Ho appena terminato la lettura dell’ultimo libro dell’amico poeta Mauro Germani, “PRIMA DEL SEMPRE – Antologia poetica 1995 – 2022” (Puntoacapo Editrice, 2024), e ne esco, come sempre, appagata, entusiasta e insieme sconvolta … sì certo, in quanto la scrittura, ma soprattutto il linguaggio poetico, di Mauro Germani ha un impatto molto profondo e profondissimamente intenso su di me: sembra pizzicare (forse non lo sembra, posso tranquillamente dire che lo fa) le corde più nascoste del mio “violino interiore”
I poeti e i filosofi della Grecia antica sostenevano che la Poesia è, tra le altre cose, pharmacon, cioè rimedio, cura non solo dell’anima e dello spirito ma dell’intero essere sofferente di inquietudine e di mancanza di senso, carente di ricerca e di significato intorno a sé e alle cose della terra e dell’intero universo; una cura e un rimedio molto naturali, umili e semplici che tuttavia sono portatori occulti di un qualcosa di imperscrutabile e di inafferrabile proveniente – comunque – da un Altrove. Nei millenni e nei secoli la Poesia ha più o meno mantenuto questa connotazione intrinseca presso tutti i popoli e le civiltà, anche se proprio nell’ultimo secolo, trascorso da poco, ha perso molto delle sue meravigliose caratteristiche originarie.
Cosa è oggi la Poesia, nel terzo millennio dell’era cristiana? Può essere, o almeno vista come, pharmacon dell’essere terribilmente smarrito e quasi costantemente sull’orlo del baratro? A leggere e a meditare la poesia di Mauro Germani direi di sì. Il suo percorso poetico è un divenire costante che ingloba e trasforma ogni tipo di vissuto, e ventisette anni (1995 – 2022) di “cammino dell’anima e del linguaggio” non sono pochi … E’ un traguardo il suo? Un punto di arrivo? Il suo linguaggio ha scavato e ha raccolto, si è affilato e si è affinato, ha inciso e ha cesellato, poiché il linguaggio in poesia se non è tutto, è quasi tutto.
E’ canto il suo andare irto o lineare. Talvolta è visione che apre ampi squarci nel buio come un vento di luce che passa radente e trasfigura l’esistenza. Cielo e terra comunicano. Dio e uomo si ritrovano in un eterno presente “prima del sempre” (il particolare – degli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina in Vaticano – del dito di Dio, datore di vita e di impossibile potenza, prossimo a quello dell’uomo ancora inerte purtuttavia pronto a ricevere la “scintilla divina” dal suo Creatore) per additare, nel misterico silenzio che parla, la via, la verità, la vita … Sì, perché Mauro Germani, durante questo inaudito percorso dell’anima e dello spirito, come il miste che rinasce e si rinnova, ha trovato la fede nel dio cristiano, in Gesù Cristo Salvatore dell’uomo e Rigeneratore dell’Universo (il Cristo Pantocrator della tradizione bizantina), lo confermano poesie quali “Sei tu la domanda” da “Terra estrema” (2011) pag. 107; o “L’altare” e “Il segno” da “Prima del sempre” (2020 – 2022) pag. 138 – 139; o anche “Dono estremo”, ibidem, pag. 141.
Il poeta Charles Baudelaire, nella sua dolorosa e lacerante laicità, pur diceva che “il peso della vita ci costringe al suolo, ma l’anelito dell’anima, espresso dalla poesia, ci proietta verso il Cielo”; tu, caro amico Mauro, a differenza di molti altri poeti e scrittori sparsi nel tempo della Storia, hai trovato la meta, e oltre la meta una dimora: la casa del Padre. Non posso che essere felice per te e gioire con te di ciò, per l’affinbità di spirito e di linguaggio che ci accomuna.
Concludo questa brevissima, e quasi epifanica, riflessione riportando di seguito la prosa poetica che apre l’antologia, “Il fuoco e la cenere I” da “L’ultimo sguardo” (1995) pag. 7:
Il fuoco e la cenere
Sei prima dell’alfabeto, prima del volto. Tremi/nell’erba bianca dei sogni, e un respiro attraversa/la valle del mondo, diviene il tuo sguardo, il silenzio/di noi, ancora, nel tempo dei fuochi.
Francesca Rita Rombolà
Nessun commento