Tommaso, Paola, Rossana, Daniele, Cinzia sono i personaggi del romanzo “L’inganno della solitudine” di Simona Marocco edito dalla casa editrice Horti di Giano. Le loro esistenze, forse soltanto in apparenza solitarie, si intrecciano come in un gioco piuttosto strano che finirà, appunto, nell’annullare il tarlo segreto della solitudine. Rossana, amica di Tommaso, è un’insegnante di educazione fisica in un istituto superiore, Valeria è la sua “alunna del cuore”, Daniele e Cinzia i genitori di Valeria, Paola è la convivente di Tommaso.
Vite normali eppure particolari, quotidianità che talvolta sanno di amarezza e di riflessione, di sofferenza interiore e fisica, di incomprensione e di abbandono sullo sfondo di una Torino post – industriale e post – moderna incapace di reagire alla crisi, anche economica, sociale dei tempi e che tuttavia riuscirà a dare, alla fine, una risposta positiva ai personaggi della storia, a ciascuno separatamente e a tutti quanti insieme.
Intensa e di una certa profondità è la riflessione di Rossana sul senso della vita e sulla solitudine fisica e dell’anima. Ella, che vive sola e si è saputa costruire uno spazio tutto suo dopo la morte tragica del suo compagno Roberto, comprende appieno il dilemma che può scatenare la reazione del dubbio, il senso di insoddisfazione, l’abisso improvviso del nulla, forse acuiti dalla solitudine. Altro personaggio composito è Valeria, ragazzina inquieta, turbata e triste per la malattia della madre e il senso di disagio del padre la quale, nonostante la giovanissima età, dimostra una maturità di giudizio e una prontezza di spirito davvero eccezionali. Troverà, infatti, nella sua prof Rossana, una fidata consigliera e forse più tardi una figura materna che saprà darle calore e affetto.
Tommaso e Daniele sono i due personaggi maschili del romanzo. Tommaso, razionale, lucido, insoddisfatto del proprio lavoro e preoccupato per il proprio futuro, vive una relazione con Paola piuttosto smorzata e fatta di una certa routine; Daniele, forse debole, forse soltanto timido, stressato dalla malattia della moglie (che finirà per lasciarlo) Cinzia è quasi perso in un suo mondo avvolto da una perniciosa solitudine esistenziale. Sarà il destino a farli incontrare tutti, ma soprattutto a farli interagire l’un l’altro per colmare nell’incontro le loro rispettive e diverse solitudini? No, forse no. O non solo. La svolta avverrà con la decisione (dettata solo dal caso, o dal destino, appunto?) di Rossana di invitare tutti quanti: l’amico Tommaso, l’alunna Valeria e il padre di lei, Daniele, a pranzo, a casa sua, una domenica. Accetteranno tutti di buon grado, e ne verrà fuori una cosa eccezionale, cioè una voglia di vivere, di fare progetti, di ricominciare tutti insieme, anche sul lavoro, con la proposta di Daniele di mettere su un’azienda, precisamente un vivaio di fiori e piante, che sbalordisce e allieta il lettore il quale forse ha desiderato, fin dalla prima pagina del romanzo, una fine così senza, in fondo, mai sospettarla.
“Il senso di solitudine è un inganno. – dirà Rossana a tavola verso la fine della storia – Lo so, la provo ogni giorno. Ti prende alla gola e pensi di non farcela, ti senti impotente e inadeguato; se qualcuno ci ha fatto sentire abbandonati, ci sentiamo dei mostri che nessuno può amare. Ma la verità è che non siamo mai davvero soli (…). La solitudine è un inganno. Come diceva un mio amico: è pieno di persone là fuori, basta andarle a cercare. Il concetto è semplicistico ma non del tutto insensato”. Mentre le parole di Tommaso al riguardo, forse in risposta a quelle di Rossana, sono: “(…) La solitudine ti inganna provocandoti altri problemi che si annidano fra loro e creano una massa indistinta (…). Mancanza di autostima, malinconia, scoraggiamento, apatia, asocialità, depressione”. Loro, tutti insieme, le figure de “L’inganno della solitudine” ce la faranno a ché la solitudine non sia più un qualcosa di malevolo nelle loro vite, trasformandosi in una sorta di illusione, (inganno della percezione) senza più motivo di esistere. Una valenza doppia, direi. “L’inganno della solitudine” è il primo romanzo di Simona Marocco. La trama è semplice ma tenace e lineare, la scrittura sa descrivere gli stati d’animo e gli umori dei personaggi senza scadere nella banalità.
Francesca Rita Rombolà
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