Abbiamo incontrato Damián Edgardo Benjamín Katz nell’aprile del 2009 a Tropea in occasione della premiazione al Premio Internazionale di Poesia “Tropea: Onde Mediterranee” alla quale ha partecipato come primo classificato per l’Onda VI – Poesia del mondo. Durante i pochi giorni di sua permanenza in città abbiamo avuto modo di conoscere l’uomo, di apprezzare il poeta. Abbiamo visto in lui la semplicità, la curiosità, la gioiosità, la giovialità, l’amicizia pura e sincera, la spontaneità, la forte personalità. Ma pure quel desiderio di vivere con intensità le emozioni derivate da un lontano passato, mai dimenticato, che ha tragicamente coinvolto la sua famiglia in Europa durante la persecuzione nazista contro gli ebrei. L’abbiamo visto passare sotto l’arco di Traiano, toccare, carezzare con mani tremanti le pietre della diaspora, della sofferenza, le pietre della storia. L’abbiamo visto avvolgersi in due bandiere, quella argentina e quella italiana, l’una simbolo di speranza nel futuro, l’altra fonte di cultura, di civiltà, di storia. L’abbiamo visto chiedere e capire, e abbiamo capito Damián come uomo, come poeta, come amico. In quell’occasione abbiamo fatto a lui alcune domande, quasi un’intervista, che vi proponiamo in lingua castigliana, la sua lingua, e nella traduzione italiana (non perfetta) di Daniela…