I popoli parlano, le nazioni hanno una loro lingua ufficiale, le genti si esprimono in dialetti e in idiomi propri. L’uomo, il genere homo, l’homo sapiens sapiens parla, comunica, si esprime; e con ciò e per ciò ha costruito e costruisce la civiltà e le civiltà. Molti e differenti sono i linguaggi, ma determinati i suoni che formano le parole e articolano la lingua. Il linguaggio avvicina all’altro. Il vicino e il lontano, per mezzo della lingua, sono esseri umani che guardano il cielo e oltre il cielo. La parola sente, percepisce, esplica infine la presenza (di Dio, degli dei, del destino, del Tutto è inerente all’individuo e alle sue credenze). Le lingue dei popoli sono innumerevoli, molte estinte perché le etnie non sono ormai più da secoli; molte parlate ancora da pochi; moltissime veicolo di comunicazione orale per milioni e milioni in tutto il mondo. Le lingue si evolvono, si trasformano, diventano irriconoscibili e nuove, seguendo un percorso più o meno analogo alle civiltà che nascono, crescono, si sviluppano e scompaiono come ogni cosa nell’universo conosciuto (le galassie, i sistemi solari, le stelle simili al sole o diverse dal sole, i pianeti).
L’uomo è l’unico animale che parla (sulla terra e sembra nell’intero sistema solare), e perciò può esprimere (a differenza degli altri animali) le proprie passioni, i propri sentimenti che sono universali ma possono essere tradotti e compresi in tutte le lingue, i dialetti, gli idiomi della terra. Vi è dolcezza o asprezza nei toni di un linguaggio, spesso o talvolta un misto di entrambe che denotano il carattere, e le caratteristiche peculiari, di una persona (uomo o donna), di un’appartenenza importante ma sofferta, felice ma incomprensibile e oscura.
Il mistero della lingua, la magia del parlare … è bene che sempre restino tali, cioè mistero e magia; perché solo così “l’umanitas” dell’homo sapiens sapiens potrà mantenersi integra e a lungo.
La magia più grande e il mistero più recondito
Cos’è la lingua?
Un abisso?
La scia infinita di una meteora?
Un suono scaturì dalla luce
quella luce primordiale
che annientò le tenebre.
Nacquero le stelle
i mondi in evoluzione,
il respiro, la vita.
E infine l’uomo parlò.
E creò con la parola
realtà immaginifiche
dimensioni altre
segni che si librano
oltre lo spazio e il tempo.
Una soltanto fu la lingua.
Ma poi vennero i linguaggi
la contesa, la guerra.
L’uomo costruì e distrusse,
amò e sorrise
pianse e si fece più umano.
E’ ancora potenza il linguaggio?
Sì, da sempre. E per sempre.
E si trasforma in idiomi parlati
da milioni e milioni
popoli nazioni razze civiltà
molteplicità di accenti
profusione di espressioni
dolcezza o asprezza dei toni.
Ma la magia più grande
e il mistero più recondito
è che io parlo e tu, voi
l’altro: il vicino e il lontano
sentiamo, percepiamo, viviamo
tutti insieme e ciascuno separatamente
a suo modo
i sentimenti e le passioni
la gioia e il dolore
tradotti in tutte le lingue
i dialetti, gli idiomi della terra.
Francesca Rita Rombolà
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