Le figlie della luna

7 Marzo 2020

Le figlie della luna sono le donne che hanno ali ai piedi e lucciole fioche tra i capelli. Le figlie della luna sono le donne che piangono e ridono, che sanno soffrire e sanno lottare quando tutto è perduto, e inutile è diventato l’amore che la loro anima dispensa con gratuità. Le figlie della luna sono le donne che rischiano e perdono tutto, che sanno perdere tutto e ogni cosa con dignità e autostima ma sanno anche vincere e fare della loro vittoria una perla in più da aggiungere alla collana preziosa che adorna la loro splendida pelle. Le figlie della luna sanno tenere duro e in pugno il flusso e il riflusso delle catastrofi, l’improvviso esplodere delle emergenze più varie e più terribili. Le figlie della luna sanno scavare e scavare a mani nude sotto strati e strati di cenere e di morte per ritrovare la voglia, il desiderio e la speranza di ricostruire e di ricominciare a vivere in ogni senso.

Le figlie della luna sono fatte di argenteo pallore e di eterei sogni che oscillano piano Le figlie della luna Sono brume e nebbie, rugiada e brina. Le figlie della luna sono fiori notturni che sbocciano all’alba prima del raggio fugace dell’aurora. Le figlie della luna sono gemiti silenziosi rivolti al cielo e petali purpurei nati dal sangue primordiale e rosso senza generazione.

Le figlie della luna sono donne che amano ogni cosa, e palpitano al soffio del cambiamento che giunge dalla lontananza inaudita. Le figlie della luna sono i pensieri e le parole inespressi e mai dette. Le figlie della luna sono donne bellissime e solitarie, perché la bellezza è una piccola nave luminosa nel buio della tempesta. Le figlie della luna sono l’Azzurro. Il colore azzurro. L’azzurro preternaturale dei poeti, degli artisti, dei bambini, dei disperati e dei viandanti, delle menti e dei cuori impavidi.

Le figlie della luna sono donne, semplicemente e solamente donne, che hanno saputo di esserlo molto prima di chiunque altro, che sanno di esserlo soprattutto ora e che sapranno di esserlo ancora nel tempo.

Buon 8 Marzo, Festa della Donna, a tutte!

FIGLIA DELLA LUNA

Guardare la luna

dalla vetta del monte più alto

o dalla spiaggia più vasta

di un oceano,

e dirle: madre.

E con la mano sulle labbra

mandarle un nugolo di baci

come ad una meta irraggiungibile

che non ha luogo o origine.

Guardare la luna

dalle sbarre rinforzate

di una millenaria prigione

per dirle appena: madre,

sono nata libera

e sarò libera

anche dopo essere stata

fatta a pezzi

dal mio aguzzino sconosciuto.

Sono il fuoco e l’acqua

sono la terra e il vento

sono il grido più forte

sono il respiro più debole

sono la rosa e il silenzio

perché sono donna. E ho capito

di esserlo prima di nascere

e oltre ogni morte.

La grande luna d’inverno

sfiora gli alberi del bosco,

i miei piedi il mio corpo

ecco la danza notturna

dentro il cerchio del tempo.

Trema il suolo e l’Universo

vibrano le stelle e i pianeti

nel loro canto di luce diafana.

Donna, figlia della luna

Donna, ludico preannuncio

del risveglio e della vita

che continua.

Francesca Rita Rombolà

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