Melania Mieli: “Scrivendo posso esprimere una soggettiva visione sullo spazio che sto occupando e il tempo che sto vivendo”.

29 Settembre 2020

Melania Mieli è lo pseudonimo di una blogger e scrittrice italiana nata nel 1983. Melania Mieli esordisce come scrittrice nel 2015 con “Il Tredicesimo Periodo”, romanzo pubblicato da Lettere Animate Edizioni. Nel 2018 ha partecipato al progetto “Le parole sono importanti”, antologia di “resilienza semantica” curata da Dots Edizioni. Dal 2015 al 2016 ha raccontato sul web le vicende dei dipendenti della Firm, e da tale esperienza è nato “Il Piano dei Conti”, il suo secondo romanzo pubblicato da Inknot Edizioni nel 2019. “Il Punto di Rugiada” è il suo terzo romanzo pubblicato, nell’agosto 2020, dalla casa editrice NullaDie.

Francesca Rita Rombolà e Melania Mieli hanno conversato sulla scrittura e la letteratura in generale.

D – Iniziamo questa conversazione parlando dei tuoi due primi romanzi, Melania?

R – Sono due progetti completamente diversi fra loro, concepiti in fasi e spazi ben distinti della mia vita. Il primo, “Il Tredicesimo Periodo” (Lettere Animate Edizioni, dicembre 2015), rappresenta il mio arrivederci ideale al mondo dei giochi di ruolo. Il personaggio principale del romanzo, infatti, l’ho creato per Terre D’Ange, un gioco di ruolo on line a cui ho partecipato con passione per alcuni anni. Avevo voglia di raccogliere la ricchezza di quella esperienza, mescolarla con tematiche femministe e farne rivivere i contenuti in una nuova ambientazione (una Roma futuribile nella quale via Veneto si è trasformata ne “La Dolce Via”, strada in cui lavorano, in un contesto sano, sicuro e consensuale, il personaggio, lei, e i sex workers). Il risultato è stato un romanzo il cui tema centrale è l’autodeterminazione di una donna attraverso l’esplorazione del desiderio e le sue molteplici conseguenze. Il secondo romanzo, “Il Piano dei Conti” (Inknot Edizioni, marzo 2019), è nato da un esperimento che ho portato avanti tra il 2015 e il 2016. Attraverso un blog ho raccontato le vicende dei dipendenti immaginari della fantomatica Firm: nient’altro che un palliativo alla frustrazione che stavo vivendo in quel particolare momento a livello lavorativo. Il blog era uno sfogo soddisfacente attraverso il quale rivivere scene di quotidiana umiliazione e sovvertirle. Dopo un anno di pubblicazioni settimanali, mi sono resa conto che esisteva un filo conduttore nelle storie, un tono grottesco ricorrente e una voce narrante precisa: quella della Firm. Dal blog sono passata alla stesura della prima bozza del testo che, con il supporto dell’editor Andrea Corona e quello della casa editrice Inknot, è diventato il mio secondo romanzo.

D – I tuoi progetti culturali per l’oggi e quelli per il futuro.

R – Mi interessa il periodo storico che stiamo vivendo: questioni di genere, di classe, di razza e quelle ambientali si stanno energicamente evolvendo. Sono estremamente curiosa (a tratti anche preoccupata) di scoprire i cambiamenti che ci riserverà il futuro. In questa ottica mi interessa sviluppare il mio blog (www.melaniamieli.com) affinché resti uno spazio di confronto con artisti e artiste indipendenti dove sono approfondite tematiche – soprattutto inerenti alla letteratura, alla sessualità e ai femminismi – in grado di dare degli spunti intriganti per comprendere il contemporaneo. Sono aperta a collaborazioni e alleanze in questo senso, come quella fortunatissima che mi lega a Frisson, un magazine indipendente trimestrale che nasce dalla voglia di raccontare e unire temi quali sensualità, piacere, diritti e internazionalità. A livello di produzione letteraria sto lavorando all’editing di una favola dark e sto iniziando la prima stesura di un nuovo romanzo a cui tengo particolarmente perché sarà ambientato nella terra aspra e selvaggia della quale sono originari i miei nonni materni: il Cicolano.

D – La tua opinione sull’importanza o meno della scrittura.

R – La scrittura ha importanza nella misura in cui ha dietro una visione: visione sulla struttura e sui temi. Da “L’Odissea” a “Il racconto dell’ancella, passando per i post degli/delle influencer o la sceneggiatura de “Il Trono di Spade”… la scrittura ha “cambiato pelle” e continuerà a farlo in forme che mi sorprenderanno sempre. Come lettrice assidua posso affermare di aver letto, ultimamente, ottimi romanzi e saggi, lavori pieni di carattere, con un linguaggio e una struttura interessanti nei quali la voce originale dell’autore/autrice mi ha restituito tanta ricchezza in termini di punti di vista e dubbi insinuati. Sono anche una fruitrice di serie TV (condivido Maura Gancitano e Andrea Colamedici che in “Liberati della brava bambina” definiscono le serie TV il corrispettivo contemporaneo delle tragedie greche), e la mia educazione mitica, sentimentale e civica è fortemente influenzata dalla narrazione seriale. Per quanto riguarda la mia attività di scrittrice, mi interessa affrontarla come un’esplorazione nella quale ho il privilegio di forzare la mia zona di confort introducendo elementi conturbanti in grado di ribaltare l’esistente. Scrivendo posso esprimere una soggettiva visione sullo spazio che sto occupando e il tempo che sto vivendo, il ché diventa un esercizio di potere che adoro svolgere.

D – “Il Punto di Rugiada” è il tuo ultimissimo romanzo, cosa puoi dire, in sintesi, al riguardo?

R – Questo romanzo si rivolge ai follower e, parimenti, agli haters dei format TV talent che desiderano sapere cosa accade dietro le quinte dello show e quanto può essere “accecante” il buio quando le luci sul palco si spengono. La protagonista, Cecilia, è una millennial, e la sua forma mentis/immaginario, che ne guida i sogni e le aspirazioni, è costellata di riferimenti pop e di modelli nuovi (YouTubers, Instagrammers). L’idea di approfondire il tema del giudizio e dell’ambizione nell’era dei talent show e dei social mi è “balzata addosso” durante la visione di una scena di Masterchef nella quale avevo percepito l’imbarazzo di una giovanissima concorrente a seguito di un complimento lascivo da parte del giudice Bastianich. Mi sentivo confusa nella “terra di mezzo” fra l’eccitazione (immaginando l’euforia che può provare una giovane nell’esercitare un certo ascendente sul suo “giudice”) e l’irritazione (pensando alla frustrazione di partecipare a un evento – magari considerandolo un acceleratore per la propria carriera – e vedere il proprio corpo messo al centro dell’attenzione senza alcun consenso), e questo stato d’animo ha iniziato a “lavorare” dentro di me accendendomi considerazioni che si sono ampliate quando il leader del mio gruppo preferito, Mamel Agnelli degli Afterhours, ha deciso di abbandonare il piglio snob dell’artista indie per scendere negli inferi del mainstream e farsi giudice di X Factor. Nel romanzo mi sono divertita a prendere in giro Cecilia e la sua brama di raggiungere le luci della ribalta vincendo uno show televisivo, così come a smascherare i suoi giudici pieni di arroganza e portatori di vecchi modelli ampiamente superati. Mai come in questa esperienza di scrittura ho sperimentato la complessità di utilizzare un punto di vista del narratore differente dal mio e da quello di Cecilia (il personaggio principale) raccontando qualcosa che non condivido.

D – Ami la poesia e i poeti? C’è poesia oggi nel cuore dell’uomo?

R – Il mio rapporto con la Poesia ha goduto dell’incontro casuale con l’esperienza del Poetry Slam organizzato dal Lettere Caffè di Trastevere, a Roma. Per una serie assurda di eventi dalla bassissima probabilità, mi sono ritrovata, un lunedì sera, in questo locale storico, ma a me sconosciuto, con un caro amico appassionato di poesia. “Vi fermate per il Poetry Slam?”, ci chiese la cameriera mentre ci assegnava un tavolo. E noi ci siamo guardati e abbiamo detto di sì, pur non avendo la più pallida idea di cosa ci aspettasse. La scelta si rivelò super azzeccata, e da quel lunedì ne sono seguiti molti e molti altri. Ho avuto, così, occasione di apprezzare (come spettatrice, mai come concorrente) i poeti e le poetesse attive ai nostri giorni a Roma, prima fra tutti Claudia D’Angelo che, oltre ad essere una poetessa straordinaria, è la presentatrice, o meglio, l’anima dell’evento. Considero la Poesia contemporanea (anche dialettale), soprattutto la declamazione dal vivo, potenzialmente un poderoso “atto sovversivo” in grado di attanagliare lo stomaco di donne e uomini, ma solo di quelle e quelli capaci di ascoltare e di ascoltarsi.

Francesca Rita Rombolà

Melania Mieli

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