Auschwitz, 1945 – 2025, per non dimenticare mai ciò che l’uomo può fare all’uomo

27 Gennaio 2025

L’entrata di Auschwitz

Auschwitz, 1945 – 2025, per non dimenticare mai ciò che l’uomo può fare all’uomo. Per capire e, allo stesso tempo, non voler capire perché. Per continuare ad essere sempre, nel bene come nel male, umani e riuscire a conservare la propria dignità di esseri viventi sotto il cielo. Per fare memoria di ciò che il passare del tempo e l’incuria degli uomini potrebbe cancellare o rimandare in un oblio senza speranza. Per consentire alla morte di essere vera morte e alla vita di essere vita vera. Per non dimenticare sì, mai niente di quello di più caro, e di più intimo, che ci appartiene comunque.

MEMORIA

Perché ricordare

la mano che ti ha colpito

al volto e ti ha fatto sanguinare?

E l’arma, di ferro, di pietra

di titanio che ti ha tolto

la vita nel fiore degli anni?

E la bomba che ha raso

al suolo la tua casa

e la tua città

mettendo fine ai sogni

di fanciullo e all’innocenza

di bambino esili e forti

sulla terra?

Uno strano nome

ha da quel giorno lontano

di gennaio

il simbolo del male,

luogo e insieme non – luogo

in cui milioni e milioni

persero la gioia e il dolore

di essere umani fra umani

e altri di dirsi umani

nell’umano andare per il mondo.

Otto i decenni trascorsi

proprio oggi

quando occhi in carne e in spirito

videro gli orrori perpetrati,

la miseria, la morte senza morte.

La libertà è il segno

più recondito e reale

dell’umano genere,

essere liberati

da qualcosa e da qualcuno

è sempre un ritorno alla vita

dalle propaggini del sepolcro.

La memoria, il ricordo

non devono mai disperdersi

come pula di frumento

nel vento.

Se io non ricordassi più

i miei cari portati via

dall’ultimo fatale trapasso,

se io non facessi più memoria

del loro essere stati qui:

a camminare, a parlare

a ridere o a piangere con me

sarebbero vuoti i giorni

e dure di un letale sonno

le notti.

Il tempo, ahimè, è una freccia

che scorre solo in avanti

sotto il sole,

gli attimi soltanto

li porti e li porterai

con te nel palmo

della mano.

Francesca Rita Rombolà

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