Il dramma della Grande Guerra e il segno eminente di oblìo e di eterna pace – GIUSEPPE UNGARETTI e FABRIZIO DE ANDRE’

Il 4 novembre di ogni anno, l’Italia celebra l’anniversario della vittoria della guerra del 1915 -1918, cioè la Prima Guerra Mondiale, dedicando questa giornata alle proprie Forze Armate che di quella vittoria sono stati i principali artefici. La guerra del ’15 -’18 ha cambiato gli equilibri politici e sociali che fino ad allora avevano retto l’Europa per secoli. Ma non solo: per la prima volta si fece uso in guerra di armi nuove e potenti frutto del progresso e della scienza applicata alla pratica che, seppur ancora agli inizi di un’età che li avrebbe visti quali indiscussi protagonisti e detentori del destino di milioni di uomini, si mostravano già, in quella tragica occasione, capaci di rivoluzionare il pensiero e la vita quotidiana di ognuno. Ciò cambiò perfino il modo di combattere. Infatti, migliaia di uomini morirono ogni giorno, per tre lunghi anni, nel fango delle trincee sulla linea del fronte o nei campi formati da immense radure,”falciati” come grano maturo da micidiali gas asfissianti, altra “conquista” dell’era del progresso da poco iniziata. Da tempo ormai, le nazioni europee si preparavano quasi a questa grande deflagrazione, a questo “bagno di sangue”, come è stato definito dagli storici, che ha portato conseguenze…

Un genere poetico sempre attuale-FABRIZIO DE ANDRE’
Fabrizio De Andrè / 6 Maggio 2012

Il Cantàre, nella metrica italiana, è un genere poetico che all’ origine aveva carattere popolare, spesso anonimo, era scritto in ottava rima ed aveva prevalentemente afflato eroico o eroico – cavalleresco. Si ispirava alle leggende fiorite nella ” Letteratura delle Origini ” nella Francia  settentrionale. Era recitato dai  ” canterini ” o cantastorie che si facevano accompagnare da strumenti musicali a corda. Il periodo maggiore di sviluppo si ebbe tra i secoli XIV e XV. Famosi furono il ” Cantàre di Fiorio e Biancifiore ” di autore anonimo e i ” Cantari della guerra di Pisa ” di Antonio Pucci. Nei secoli successivi, questo genere poetico continuò a mantenersi vivo e ad espandersi sempre di più fino a raggiungere, nel XIX secolo, una fama e una popolarità nuove e molto diffuse. La figura del cantastorie divenne , allora, elemento significativo della società. Non c’era città, piccola o grande, regione o territorio, in ogni parte d’ Italia, che non avesse il  ” suo ” cantastorie di fama che allietasse e intrattenesse il popolo nelle piazze nei giorni di festa o in determinate ricorrenze cicliche o annuali. Fin’ anche nei villaggi più sperduti si poteva ascoltare e ammirare il cantastorie che, il…

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