“(…) Le due opere presentano numerosi rimandi letterari espliciti ad altrettante opere della letteratura, principalmente inglese(…). Se si analizza Espiazione dal punto di vista dei generi letterari, si può notare che si caratterizza per una grande mescolanza di generi. L’incipit da visionari squarci adolescenziali che passano poi attraverso un vero dramma sentimentale in piena regola. C’è poi un’ampia porzione del racconto costituita da memorie e racconti di guerra che hanno il sapore di una cronaca sempre viva (…). Anche in Ritorno a Brideshead sono presenti riferimenti a testi letterari e scientifici (…). L’ispirazione di Evelyn Waugh per il romanzo è costituita da episodi della sua vita. Il castello di Brideshead, figura centrale, sarebbe stato ispirato dalla tenuta di Madresfield Court, tenuta di William Lygan, settimo conte Beauchamp. Waugh fu un ospite frequente nella dimora.”
Brano abbastanza esauriente e con una completa capacità di analisi, esposto in un linguaggio essenziale e sobrio, mai arido o ridondante, senza artificiosità alcuna, plastico quanto basta per essere letto e compreso dalla più varia e vasta gamma di lettori, e non è da poco per un testo di critica letteraria. Il brano è tratto dal libro “FLYTE & TALLIS ritorno a Brideshead ed Espiazione: una analisi ravvicinata di due grandi romanzi della letteratura inglese” di Lorenzo Spurio. L’intero libro, dal principio alla fine, ha le stesse caratteristiche del brano su riportato ed è, perciò, fluido e scorrevole e di piacevole lettura. Ma soffermiamoci per un attimo sul titolo e il sottotitolo del volume. Flyte, che è il nome dell’antica e nobile famiglia protagonista di RITORNO A BRIDESHEAD di Evelyn Waugh; Tallis, che è il nome della villa o tenuta dove, invece, si svolge la vicenda di ESPIAZIONE di Ian McEwan. Credo che già da ciò si dovrebbe capire bene l’intento di Lorenzo Spurio in questo libro: l’analisi che egli fa di questi due grandi romanzi della letteratura inglese è veramente ravvicinata, il nome della famiglia aristocratica, nell’uno, e quello della villa, nell’altra, sono quasi l’annuncio di un programma che sarà svolto nei minimi particolari e con una certa professionalità. Infatti, Lorenzo Spurio dà una descrizione sempre dettagliata e precisa di ogni cosa, persona o oggetto, presente nei due romanzi, e non solo; scava, si inoltra, porta alla luce la plurima presenza di simboli, cercando di carpirne il significato o i possibili significati anche più oscuri e misteriosi. Indicato e, direi, riuscito il raffronto-collegamento con una tradizione del tutto particolare della letteratura inglese. Egli ha visto e ha compreso come i due romanzi contengono nella propria struttura narrativa, o anche nell’atmosfera che li pervade, nell’agire e nel mostrarsi dei personaggi, nel senso di ineluttabilità e di mistero che sembrano sempre aleggiare intorno qualcosa del romanzo gotico tipicamente inglese; del senso di colpa e del modo di recepirla, prima, e di espiarla, dopo, che fa parte della tradizione inglese letteraria (molto significativa, al riguardo, la citazione e l’accostamento con LA BALLATA DEL VECCHIO MARINAIO di Samuel Coleridge); di una sensibilità religiosa, a volte bigotta, che condiziona lo stile di vita, che tanto ha di un modo di rapportarsi al mondo tutto anglosassone; di una società dove la distanza fra classi è alquanto marcata (l’aristocrazia al vertice, la classe operaia o la piccola borghesia alla base) che è sempre stata (forse lo è ancora?) una peculiarità dell’Inghilterra di ogni tempo. Le componenti artistiche e architettoniche, sia degli interni sia degli esterni, vengono analizzati da Lorenzo Spurio con un senso quasi di maestosità e di ammirazione; ne è un esempio questa descrizione che riporta nel volume a proposito del castello o villa di Brideshead: << Era un corso di estetica vivere tra quelle pareti, vagabondare da una stanza all’altra, dalla biblioteca Soanesca al salotto cinese, scintillante di pagode dorate e statuette con la testa ciondolante, tappezzeria dipinta e lavori ornamentali. Chippendale, dal salone pompeiano all’atrio vasto e coperto di arazzi rimasto immutato, com’era stato disegnato duecentocinquanta anni prima>>. La biografia di ciascun autore, riportata alla fine del testo, conferisce a tutto l’insieme una nota di partecipazione e di riconoscenza nonché di simpatetica vicinanza, anche perché Lorenzo Spurio cerca di comprendere ciò che hanno vissuto e realizzato Ian McEwan ed Evelyn Waugh nel corso della loro esistenza travagliata o meno. Ci piace concludere osservando la copertina del libro: una foto che riproduce la dimora di Philleigh Manor House, in Cornovaglia (Inghilterra), antica dimora nobiliare, un po’ avvolta nel mistero, un po’ sonnolenta e fuori dal tempo quasi una Sfinge di pietra circondata dal verde, così naturale ed endemico nella campagna inglese, con il cancello di entrata “aperto” forse per svelare, a tutti o a pochi soltanto, i propri secolari segreti.
Francesca Rita Rombolà
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