Per la fisica quantistica tutte le radiazioni elettromagnetiche sono composte di fotoni (cioè luce allo stato puro). Questi si raggruppano in un’ampia varietà di energie: da quelle estremamente energetiche dei raggi gamma, a onde cortissime, a quelle estremamente non energetiche delle onde radio lunghissime. In una qualunque banda di radiazioni in cui l’energia raddoppia, passando da un margine della banda all’altro (o la lunghezza d’onda raddoppia nella direzione opposta), si ha un’ottava. I raggi elettromagnetici sono compresi, in tutta la loro ampiezza, in linee di ottave, e la luce visibile occupa una posizione più o meno a metà strada.
Ogni cosa (oggetto, pianta, animale, uomo, essere animato o inanimato) che non abbia una temperatura pari allo Zero Assoluto (cioè -273° Kelvin) emette fotoni su un’ampia varietà di energie. Relativamente pochi agli estremi della banda e il massimo verso il centro. Nel caso di cose (oggetti o entità) molto fredde, freddissime, prossime ai -273° Kelvin (lo Zero Assoluto), la radiazione massima è molto spostata nella regione delle onde radio. Nel caso di cose a temperatura ambiente (come noi esseri umani, ad esempio), la radiazione è situata negli infrarossi a onde lunghe. Non vi è, dunque, energia, luce a -273° Kelvin. Di conseguenza, non vi è vita allo Zero Assoluto.
Un’antichissima leggenda del popolo Inuit (popolazione oggi di poche migliaia di individui che vive tra i ghiacci della Groelandia in condizioni climatiche davvero proibitive per il freddo) racconta che in origine il mondo era così freddo e così buio, talmente buio che il ghiaccio il quale lo ricopriva ovunque appariva nero come le tenebre assolute. Allora il dio (la Divinità Suprema) senza nome o forma, custode della Parola Vivente, che vive nelle lontanissime regioni della luce, decise di spezzare l’immane tenebra freddissima che teneva avvinchiato a sé il mondo tutto. Provò e riprovò in molti modi e con molti mezzi, senza mai riuscirci
“Cosa può scalfire o penetrare ormai più le tenebre assolute e il freddo assoluto? L’ultimo mezzo che mi rimane e del quale non ho fatto uso è la Parola Vivente. Ma la Parola Vivente da sola non basta a realizzare un evento così inaudito e impossibile. Bisogna che questa si trasformi in vibrazione sonora e la vibrazione sonora in canto. Sì, che la Parola Vivente diventi canto”. Pensò il dio (la Divinità Suprema) senza nome o forma. Fece così un qualcosa che mai aveva fatto prima: dotò le proprie corde vocali di onde luminose, e donò alla sua voce timbro e voce colme di una sonorità di un calore diecimila volte più forte e più intenso di quello del fuoco, centomila volte più rovente di quello del sole. E cantò. Compose il Poema della Luce e della Vita. E il giaccio brillò e si colorò di trasparenze opalescenti. Il freddo si trasformò in calore. Le tenebre scomparvero. Egli trasmise agli uomini la potenza della Parola Vivente. Elargì loro il dono del poetare affinché lo custodissero per sempre.
Il Poema della Luce e della Vita
Freddo inaudito
e impossibili tenebre,
va il mondo
o ritorna allo Zero Assoluto
ma può il poetare
in mezzo agli uomini
e per gli uomini intonare
il Poema della Luce e della Vita.
Francesca Rita Rombolà
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