“(…) Il generale Amilcare Barca si divincolò dall’abbraccio del figlio, prese Annibale per mano e lo portò davanti all’altare che in ogni casa cartaginese era dedicato a Baal, la divinità suprema dei fenici, il Baal di Tiro: il dio dei padri e dell’eternità. Davanti al nume tutelare, il generale disse al figlio Annibale <<Adesso tu farai un giuramento. Un giuramento solenne>>. Annibale fu percorso da un brivido. In quel momento, l’entrata nel mondo oscuro degli uomini significava troncare di netto i vaghi sogni dell’infanzia per fare di quel bambino di nove anni uno strumento dedicato alla guerra. Il giuramento di Annibale sta a significare che, da quell’istante, egli si votò all’odio contro Roma, ad essere per sempre nemico del popolo romano: << Odierò i romani, come essi mi odieranno >>. Fece questo giuramento solenne toccando la pietra dell’altare. E non dimenticò mai più il vincolo sacro di quel gesto (…)”. Brano tratto da ANNIBALE di Gianni Granzotto Annibale, della potente famiglia cartaginese dei Barca la cui radice fenicia ha il tremendo significato di “fulmine”, fu uno dei più grandi e più geniali generali e strateghi militari di tutti i tempi. Egli è da sempre considerato un vero e proprio genio…