” Non Dio, non l’ anima, non l’ inferno e non il paradiso, ma l’ uomo di fronte a se stesso con le sue sole forze, responsabile di ogni suo atto, artefice delle sue vite a venire e della fine assoluta di ogni suo divenire: il Nirvana. “
Budda Sakyamuni
Quasi tutti i personaggi delle opere dello scrittore tedesco herman Hesse (1877 – 1962) sono esseri inquieti, bisognosi di certezze, cercatori implacabili dell’ Assoluto, ovverossia di una verità anche banale su cui poggiare nella relatività e nella contingenza che consumano il mondo e la vita. Se qualcuno di loro riesce a trovare un punto di riferimento esistenziale quantomeno stabile, è solo e sempre in se stesso che questo alberga nascosto in attesa di essere tirato fuori. SIDDHARTA è forse l’ opera più popolare di Herman Hesse. Generazioni di lettori giovani e meno giovani ne sono stati influenzati a livello spirituale e si sono sentiti come liberati da un peso inconscio intellettuale che gravava sulle diverse scelte da fare nella vita. Forse con SIDDHARTA, Herman Hesse ha raggiunto la piena maturità artistico – letteraria per non dire spirituale, è ovvio. Romanzo o ricerca interiore sotto forma di scritto dal gusto filosofico, lo stile di SIDDHARTA è comunque ineccepibile: scorrevole quanto basta, dal linguaggio profondo eppure quotidiano per ciò che di quotidiano si presenta via via da affrontare e superare o da respingere subito. Grande merito di Herman Hesse, per quel che riguarda questo libro, è l’ aver saputo integrare e conciliare il pensiero occidentale con quello orientale, in una visione non troppo ascetica, tipicamente orientale; non troppo pragmatica tipica di un Occidente in perenne conflitto con le idee e con le cose. Siddharta è uno degli appellativi del Budda. Figlio di re ed erede al trono, della famiglia Gotama e della nobile stirpe dei Sakya ( da cui anche l’ appellativo di Sakyamuni ), egli ha appena trenta anni, una moglie e un figlio quando, dopo molte segrete visioni e intensi tormenti interiori, ha la rivelazione della verità di questo mondo e lascia tutto per diventare il solitario, il cercatore dell’ illuminazione interiore per se stesso e per gli uomini. Siddharta comprende che il mondo è dolore perchè instabile, perituro; cosìcchè la pace può trovarsi là dove tutto è eterno. Ma la pace non la si può ottenere sottraendosi alla legge della trasmigrazione ( il Samsara ) dell’ anima, cioè nel raggiungere un equilibrio tale da non dover rinascere più in qualche forma della Natura ( animale o pianta ) ma, nell’ anima stessa dell’ Universo ( il Nirvana ). L’ Assoluto è per il Budda ( l’ Illuminato ) il Brahma, cioè l’ Universo, Dio; mentre l’ anima individuale, l’ interiorità dell’ io è l’ Atman. L’ Atman, o anima dell’ uomo, se raggiunge la sua massima perfezione si fonderà totalmente con l’ anima del mondo, Brahma o Dio. Perciò, quando ogni desiderio e ogni cupidigia, ogni volontà di vivere nel dolore e nel mondo sono del tutto estinte nell’ uomo, quest’ ultimo entra nel Nirvana, che può forse essere riassunto in quanto segue: annichilimento o estinsione definitiva di tutti i nessi causali che conducono alla continua rinascita nel nostro mondo; consapevolezza della nullità degli elementi naturali la cui aggregazione conduce alla vita; liberazione assoluta dal dolore; raggiungimento della pace eterna nel seno dell’ Universo o di Dio. Vive, nitide e piene di pace contemplativa sono le immagini, intercalate dal ritmo armonioso della prosa, che Herman Hesse presenta al lettore in SIDDHARTA. Le avventure mondane di Siddharta, prima di raggiungere l’ illuminazione e diventare il Budda, in particolare l’ amore della cortigiana Kamala, sembrano costituire l’ episodio più vivace e brillante del racconto. Le pagine più poetiche e toccanti del libro sono forse quelle dedicate al grande fiume che scorre lento ( forse il Gange? L’ Indo? Il Bramaputra? ) sotto i rami ricurvi di alberi giganteschi e secolari e parla col suo mormorìo dolce e senza tempo ai due vecchi barcaioli, che passano le ore seduti su una panca davanti alla loro capanna immersi nell’ intimità dell’ amicizia, con gli occhi inondati di felicità e rivolti al fluire delle acque, in una serena contemplazione che sa ascoltare e capire la lingua della Natura. Il Siddharta protagonista di questo scritto di Herman Hesse, vive ogni esperienza che la vita offre, ma alla fine riesce a sconfiggere il Samsara senza una rinuncia dolorosa e malinconica. Egli, in sostanza, attraversa la vita e ne emerge colmo di pace profonda ed eterna.
Kurt Cobain, leader e cantante di un famoso gruppo musicale americano, ha scelto il nome NIRVANA per il suo gruppo perchè esprime un concetto di pace totale, completa, assoluta sia dell’ anima, sia dello spirito, sia dei sensi, dopo aver letto più volte, rimanendone estasiato, il libro SIDDHARTA di Herman Hesse. Il gruppo musicale dei NIRVANA ha elaborato un nuovo genere musicale: il Grunge ( parola slang, cioè dialettale, americana un pò controversa poichè significa letteralmente: cosa rivoltante o persona repellente, insopportabile), chiamato anche Seattle sound dalla cittadina, nello stato di Washington degli USA, dove nasce a partire dalla seconda metà degli anni ottanta del secolo scorso. Il Grunge, soprattutto l’ inconfondibile sound dei NIRVANA, si propone quale fusion di vari generi musicali, principalmente l’ heavy metal, il punk rock e l’ hard rock. Il suo messaggio sembra essere un chiaro segno di insofferenza verso una società e un mondo sempre più disumanizzati, ipertecnologici, presi nel vortice del consumismo e del materialismo, assuefatti al culto del denaro assurto a divinità imperante dapertutto. La voce quasi graffiante e cavernosa, l’ aria innocente e un pò infantile di Kurt Cobain, insieme alla sua tragica morte per suicidio e in età giovanissima nel 1994, hanno fatto dei NIRVANA e del suo cantante una leggenda la cui eco non sembra ancora spegnersi.
Francesca Rita Rombolà
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