“La bellezza, la bravura, la fascinazione possono nascondersi ovunque”. Un dialogo intenso e semplice con Simone Colaiacomo

28 Luglio 2020

Simone Colaiacomo ha pubblicato i romanzi: “Sotto il portico (2005), “Bardos e la stirpe degli Enchil” (2010) e “Nostra Signora delle Ceneri” (2017); i saggi: “Autopsia della Bestemmia” (2004, “A ritroso…” (2005) e “L’Ombra del Cristo” (2008); il racconto noir “I vicoli di Mala Strana” (2012) e diverse poesie nelle raccolte di AA. VV. dal titolo “Il libro dei sogni” (2006) e “Raccontare Roma” (2007). Strumentista e compositore, è il bassista e tastierista della band progressive e art rock Karmablue con la quale ha realizzato l’album “Nè apparenze nè comete” (2018). Ha anche pubblicato un album gothic rock da solista. E’ speaker su STAP RADIO con la trasmissione “Genius Loci” e gestisce il blog letterario STORIE HORROR – www.storiehorror.net. Sulla linea di confine tra una raccolta poetica e un poemetto il volume “Cuore d’Ombra” (2018) edito da Horti di Giano.

Francesca Rita Rombolà e Simone Colaiacomo dialogano insieme su i diversi aspetti dell’Arte.

D – Simone Colaiacomo, artista poliedrico attento ai diversi aspetti dell’Arte. Cosa puoi dirmi di questi diversi aspetti dell’Arte che prendono forma nei tuoi libri? Libri di poesia, saggi, romanzi?

R – Buongiorno a tutti i lettori! La mia vita è sempre stata caratterizzata dall’influenza costante di diverse forme d’arte. Da bambino passavo molto tempo da mia nonna materna, che aveva una stanza adibita a biblioteca le cui pareti non si vedevano perché coperte da tre strati di libri fino al soffitto e tutti catalogati e protetti da una copertina fatta con la carta marrone come si usava negli anni ’70. Così il fascino delle parole ha preso forma in me, anche grazie a delle insegnanti delle materie letterarie che mi hanno saputo trasmettere l’amore per la lingua italiana, e le ringrazio per questo. Già da piccolo scrivevo versi su pezzi di carta che trovavo, sul diario e a volte anche sulle lenzuola, per somma gioia di mia madre che li ricopiava prima di dover lavare le lenzuola! Ma la lettura e la grande curiosità mi hanno portato ad avere un’infinita sete di conoscenza tanto che in ogni mio romanzo sono presenti moltissimi contenuti scientifici, filosofici, versi di altri poeti, scoperte e quanto altro possa aumentare la conoscenza di questo mondo e di chi, con il proprio fare, lo plasma da quando il genere umano ha iniziato ad evolversi. Ritengo che un libro non debba contenere solo una bella storia o versi che ci accompagnino nei momenti di relax, ma deve far pensare a crescere e a migliorare. Questo è lo scopo principale dello scrivere.

D – Simone Colaiacomo musicista e i suoi progetti musicali.

R – La musica è l’altra forma artistica che coltivo fin da piccolo. Le mie sorelle maggiori suonavano il pianoforte e la chitarra e trascorrevo il tempo ad ascoltarle, finché un giorno mi sedetti al pianoforte e iniziai a premere i tasti. In poco tempo ho iniziato a creare semplici melodie che man mano prendevano forma, e le dita che usavo aumentavano. Mia sorella, pianista, iniziò a trascrivere quello che facevo. Avevo quasi otto anni. Mio padre, di lì a poco, decise di regalarmi una chitarra elettrica usata, una Eko Diavoletto C11 dell’82, strumento dei tempi d’oro della casa produttrice italiana. Da allora ho coltivato da autodidatta l’amore per la musica, imparando a suonare anche la viola – questa con un maestro di musica – e il basso, strumento che tuttora suono con la mia band. Dopo varie esperienze, nel 2014 sono approdato ai Karmablue, confine sonoro tra il progressive rock e l’hard rock dove i testi intrecciano cantato e poesia alla ricerca di un flusso creativo fra melodia e ritmo il cui unico obiettivo è “fare arte” in musica emozionando ed emozionandosi. Con la band ho pubblicato l’album “Né apparenze né comete”, Atman Records (2018).

D – La letteratura di genere è diciamo “letterariamente importante” quanto la letteratura in sé, secondo te?

R – La bellezza, la bravura, la fascinazione possono nascondersi ovunque. Non è un genere letterario considerato “eletto” perché classico che eleva un libro. Il termine “letteratura di genere” è stato inventato per la necessità di facilitare al lettore una scelta e fargli capire l’ipotetico approccio alla narrazione. Non amo l’idea di essere bloccato “nel letto di Procuste della catalogazione”, ma mi rendo conto che talvolta è necessario. I romanzi che scrivo appartengono a gli Urban Fantasy ma hanno sfumature occulte, l’approccio indagatorio del poliziesco, i ritmi del thriller, gli incastri psicologici, le atmosfere del romanzo gotico, l’obiettivo del romanzo di formazione. Ho perfino sperimentato le distopie, il post – apocalittico, il romanzo filosofico proprio perché amo la libertà espressiva e sono alla costante ricerca delle emozioni giuste che sappiano ispirarmi.

D – Il gothic lo ami e lo promuovi sia nella scrittura che nella musica, vero?

R – L’universo gotico lo trovo, nella sua malleabile dimensione d’immobilità, una pietra miliare del mio essere. Riprendendo il discorso della narrativa di genere, la letteratura è stata la prima a essere definita come genere a sé nella seconda metà del XVIII secolo, a partire da “Il castello di Otranto” di Horace Walpole. Le atmosfere che ricerco per i miei libri, dai romanzi alla poesia, sono cupe spesso avvolte da una strana nebbia: quella bruma che confonde e genera ansie e malinconia le quali predispongono a emozioni diverse. Poi il mistero e l’esoterismo completano quella miscellanea alchemica che appassiona in primis il sottoscritto. E’ nell’ombra che posso riscoprire l’ignoto, e da questa può nascere qualsiasi cosa. Sono cresciuto con le letture di Lovecraft, Poe, Mary Shelley, lord Byron, Wilde, Huysmans fondendo il gotico al decadentismo. Ho sempre apprezzato anche il fumetto, in particolare Dylan Dog e Dampys. Nella musica come compositore ho la malsana tendenza a usare esclusivamente accordi minori che creano specifiche vibrazioni le quali conducono alla meditazione su un piano ben preciso: quello del proprio inconscio. Cerco costantemente l’armonia – la musica classica mi ha ispirato molto – e la amalgamo alle dissonanze che pondero attentamente. Inoltre l’attitudine al rock progressive mi ha permesso di sviluppare un approccio vario al punto che un brano potrebbe essere diviso in più frammenti anche distanti tra loro, seppur collegati a modo. Se mi chiedessero di catalogare il mio genere musicale, per facilitare la comprensione, mi verrebbe da dire che si trova nell’improbabile punto d’incontro tra Iron Maiden, Black Sabbat, The Cure, Evanescence, Soen, Led Zeppelin, The Sister of Mercy e Siouxsie and The Banshees. Assurdo, lo so. Io lo chiamo semplicemente Proggoth.

D – L’Arte oggi si estingue o si trasforma soltanto?

R – L’Arte non si estingue mai. Spesso si assopisce, si nasconde timida e viene dimenticata per secoli in attesa di un suo ridestarsi. Altre volte diviene eterna e indimenticabile e appartiene a tutti noi. Ma il Bello il più delle volte è soggettivo. ognuno si fa guidare dal proprio gusto, e quel che è bello per alcuni si mostra solo a loro poiché solo questi pochi lo apprezzano in quanto tale. Non me la sento di criticare una forma personale di gusto. esiste e, in quanto tale, va rispettata. Esistono però canoni che hanno saputo resistere al tempo e allo spazio e questi, anche volendo e sforzandoci, risultano difficili da criticare. Viviamo in un’era troppo veloce e, per certi versi, la mutazione è dietro l’angolo. L’Arte si ibrida, si sperimenta e quindi cambia e si adatta. A volte lo fa bene, altre fallisce, ma è arte, va bene così. Poi ci sono tasti che se premuti suscitano emozioni, e questo è il momento in cui qualcosa cambia nella percezione di chi guarda, ascolta, assapora o legge. I sensi sono lo strumento, la sensibilità è la chiave. L’Arte è ovunque, grezza o artefatta, pura o contaminata. E’ il suo paradiso e insieme la sua dannazione. Per questo è eterna.

D – Il tuo rapporto, particolare o speciale, con la città di Roma.

R – “Odi et amo. Quare id facem, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior”. Roma è una città fantastica, unica per la sua storia e le sue caratteristiche. Vorrei poter essere ogni giorno turista a casa mia, ma così non è. Vivere a Roma è tutt’altra storia. Credo che sia da considerare la più stressante città italiana in cui abitare o comunque prima a pari merito, e questo di tanto in tanto mi fa soffrire. Ma le sue bellezze mi fanno ogni giorno sognare soprattutto quando cala la notte e mi immergo in quell’atmosfera che tanto adoro, quando parte della città dorme e le emozioni si destano rinnovate. Sono una creatura notturna in effetti! Scrivo quasi sempre tra mezzanotte e le tre! il modo migliore per fermare le mie emozioni che questa città mi regala è farle vivere ai miei personaggi e far recepire ai lettori la bellezza tramite gli occhi degli interpreti. Per questo molti dei miei libri sono ambientati a Roma, ma i centri urbani sono sempre presenti. Il mio ultimo romanzo, che ho appena finito di scrivere, è ambientato a Praga, città magica per eccellenza!

D – Per concludere vorrei che mi parlassi di “Cuore d’Ombra”, raccolta poetica o forse poemetto, che ho letto e meditato e che ho trovato veramente “pieno della parola poetica che ascolta e dona”.

R – “Cuore d’Ombra”. E’ una raccolta di versi che ho scritto in un ventennio e rappresenta la mia essenza, la mia evoluzione. Non ho l’abitudine di cambiare le mie poesie, ritengo che siano figlie di un momento ben preciso, piuttosto ne scrivo un’altra perché è “l’hic et nunc” che l’ha generata e non avrebbe senso per me mutarla. Il tema centrale ritengo possa essere “la morte e la rinascita” intese rispettivamente come decadence e rinascita di una vita che si immerge nel recondito oscuro del suo essere e ne emerge rinnovata dopo travagliate lotte interiori. Sono gli stati d’animo a dettare i tempi e non la percezione del reale, si alternano miscugli alchemici, miti che riportano alla carezza dell’Eterno. La sonorità dei versi non è data dalla rima, almeno non per me. Ritengo che l’incastro perfetto lo si possa raggiungere soppesando ogni singola parola e collocandola nel punto giusto, e l’ausilio delle sillabe che compongono una parola danno forma e intensità alla melodia come note che formano ogni giusto accordo – parola. Anche le sinestesie sono uno “strumento” che adoro utilizzare, proprio perché ritengo che la contaminazione sia necessaria all’evoluzione. Vorrei poter dare, in conclusione, il giusto riconoscimento a una persona che mi ha permesso, negli ultimi dieci anni, di crescere interiormente e che ha curato l’editing delle mie due ultime pubblicazioni tra cui “Cuore d’Ombra”. Con lui ho condiviso la mia arte, e il suo esser poeta in ogni frammento di vita lo ha reso per me eterno. Parlo di Giacomo Caruso, fondatore e paroliere dei Karmablue, che a marzo ci ha lasciati a causa del coronavirus il quale ha radicalmente cambiato le nostre vite. Un poeta che ha scolpito e assecondato il mio fare arte come un maniscalco – vate… egli non smetteva mai di ricordarci che “di tanti segni sono fatti i sogni, impalpabili ali della notte”.

Francesca Rita Rombolà

Simone Colaiacomo

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