Andrea Martina è uno scrittore, sceneggiatore e autore teatrale. Ha pubblicato i romanzi “Fratelli di strada” (Il Filo, 2012), “C’è chi dice no” (Lupo Editore, 2015) e “La terza stagione” (2019). Per il teatro ha scritto e interpretato gli spettacoli “Il Gigante – La vita nel carbone” (2015), “Amata terra mia – Domenico Modugno prima del mito” (2016) e “Gino Bartali” (2020). Ha realizzato anche lo spettacolo “Il Mediterraneo di De André” da cui sono stati ricavati un omonimo saggio, pubblicato nel 2017, e una turnée di un anno e mezzo con più di cento date in tutta Italia. Collabora con “LOST – L’Osservatorio delle Serie TV” dell’Università del Salento. In ambito audiovisivo ho realizzato, come sceneggiatore e aiuto regista, il cortometraggio “Turno di notte” (2021) diretto da Angelo Cascione, mentre figura come sceneggiatore e produttore in diversi spot pubblicitari, “Passo a due”, “Il mare ti aspetta”, e videoclip. Andrea Martina è docente di sceneggiatura e scrittura creativa per School Masters Team. Dal 2021 collabora con la casa editrice “I libri di Icaro” in qualità di curatore della collana narrativa.
Francesca Rita Rombolà e Andrea Martina conversano insieme
D – Andrea Martina, scrittore e sceneggiatore. Cosa hanno in comune (e se lo hanno) uno scrittore e uno sceneggiatore insieme, nella stessa persona?
R – Alla base di tutto c’è l’amore verso le storie. Per me cinema e narrativa sono dei vasi comunicanti dove avviene uno scambio continuo. Ogni volta che voglio sviluppare un’idea parto sempre dall’immaginare la storia e svilupparla. Poi, in fase di costruzione, cerco di capire con quale linguaggio conviene raccontarla. Ma scrivere un libro o scrivere un film non di certo sono strade che vanno in direzioni diverse. L’anima dello scrittore è quella dello sceneggiatore convivono insieme e dialogano su ogni idea.
D – Parla un pò dei tuoi libri, romanzi vero?, e delle tue realizzazioni nell’ambito del teatro, insomma della tua produzione artistico – letteraria.
R – Ho realizzato tre romanzi, un saggio e cinque spettacoli teatrali. Tutto questo iniziando a muovere i primi passi in ambito culturale dal 2013, quindi posso dire di aver vissuto degli anni particolarmente intensi. Ho scritto un paio di thriller, poi sono passato a raccontare importanti figure musicali come Fabrizio De André e Domenico Modugno. Ho messo in scena uno spettacolo di teatro civile con “Il Gigante – La vita nel carbone”, una storia che parla dell’industrializzazione a Brindisi durante gli anni Ottanta del secolo scorso. E poi ci sono stati gli ultimi lavori: il romanzo “La terza stagione”, che racconta il dietro le quinte del mondo dello spettacolo attraverso uno scandalo, lo spettacolo teatrale “Gino Bartali – Una guerra in bicicletta” che tra qualche settimana sarà anche in podcast. L’ibridazione di narrazione, teatro, cinema e musica abbraccia tutti questi lavori.
D – So che collabori con “LOST – L’Osservatorio delle Serie TV” dell’Università del Salento. Vuoi dire, in breve, che cos’è?
R – Nel 2016 ho incontrato, nella mia università, il professore di linguistica Marcello Aprile. Oltre alle sue lezioni, avevo sentito dell’esistenza di un osservatorio sulle serie tv da lui diretto. Volevo partecipare, imparare tutto quello che potevo di un mondo che mi ha sempre affascinato. Da lì è nata una collaborazione che è attiva tutt’ora e che considero una delle esperienze più importanti della mia carriera universitaria. LOST fa parte del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università del Salento. E’ un osservatorio che si occupa di studiare e analizzare il linguaggio seriale attraverso corsi, seminari, incontri e che vede, nell’attività di scrittura e analisi degli studenti, la sua spina dorsale.
D – Andrea Martina sceneggiatore.
R – Scrivere per il cinema è una delle esperienze più stimolanti per uno scrittore. Si entra in un mondo nuovo fatto di tecniche, regole, immagini, sperimentazione. Rispetto alla narrativa il cambiamento è importante, soprattutto in quello che accade dopo la fase di scrittura. Quando pubblichi un libro al limite ti ritrovi a fare un gran numero di presentazioni, ma quando finisci di scrivere una sceneggiatura ti rendi conto che sei solo a metà del percorso. puoi ritrovarti a fare casting, a dialogare con gli attori sulla costruzione del personaggio e – in alcuni casi – trovarti addirittura dietro la macchina da presa sul set. Con il mio primo cortometraggio, “Turno di notte”, diretto da Angelo Cascione, mi è capitato proprio questo, cioè scrivere la storia e vederla nascere giorno dopo giorno con le prove sul set, la post produzione. Il cinema è un mondo complicato ed esaltante.
D – Che qualità deve avere, secondo te, uno scrittore per riuscire a scrivere un’opera fruibile, un buon libro da leggere?
R – Come direbbe Alfred Hitchcock, servono tre cose: the story, the story, the story. Non mi stancherò mai di ribadire l’importanza che hanno qualità e originalità in una storia affinché si possa avere un buon libro. Personalmente credo che uno scrittore, prima di diventare tale, deve essere un lettore e leggere parecchio: quaranta o cinquanta libri all’anno come minimo. Ma, al di là dei numeri, per scrivere una buona storia è necessario essere in connessione con il mondo che ci circonda, avere la bravura a raccontarlo a un lettore e portarlo a spasso lungo la storia. E’ quello che succede quando si leggono i grandi libri: ti immergi nelle loro storie, ti dimentichi che fuori c’è un mondo ma, allo stesso tempo, loro ti parlano proprio di quel mondo.
D – Come vedi, o meglio, come recepisci la Poesia e i poeti?
R – Negli ultimi anni ho iniziato a leggere un pò più di poesie del solito. Ho anche diversi amici poeti, e con loro nascono sempre confronti interessanti. Della poesia apprezzo soprattutto la ricerca della parola giusta e la sua capacità di ibridarsi benissimo nei formati narrativi e nei nuovi media. In alcune circostanze alcune poesie possono essere delle sorprendenti fonti di ispirazione, in altre ti aiutano ad andare in profondità con la parola (che per uno scrittore è importantissimo). In linea generale, come per il cinema, il teatro e la canzone, anche la Poesia deve far parte dell’alimentazione di uno scrittore. E’ necessaria.
Francesca Rita Rombolà
Andrea Martina
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