: il 25 marzo 2018 mise en éspace presso Isola Casa Teatro, Milano; l’11 luglio 2018 prima nazionale al Teatro Libero di Milano nell’ambito della rassegna Liberi d’essere. “Come gli scontrini in autunno” ha avuto una segnalazione al I Concorso Letterario Nazionale “Artisti per Peppino Impastato”, Cinisi(Pa), giugno 2017. Il racconto inedito “La Lectrice” è finalista al Premio Letterario “La Stanza di Linda racconta”, mentre “Senza scontrino non si esce” è finalista al Premio Concorso Letterario indetto da Buk Festival, Modena, febbraio 2017. Flavia Todisco fonda, nell’aprile 2018, la Compagnia Panta Rei della quale è produttrice, drammaturga, assistente alla regia per la messa in scena di “Trittico contemporaneo” al suo debutto al Teatro Libero di Milano e per le repliche della stagione successiva: il 21 novembre 2018 presso il Pertini di Cinisiello Balsamo(Mi); il 25 novembre 2018 presso il Teatro Miotto di Spilinbergo(Pn).
Francesca Rita Rombolà ha conversato con Flavia Todisco per poesiaeletteratura.it
D – Flavia Todisco e la Compagnia teatrale Panta rei.
R – E’ stata un’esperienza stupenda, arricchente che per ora si è conclusa ed è nata per la messa in scena di “Trittico contemporaneo”, un mio dramma sulla violenza di genere che nel 2018 vinse un concorso, debuttò al Teatro Libero di Milano e poi ebbe delle repliche in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne. Gestire una compagnia teatrale non è semplice – anche sul piano economico. Per ora diciamo che le repliche di Trittico sono “in pausa…”. Sarebbe bello se un’altra compagnia o un regista si innamorasse del testo tanto da volerlo mettere in scena. Io ne sarei felicissima!
D – I libri che hai scritto e pubblicato. Ne vuoi parlare un po?
R – Ho pubblicato due raccolte di racconti: “Senza scontrino non si esce”, pubblicata da Robin nel 2015, e “Come gli scontrini in autunno”, e-book pubblicato da Bookmark Literary Agency nel 2016. La prima ospitò ventidue “scontrini”, ovvero ventidue racconti brevi che trovano, in un simbolico “scontrino”, l’elemento tematico che li unisce. Ogni racconto, infatti, affronta il piccolo grande prezzo – lo “scontrino”, appunto – che ogni personaggio deve “pagare” per risolvere un problema, trarsi d’impaccio, evolversi o cambiare. I personaggi sono tutti piuttosto bizzarri e le loro avventure sono narrate con una discreta ironia. La seconda raccolta è l’ideale prosecuzione della precedente e raccoglie cinque “scontrini” dai colori autunnali, perché affrontano tematiche che considero urgenti per la società contemporanea, in quanto ne rappresentano “il letargo”, “la decadenza” – dunque, l’autunno – e necessitano, a mio avviso, una presa di coscienza e cambiamenti da parte di singoli e della collettività nel suo insieme – le metamorfosi che l’autunno comporta. Alcuni “scontrini” sono stati anche pubblicati in alcune riviste e raccolte miscellanee. Mentre “Trittico contemporaneo”, nel marzo dell’anno scorso, ha trovato una veste editoriale grazie ad una casa editrice coraggiosa, Epika edizioni, che, pubblicandolo, ha offerto nuova linfa e visibilità a questo testo sulla violenza di genere cui tengo molto e che accompagno con piacere e tanta passione nelle presentazioni in giro per l’Italia. Ritengo, infatti, che porre fine a ogni forma di violenza contro le donne debba essere un obiettivo collettivo prioritario, costante. Ho scritto “Trittico” per “fare rete” con le donne e gli uomini che intendono cambiare questa terribile realtà. Continuerò a volerne parlare e a confrontarmi con chi lo vorrà.
D – Che cosa rappresenta la cultura in una società? Quanto è ancora importante nella società dei consumi e del web?
R – Questa è proprio una bella domanda! Devo proprio rispondere? Credo che la cultura rappresenti le fondamenta di ogni civiltà. Laddove non c’è attecchiscono la barbarie, la violenza, il non rispetto di sé, degli altri e delle identità etnico – culturali differenti. Lo sa bene chi ha tutto l’interesse nel far proliferare l’ignoranza. Oggi la letteratura è chiamata a reinventare i propri linguaggi e strumenti per raggiungere le generazioni cresciute insieme al web nella società dei consumi o, forse, deve semplicemente ritornare alle proprie origini e conquistare giovani e adulti 2.0 con le antiche “armi seduttive” dell’affabulazione, della parola che fluisce pura, sonora ed è in grado di creare nuovi mondi, oggi come ieri.
D – Il libro ideale, romanzo, testo teatrale, raccolta di poesie, saggio o altro, che vorresti scrivere.
R – Vorrei aver scritto “Trilogia della critica di K” di Agota Kristof, un libro che spiazza continuamente il lettore, che ho letto e regalato più volte. Amo alla follia tutti i romanzi di Amélie Nothomb che ogni anno a febbraio – nei giorni che precedono o seguono il mio compleanno – viene in Italia a presentare l’ultimo nato, tradotto e pubblicato da Voland. Ammiro e leggo le giovani narratrici italiane che stanno riscuotendo grande successo in Italia e all’estero: Nadia Terranova, Rosella Postorino, Claudia Durastanti, Teresa Ciabatti. Ho molto amato “Il treno dei bambini” di Viola Ardone, che ha debuttato quest’anno con Einaudi. Poi potrei citare i libri di Luigi Pirandello, Elsa Morante, Italo Calvino, Marguerite Yourcenar, Jorge Louis Borges, Milan Kundera, Gabriel Garcia Marqués, Alice Munro, Bohurnil, Hrabal, Virginia Woolf, Oriana Fallaci e i classici della letteratura di tutti i tempi. Tra i poeti italiani contemporanei leggo Mariangela Gualtieri, Franco Arminio. Ho amato Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Pablo Neruda, Alda Merini, Emily Dickinson. Amo le opere di William Shakespeare, di Luigi Pirandello, di Albert Camus, di Samuel Beckett e di Ionesco. Mi interessa molto anche la drammaturgia contemporanea. Insomma, leggo abbastanza, credo, e ogni volta in cui mi appassiono alla lettura di un testo e ammiro chi è stato in grado di combinare tanto mirabilmente parole e frasi, in fondo all’animo, credo, vorrei aver scritto io stessa quel libro!
D – Che cos’è la creatività per Flavia Todisco.
R – E’ innanzitutto libertà. E’ un giardino in cui tutto è possibile, basta saper osservare e ascoltare con attenzione la voce che fuoriesce dalla natura, dalle cose, dai tessuti umani… Scrivere è, al tempo stesso, un atto di creazione e analisi, di studio e attribuzione di senso. E’ una pratica vitale, per lo più piacevole, a tratti anche dolorosa e decisamente faticosa, quando si pone mano alle revisioni e correzioni – in questo c’è poco di idilliaco e poetico. Scrivere mi rende serena, felice. Quando non lo faccio le mie giornate ne risentono, sono diverse. Anche il mio sorriso.
D – I poeti e la Poesia nella tua vita.
R – La Poesia è fondamentale per me. Ho esordito con una raccolta di liriche – “Schegge”, Gabrieli editore, oggi introvabile, l’editore è fallito! – avevo diciotto anni. Da bambina ho riempito di versi pagine e pagine di agende che mi regalava mio padre. Quando scrivo cerco di offrire ritmo alla prosa, scelgo le parole anche in base al loro suono. ogni tanto, quando sono ispirata, scrivo dei versi. E torno spesso alle raccolte dei poeti che amo.
Grazie, Francesca Rita. Grazie per l’ospitalità, poesiaeletteratura.it
Francesca Rita Rombolà
Flavia Todisco
Nessun commento