Poesia e visione. Poesia e profezia. Quando la Poesia si fa visione? Quando la Poesia è profezia? E’ difficile dare risposte esaurienti a queste due domande, tuttavia si può tentare sempre di rispondere dicendo che la visione è un percepire poetico molto elevato sciolto da ogni legame tridimensionale e reale il cui manifestarsi entra pienamente nell’Aperto, cioè in una prospettiva cosmica dell’Essere rapportato alle cose e delle cose rapportate all’Essere.
Diversi sono stati i poeti “visionari” nel corso dei secoli, primo fra tutti William Blake, poi Dylan Thomas, o anche Arthur Rimbaud e Charles Baudilaire, e lo stesso Dante Alighieri, i quali hanno fatto delle loro visioni immaginarie e immaginifiche del mondo, della società, della bellezza o del male, della vita e della morte, dell’uomo in sé o dell’intera umanità una poetica del tutto particolare e recepibile, affascinante e misteriosa, talvolta enigmatica e oscura ma dall’impatto istantaneo, illuminante e trasfigurante per non dire addirittura folgorante.
La Poesia è poi profezia quando tutti i sensi, l’interiorità più profonda e inaccessibile vengono coinvolti in un ascolto e in un sentire che si manifestano in forme quasi soprannaturali proiettati in una sicura realizzazione, fattiva o di fatto, esplicantesi nel tempo; tempo che è sempre futuro e possibile solamente nel futuro. In questo senso il re Davide, nell’antico Israele, ha trasmesso al mondo la sua poesia come una profezia portatrice della verità ed essenza di verità. Il filosofo – poeta Tommaso Campanella, nella sua opera utopistica “La Città del Sole”, ha unito il suo sguardo penetrante all’interno degli eventi a un linguaggio poetico carico di metaforica sublimità.
I poeti Friederich Holderlin, Rainer Maria Rilke, lo stesso Friederich Nietzsche hanno sviluppato e mostrato all’umanità il loro pensiero, a volte sotto forma di visione e a volte in veste di profezia, il loro poetare, la propria intensa percezione e la propria inaudita capacità di trasfigurazione e di luminosa o tenebrosa metamorfosi dell’atto poetico. Dunque, visione e poesia; poesia e profezia in una ideale e preternaturale unità – sponsale. Fonte e scaturigine. Rivelazione di cose future e trascendente cambiamento – completamento in una continua titanica tensione di stati dell’animo e dell’umana compagine verso la perfezione che al Divino anela. La Poesia, tra visione e profezia, raggiunge il suo culmine. E non abbisogna davvero più.
PROFONDAMENTE NELL’OCCHIO
Luce e buio
luce intensa e accecante
buio di fitte tenebre,
buio o luce
buio soffuso e larvale
luce sottile e mistica.
Il mondo e le sue genti
attimi di umanità
ampi squarci di cieli e terre
doloroso percepire
ecco, nuovi cieli e nuove terre
città sommerse e civiltà distrutte
dove si cela il mistero?
Dove il senso?
Ho udito. Ho visto.
Non c’è un tempo
non c’è uno spazio
forse dimensioni di universi altri.
Profondamente nell’occhio
ancora più profondamente
nella mente
ma tutto si dispiega
nell’anima,
ed è custodito dal cuore.
Francesca Rita Rombolà
Nessun commento