Antonio Gaspari è nato a Cascia (PG) il 7 marzo 1955. Ha studiato Scienze Politiche a Torino. E’ giornalista e scrittore, iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1990 ed è accreditato in Sala Stampa Vaticana dal 1994. Nel 1998 ha ricevuto il Premio della Fondazione Vittoria Quarenghi con la motivazione di “aver contribuito alla diffusione della cultura della vita”. Il 16 novembre del 2006 ha ricevuto anche il premio internazionale “Padre Pio da Pietrelcina” per la “indiscutibile professionalità e per la capacità discreta di fare cultura”. Antonio Gaspari ha scritto per “Il Messagero”, “Il Foglio”, “Avvenire”, “Il Giornale del Popolo (Lugano)”, “La Razon”, “Inside The Vatican”. Ha lavorato con Rai 3, Rai 2 e TV 2000. Nelle Radio Kolbe e Radio Maria. Ha scritto per i periodici “Tempi”, “Il Timone”, “Inside The Vatican”, “Sì alla vita”, “XXI Secolo Scienza e Tecnologia”, “Mondo e Missione”, “Sacerdos”, “Maria con Te”. E’ stato Direttore dell’agenzia di stampa “Green watchnews”, del giornale “L’Ottimista”, dell’ agenzia di Stampa Cattolica, diffusa in sette lingue, ZENIT, dell’agenzia online “Frammenti di Pace”. E’ l’attuale direttore di “Orbisphera”. Ha diretto il Master in Scienze Ambientali per l’Università Europea di Roma e per l’Ateneo Pontificio Regina Apostulorum. Antonio Gaspari ha pubblicato oltre quaranta libri e saggi a livello nazionale e internazionale. Tra gli ultimi pubblicati: “Un ciclone di nome Francesco” (Zenit, 2013), nelle lingue italiano, inglese, spagnolo, francese, portoghese e polacco, “Ozono respiro di Vita” (IF Press, 2016), anche in edizione spagnola.
Francesca Rita Rombolà e Antonio Gaspari dialogano per poesiaeletteratura.it su temi importanti del nostro tempo.
D – Dottor Gaspari, è cambiato, secondo lei, in questi primi due decenni del ventunesimo secolo il modo di fare giornalismo in Italia? E se sì, come è cambiato?
R – E’ il mondo della comunicazione che è cambiato. Dal punto di vista tecnologico siamo nel bel mezzo della più grande rivoluzione della storia. Con il world wide web è possibile utilizzare un semplice iphone per avere accesso alla più grande biblioteca nella storia dell’umanità, è possibile comunicare in tempo reale con le parti più remote del pianeta ed anche con le persone che si trovano nella stazione spaziale o in altri pianeti e galassie. Grazie ai social tutto il mondo è diventato una redazione. La quantità di notizie che vengono diffuse è senza limiti. Pensi che solo Facebook ha due miliardi di accaunt e un miliardo di gruppi. Purtroppo a fronte di questo rinascimento scientifico abbiamo assistito al meglio ed al peggio del giornalismo. Da una parte sono riemerse ideologie razziste, discriminatorie, guerrafondaie colme di violenza e odio. Le fake news sono utilizzate per stravolgere la verità, diffondere paure e lanciare campagne di odio. Seppur monitorato esiste un giornalismo asservito alla propaganda che ricalca gli slogan e le caratteristiche delle ideologie totalitarie degli anni venti e trenta del secolo scorso. Dall’altra, e sono i più, ci sono tantissimi giornalisti con grandi valori, con progetti editoriali incentrati sulle buone notizie, che cercano il Vero, il Buono e il Bello, che sostengono le arti, la carità, gli atti eroici di umanità e santità, la cooperazione tra i popoli e le religioni, la fratellanza ed il bene comune. Giornalisti che difendono il diritto alla verità sfidando la mafia, le dittature, il crimine organizzato. A questa parte della società civile va aggiunto il fenomeno delle nuove generazioni che, in maniera pacifica e coraggiosa, sta manifestando per proporre di costruire un futuro di libertà, giustizia e sostenibilità.
D – E’ importante promuovere la cultura della vita in un mondo privo di valori, non solo cristiani, ma di valori umani in un mondo che sembra votato al consumismo sciolto da qualunque legame con ogni forma di spiritualità, non si ha forse la sensazione di essere una minoranza che lotta invano, una specie di barca senza remi in un mare tempestoso?
R – La politica economica utilitaristica, l’ideologia malthusiana e la cultura dello scarto sono la base di tutte le politiche contrarie alla vita. Di fronte alla vita economica generata dal modello speculativo, alle ingiustizie sociali, alla disumanizzazione delle relazioni con i migranti e gli stranieri, tantissime persone sono tornate a cercare Dio. I sondaggi fatti su questa questione indicano un grande desiderio di spiritualità che le diverse chiese hanno un pò di difficoltà ad intercettare e canalizzare. L’enorme visibilità e presenza di popolo agli incontri di papa Francesco con altre religioni e in paesi dove i cristiani sono minoranza dimostrano che non è affatto vero che i pro vita e i fedeli siano una minoranza nel mondo. La crisi di credibilità delle Chiese dipende di più dagli scandali e dalle divisioni interne. Il mare è mosso e tempestoso ma, come mostrano i successi e la crescente influenza di papa Francesco sulle istituzioni internazionali, è possibile mettere insieme forze diverse per un mondo di fratellanza, pace e sviluppo tra popoli e religioni diverse.
D – I grandi classici della letteratura italiana, e non solo, sono ancora attuali, dicono qualcosa proprio perché forse sono inattuali?
R – I classici sono sempre attuali, soprattutto nei momenti di crisi e di cambiamento d’epoca. Se si pensa a Benigni che recita Dante in TV e nelle piazze, se si pensa a quante persone vanno ai festival e alle manifestazioni culturali di filosofia, letteratura, poesia, scienza, cinema, se si guarda alla crescita del numero di persone e famiglie che visitano i musei, le mostre d’arte, i siti archeologici ci rendiamo conto di quanto sia grande e infinita la ricerca della bellezza. Diceva Giuseppe Verdi: “Torniamo ai classici, sarà un progresso”. Da questo punto di vista stiamo vivendo tempi entusiasmanti, con il tentativo di raccogliere e coniugare nella modernità i fondamenti universali dei classici.
D – Quali, a suo parere, le sfide del terzo millennio che la chiesa cattolica deve affrontare, o sta già affrontando? Con un papa come Francesco, un papa adatto, o pronto, a cogliere queste sfide oppure no?
R – Viviamo un tempo con sfide epocali. La crisi economica, quella ambientale, il rischio di una guerra mondiale tra i popoli, religioni, nazioni. La tentazione ricorrente di utilizzare l’innovazione tecnologica per sfruttare, stravolgere o utilizzare gli essere umani come oggetti. L’aberrazione di pratiche come il traffico di organi e l’affitto degli apparati riproduttivi. Di fronte a tutto questo papa Francesco è un dono di Dio. Il pontefice non si accontenta di spegnere i focolai di guerra, aiutare i poveri, assistere gli ammalati, consolare gli afflitti, difendere gli immigrati, sostenere e proteggere i bambini, donne, anziani, mendicanti, rifugiati, i senza tetto, i discriminati ma sta lavorando per costruire un mondo fondato sulla fratellanza unendo popoli, religioni e nazioni per una civiltà dell’amore dove la cultura del dono superi la competizione e i conflitti, dove la speranza alimenti il coraggio, illumini le menti e scaldi i cuori per la realizzazione di un mondo migliore. Per quanto riguarda la chiesa cattolica papa Francesco è convinto di poterla ricondurre alla realtà evangelica e sinodale precedente al primo scisma con gli ortodossi. Ho ancora negli occhi l’immagine e la determinazione di Bergoglio quando, a pochi giorni dalla sua elezione di fronte ai giornalisti in sala stampa Paolo VI, ripeté per due volte: “Sogno una chiesa povera per i poveri”. Sottolinerei anche la rivoluzione della tenerezza e la cultura dell’incontro che il pontefice propone incessantemente.
D – Qualcuno dei suoi libri, quello verso cui magari ha un legame più intenso o più profondo perché legato a circostanze di scrittura e di momenti particolari.
R – Tutti i libri di cui sono autore hanno una propria storia a cui sono profondamente legato. Sono come tanti figli nati e cresciuti in circostanze diverse. Se proprio devo scegliere devo dire che i libri in cui ho raccontato le testimonianze delle persone che, grazie all’ozono solidale, sono riuscite a liberarsi dal dolore e dalle malattie; mi hanno particolarmente segnato. Nell’inchiesta che ho condotto per scrivere questi libri ho incontrato e scoperto storie di eroica normalità. Mi sono confrontato con il dolore, con la sofferenza, con il male che miete vittime ogni giorno scoprendo l’umanità nuda e fragile capace di compiere atti di coraggio e di bontà infiniti. Ho conosciuto vicende commoventi con lacrime versate e asciugate. Ho scoperto la capacità umana di rispondere con il bene e la pace nel cuore alla paura e alla solitudine. Ho ringraziato il Signore per aver conosciuto queste persone e per aver avuto il privilegio di raccontare la loro storia. Testimoni di carità e di attenzione verso l’altro.
D – L’umanità vivrà un giorno (non si sa se vicino o lontanissimo nel tempo storico) gli eventi descritti nell’ultimo libro del Nuovo Testamento, cioè l’Apocalisse di Giovanni?
R – A questa domanda non so rispondere. Ho avuto sempre difficoltà a leggere e comprendere l’Apocalisse così come è raccontata da Giovanni. Ho intervistato teologi ed esegeti sul tema, ma le risposte non mi hanno né illuminato né convinto. Ho fede, e spero di incontrare e vedere il volto del Signore e dei miei cari una volta terminata la vita terrena.
D – Il suo ascolto, la sua percezione della poesia; la sua prossimità o meno verso i poeti di ogni cultura e di ogni tempo.
R – La Poesia di ogni cultura e di ogni tempo mi riempie il cuore di entusiasmo, mi fa vivere in una dimensione che supera la materialità. Considero la Poesia il linguaggio dell’anima che eleva e fa volare l’umano in una dimensione prossima al Divino. Poesia è armonia di suoni, parole, rime, incastri che sfida la ragione e accende i cuori. Provo un particolare senso di dolcezza nei confronti degli autori di poesie. Sono convinto che se si riuscisse a mettere popoli, religioni e nazioni intorno a un tavolo per discutere di poesia e di arte ogni conflitto verrebbe cancellato, pace e umanità potrebbero trionfare.
Francesca Rita Rombolà
Antonio Gaspari
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