Forse un racconto lungo, magari un romanzo breve, “L’Abbraccio” di Ernesto Masina è un’opera che si legge con una certa levità e linearità e una capillare piacevolezza che riescono ad accompagnare e a guidare dalla prima pagina fino all’ultima. C’è un Lui e c’è una Lei a scandire puntualmente ogni capitolo (o capitoletto) nel solco di una sorta di sfogo quasi epistolare tra una coppia forse nemmeno più in crisi in quanto ormai il passo è stato fatto e la rottura appare davvero irreversibile. Lui è Marco, Lei è Elena, ma chiamata da tutti Lena. Lui è maschilista quasi in tutto: nei gesti, negli atteggiamenti, nella mentalità, nel modo soprattutto di relazionarsi con l’altro sesso, nell’intimità più recondita con Lena; lavora nel campo degli investimenti finanziari e talvolta sembra lasciarsi trascinare dal valore assoluto del denaro sminuendo i sentimenti, anche quelli più importanti per un essere umano. Lei ama il teatro e lavora nel campo del teatro, ama l’arte e l’eterno femminino che la permea e la suggella. Se in un primo momento la storia dei due appare solida e dentro la cornice di un amore vero e scevro da nubi fosche, con il passare del tempo piccoli indizi contrari…
Ernesto Masina ha pubblicato “L’orto fascista”, che non è e non vuole essere un libro storico o politico: è una tragicommedia che a volte sfiora la pochade. I giornalisti de “la Stampa” hanno collocato questo libro nel sito “Lo scaffale” dove vengono ospitati solo libri che non dovrebbero mancare in ogni biblioteca famigliare. A questo suo primo libro, ha fatto seguito “Gilberto Lunardon detto il Limena”, che ha avuto altrettanto successo. Ha poi pubblicato “L’oro di Breno”, che completa la trilogia. Decide, quindi, di cambiare genere, ed ha tentato di scrivere un “giallo”. Lo fa con “Il sosia”, che è piaciuto molto ed ha ricevuto molti consensi di critica e di pubblico. Francesca Rita Rombolà ha conversato con lui. D – Il suo primo libro “L’orto fascista”, racconti un pò tutto su di esso. R – Il primo romanzo è nato quasi per scommessa. L’avevo “dentro”, ed è finito sulla carta in modo semplice e non faticoso. Parla di un periodo della Storia(quella, appunto, con la S maiuscola)che ho vissuto, ovviamente solo con la mente di un bambino che non si rendeva conto della gravità politica e sociale ma solo di una serie di fatti il cui succedersi non aveva…