Certi libri ti colpiscono subito fin dalle prime pagine… li apri, li sfogli, inizi a leggere, un qualcosa di indefinibile ti pervade l’anima e il cuore e capisci che vivrai un’esperienza, in un certo qual modo, sconvolgente ma comunque bella sì. Per me è stato così nel leggere il volume “Karen Blixen, il coraggio, l’amore, l’ironia” (Ares Edizioni, 2024) di Rossella Pretto. Forse è un saggio, forse una biografia un po’ romanzata sulla vita della famosa scrittrice danese Karen Blixen (quella, per intenderci, che ha scritto il romanzo “La mia Africa” dal quale è stato tratto un film di successo, negli anni Ottanta del secolo scorso, con Robert Redford e Meryl Streep), forse un mix di tutto ciò, o forse niente di tutto ciò perché travalica tutto ciò andando oltre. Su Karen Blixen sono stati scritti volumi e volumi, in Italia e nel mondo; questa danese dalla “penna scorrevole”, aristocratica e anticonformista, diventata scrittrice per amore e per “recondito bisogno interiore”, è stata un personaggio fuori dal comune e per le opere che ha scritto e per, soprattutto, la vita di avventuriera e di “donna libera e indipendente” che ha vissuto, un modello quasi per ogni donna, non solo che scrive, o che aspira a scrivere, che vuole vivere pienamente e intensamente la propria vita “di donna” in un mondo difficile, pericoloso, inindulgente e mai completamente propenso a comprende (anche oggi, certo) le nostre esigenze e le nostre istanze (quelle di noi donne sì).
Dunque, che cos’ha di nuovo o di diverso il volume di Rossella Pretto su Karen Blixen? E’ scritto con l’anima e con il cuore davvero, in primis, lo si vede, lo si capisce, lo si percepisce. La sua scrittura fluisce sicura come un fiume che, senza affrettarsi, va verso la foce: una scrittura limpida, chiara, vibrante. Viva. Un’autentica meraviglia per i lettori! Un’autentica meraviglia in sé! E la prima cosa che mi viene in mente per tentare di definirla è: un gioiello prezioso dentro uno scrigno chiamato libro.
“Karen Blixen era nata sotto la stella dell’ambivalenza, che si evidenzia anche nei tratti paradossali del carattere: affascinante e ombrosa, eccentrica e complessa anche per chi le si voleva avvicinare o era intenzionato ad amarla”. Poche righe, pag. 179 – 180, in cui Rossella Pretto ne traccia con maestria il carattere. O anche, pag. 190 – 191: “Sii fedele alla tua storia – viene detto in un altro dei racconti (“Ultimi racconti” di Karen Blixen), “La pagina bianca” – perché, là, parlerà il silenzio e perché è nella pagina bianca che si potrà leggere la storia più profonda. ( … ) Ci sarà qualcuno che differirà dagli altri e che avrà scelto di mancare alla sua identità per rimanere testimonianza primigenia, emblema di un narrare che si ripete e da cui trarre spunto o davanti a cui cadere in preghiera. Ecco Karen Blixen. La sua missione”.
Rossella Pretto narra, e sa narrare, in questo libro, e trasmette la propria passione e il proprio amore per la grande danese: “( … ) Lui la portò a guardare l’Africa dall’alto, le colline, le grandi pianure dove correvano liberi gli animali selvatici, i branchi di zebre al galoppo, la piantagione, i cespugli del caffè e i villaggi degli indigeni, la sua casa … ( … ) E così, tra safari, coltivazioni di caffè e ngomas, la fantasia della Blixen si arricchì di una nuova modalità narrativa – questa del resoconto autobiografico rimarrà un unicum nella sua produzione – che le permise di aprirsi a un respiro diverso. ( … ) Ma con una libertà inaudita, la libertà del creatore o del sognatore che solo la notte africana può regalarle”. (pag. 111 – 114). Ciò a proposito del vissuto della scrittrice in Africa e della sua amicizia con l’inglese Denis Finch Hotton, che ella, in fondo, amerà per tutta la vita.
L’esotismo soffuso impregna ogni parola: di spezie, di mistero, di primigenio, di sconosciuto, di libertà (non dimentichiamo che siamo agli inizi del Novecento, e per una donna, anche se nobile e benestante, è ancora molto lontano il giorno in cui può vivere la sua vita in solitaria indipendenza da consuetudini, da mentalità consolidate, da una società che la vuole tutta casa e famiglia, sottomessa ad un destino ineluttabile). “Karen Blixen, il coraggio, l’amore, l’ironia” ben descritti, ben sviluppati, nella loro complessità e in ciò che di controverso possono avere, tutti e tre: coraggio, amore, ironia, che in Karen Blixen sono stati i “compagni inseparabili” di un’intera esistenza. E poi lo scavo psicologico che la penna di Rossella Pretto sa effettuare sapientemente, restituendoci un’autenticità dolorosa che “tocca” la sensibilità di chi ha vissuto esperienze dolorose simili a quelle di Karen Blixen ( come a pag. 230). “( … ) Ed ecco anche Tanne (Karen Blixen) che gioca poco più in là, il broncio e lo sguardo ombroso. E’ giusto una bambina che ha appena perso il padre e passa qui molto tempo, tra le donne e il loro senso del decoro e della morale, perché Wilhelm ( il padre) l’aveva abbandonata e nessuno la capiva. Pendere sui dirupi sentendone la vertigine, già a dieci anni … “. Non posso, allora, non ricordare, io, la “mia personale vertigine” quando ho perso il mio amato padre a undici anni! Scriverà anche Rossella Pretto, a pag. 253: “Il mythos. Il suo, lei lo ha lasciato sulla terra, ha onorato la casa dei padri guardando a quella dei figli: coraggio, ironia, amore. Ha ricevuto la parola del padre e l’ha piegata a divenire racconto. Il senso è nella storia. Raccontala, raccontatela. E continua a dar credito allo sguardo che scava. Tra i muri verdi dei morti. Coraggio. E’ tutto lì. Apri gli occhi e accetti la sfida, la guardi e ti alzi. Ti frughi nella tasca. Ne estrai una ghianda. L’ironia del mondo, la sua tela di coincidenze e che annoda il senso. E nodo dopo nodo, ne fa un arazzo dove leggi le parole delle streghe che portano fino alla ghianda di Hillman, il nucleo incandescente dell’Essere: torni sempre lì, dove tutto ribolle e chiama a un destino. Da quella parola, da quella ghianda, Karen, hai tratto la tua quercia, il tuo discorso. L’albero, questo, tra le cui radici riposi dopo la tempesta della vita ( … )”. Linguaggio colmo di una poeticità nitida, asciutta, priva di fronzoli inutili. E infine, a pag. 222: ” ( … ) Morì di denutrizione il 7 settembre 1962. Non ebbe paura neanche di fronte alla morte. In fin dei conti, era stata sempre sua ospite”.
Il libro è composto da sei capitoli, più una sorta di epilogo – tour dal titolo: “Coda – Viaggio intorno a Rungstedlund” (dimora di famiglia della scrittrice baronessa, circondata da un parco – riserva naturale di ornitologia), con bellissime foto incluse: “luogo di interni ed esterni”; un pellegrinaggio quasi che Rossella Pretto ha voluto compiere di persona in Danimarca per guardare anche “con gli occhi della carne” i luoghi atavici, ed endemici, di una Karen Blixen nordica e matriarcale. Credo, alla fin fine, che solo una donna avrebbe potuto scrivere, con tale phatos e precisione, di un’altra donna.
A conclusione di questo mio “tour imperfetto e veloce” intorno al libro “Karen Blixen, il coraggio, l’amore, l’ironia” di Rossella Pretto, e in occasione della Festa della Donna (oggi, 8 marzo), è quasi doveroso, per me (ed irresistibile “impulso”), scrivere pochi versi dedicati a Karen Blixen … e a tutte le donne.
PER NOI RADICE DI LIBERTA’
Dalla terra degli scaldi
e delle rune,
aurora boreale
che ha illuminato
i freddi cieli del Nord;
eppure i grandi spazi
e i grandi silenzi
gravidi di sommessi suoni
la vastità maestosa dell’Africa
hanno alleviato
l’inquietudine dell’anima
e la tristezza di un cuore
che ha solo amato
e desiderato amore.
O tu donna – sì donna –
che hai narrato
e raccontato
tutte le storie possibili
giocando con la vita
e danzando
in compagnia della morte
sii – ancora e sempre – faro
per noi radice di libertà
su tempestosi flutti
che portano
il nostro impavido genere
verso i mondi inesplorati
dell’immaginario
e del lucido sogno.
Francesca Rita Rombolà
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