“Ma il pensiero volge/ingenuo ad un eterno/che ormai/ha lasciato in me/solo il sapore/del tempo passato./Il mio è un/Cuore d’Ombra.”
“Cuore d’Ombra” di Simone Colaiacomo, edito da Horti di Giano, forse una silloge poetica, forse un poemetto in tre parti che lascia il segno nel lettore attento come in quello meno attento. Innanzitutto la veste grafica del libro: il colore lilla con qualche sfumatura di viola scuro nel nome dell’autore e nel titolo dell’opera e il medaglione dentro il quale un volto inquieto, pensieroso e in abbandono forse medita sui grandi temi dell’Essere o forse riposa soltanto. Curato in ogni suo particolare, il volumetto intero si fa di sicuro latore di un messaggio poetico elevato e misterico. I versi sono parole alate, le parole si fanno parola, la Parola crea e genera l’Universo e, oltre l’Universo, l’incredibile e l’impossibile. Il poeta sa che, a un certo punto della propria vita, deve compiere un viaggio interiore alla ricerca di se stesso e del Tutto e per cercare di riavvicinare l’uomo al Tutto affinché il senso del divino che permea le cose tutte possa essere esperito e infine mostrato per la completezza e l’appagamento dell’intero genere umano. La discesa agli Inferi del poeta è sempre dolorosa, la sua profondità abissale, il suo cammino irto e accidentato, il suo procedere oscuro e popolato di ombre. L’anima è un luogo senza né spazio né tempo, forse il luogo per eccellenza fatto di luce e d’ombra in cui la luce si ravvisa in tutto il suo splendore ma l’ombra rifugge e si occulta, è contenuta e diventa larvale, e talvolta anche pericolosa. Solitario, ma non solo, nel suo andare egli ha bisogno della parola poetica come strumento per non smarrirsi nella selva che lo circonda da ogni parte; allora sì che la Poesia diventa importante, mezzo essenziale e ideale per raggiungere la catarsi finale che porterà alla liberazione, alla consapevolezza, alla trasformazione interiore. E’ un “Cuore d’Ombra” quello del poeta? Sì lo è, in quanto le sue pene, le sue speranze, le sue riflessioni, le sue lotte, il suo dolore, la sua gioia sono quelli di tutti offerti sull’altare dell’amore e della libertà ad un dio che dispensa sempre la salvezza e dissipa le tenebre alla fine del percorso.
“Nel compiere/il suo viaggio,/dolcemente/accarezzava/palpebre,/ancora mie,/assonnate/labbra Tue/addormentata/nei miei occhi/labbra Tue,/nella danza dell’Amore/eterne e sveglie.”
Il verso è etereo, affilato, penetrante; è scheggia che incide, è lama che si apre il varco, e ad ogni varco aperto e ad ogni avanzare aggiunge consapevolezza che la luce può essere raggiunta e che il cuore d’ombra vinca il lato oscuro della sua stessa ombra. La vita e la morte, il vento e la pioggia, il cielo e le stelle, l’alba e il tramonto, la luna, l’inverno e la primavera sono elementi imprescindibili della poetica di “Cuore d’Ombra” di Simone Colaicomo. Un senso possente di eterno vi spira attraverso come alito caldo e insieme glaciale. Appena lessi “Cuore d’Ombra” un qualcosa di inaudito e di usuale andò dritto al mio cuore, un dardo oltremodo “familiare” ha colpito la mia anima errante e lacerata capace di ascoltare in profondità; è quel qualcosa che il poeta riconosce come “tremendamente suo” e indicibilmente misterioso.
“Vive nel fulcro dei miei incanti/in un battito di ciglia/tenuto al caldo/il riflesso di quel gioco di specchi/che è rimbalzato oltre il tempo e lo spazio/che ha modellato l’immagine della sua anima/permettendo al mio scorrere/di rincorrere il fluido/nutrimento, per saziare la mia essenza/ed irradiare, finalmente, d’Eterno/il mio trascorso inverno/Cuore d’Ombra.”
… Un senso possente di Eterno, sì, in questi versi, quelli che chiudono la silloge poetica (o il poemetto) “Cuore d’Ombra” di Simone Colaiacomo.
Francesca Rita Rombolà
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