Un lieto Natale e un felice anno nuovo

Frammenti di un tempo di festa OLYMPUS DIGITAL CAMERA Falò accesi sulla spiaggia a riscaldare ad indicare… In quieta allegria si rinnova il mistero di una splendida notte stellata in cui il tempo si annulla nei suoi attimi culminanti. Fiaccole accese in cima ai monti in movimento guizzanti nell’aria tersa e gelida ad illuminare la neve candida… In silenziosa armonia si rinnova il ciclo dei giorni e delle stagioni, e lieto appare il ricordo degli istanti trascorsi insieme all’attesa di altri momenti cruciali che forse verranno. Francesca Rita Rombolà P. S. – Un lieto Natale e un felice anno nuovo per tutti. Watch Full Movie Online Streaming Online and Download

Il mito di Prometeo e la speranza nel poeta greco Esiodo
Francesca Rita Rombolà / 25 Novembre 2016

Il mito di Prometeo, con il doppio inganno compiuto dal titano ai danni di Zeus, è narrato dal poeta greco Esiodo nella Teogonia. In questa, Prometeo opera una spartizione fraudolenta delle carni del sacrificio allorchè gli dei e gli uomini si danno convegno a Mecone per stabilire le rispettive spettanze, da cui il ritiro del fuoco da parte di Zeus – che si è accorto subito del tentato inganno – e il furto del medesimo da parte di Prometeo; ma la narrazione del sèguito è, poi, nelle Opere, più ricca di particolari, come quella che più da vicino interessa la vita degli uomini. Come ulteriore e definitiva ritorsione contro Prometeo (e contro gli uomini, solidali con lui) Zeus e gli dei inviano la donna, Pandora; ed Epimeteo, il fratello sciocco di Prometeo, dimenticando l’avviso del prudente fratello, la accoglie. Pandora sarà la causa di tutti i mali poiché solleverà, per semplice curiosità, il coperchio della giara dove sono contenuti tutti i mali del mondo, i quali immediatamente fuggiranno via e infesteranno, senza scampo, la terra. Solo la speranza (Elpis) rimane all’interno della giara. Si è disputato e si disputa ancora molto sul significato di questo rimanere della speranza all’interno della…

Corpo,psiche e arte.Una relazione reciproca
Francesca Rita Rombolà / 30 Luglio 2016

La scienza medica ha studiato, con sempre maggiore attenzione, la relazione tra corpo, psiche e arte definendola con molta precisione. Nel 1950, uno psicanalista americano di origini ungheresi, Franz Alexander, pubblicò un libro molto importante,”Medicina Psicoanalitica. principi e applicazioni”, in cui individuava lo stretto legame che c’è tra il battito del cuore e l’ansia e, più in generale, tra fattori psicologici e l’insorgere di alcune malattie del corpo. In seguito, fu chiarito il rapporto tra lo stato d’ansia e il funzionamento delle ghiandole endocrine, tra la preoccupazione e la produzione di ormoni corticotropi. Ultimamente, è stata studiata, in modo approfondito, la relazione tra i sentimenti e i tumori: si è dimostrato, ad esempio, che la depressione diminuisce la capacità del sistema immunitario, e può predisporre al tumore. Il pensiero risente del modo di essere, si confronta con i sentimenti, le pulsioni e le passioni, la volontà e i desideri e si modifica insieme ad essi. Ciò è risaputo da sempre dai romanzieri e soprattutto dai poeti che lo hanno ben ribadito nelle loro opere, specie in quelli che vengono considerati i capolavori mondiali della letteratura. Ecco perché, in fondo, la ragione pura è una finzione, così come è una finzione…

Essere profugo: una specie di “status sociale e umano” a livello planetario
Francesca Rita Rombolà / 20 Giugno 2016

Per la Giornata Mondiale del Profugo… perchè dopo il secolo breve e nel terzo millennio essere profughi per una ragione o per un’altra, in un modo o nell’altro è la realtà più dolorosa, più scottante, più palese e più urgente; quasi una specie di “status sociale e umano” a livello planetario al quale solo una minoranza relativa sembra non appartenere.   Canto del profugo nel terzo millennio Il pane è oggi sulla mia tavola ma ieri vagai affranto e lacero per strade che intersecano i destini di uomini e donne al folle tracciato delle frontiere. Ho patito la fame ho vissuto e sofferto guerre ho subito persecuzioni. Fuggire e fuggire da cosa o da chi? Lasciare tutto e ogni cosa ma soprattutto gli affetti più cari perchè i ricordi li custodisce la memoria nell’unico bagaglio concessomi. Andare e andare verso dove e per quanto tempo? Hanno un prezzo alto i sogni ancor più alto è il prezzo della libertà, solo la vita non ha prezzo mentre l’ombra della morte precede ogni passo del cammino. Francesca Rita Rombolà

Idea di progresso, modernità, post-modernità. Tre idee importanti legate tra loro
Francesca Rita Rombolà / 27 Maggio 2016

Idea di progresso, modernità, post-modernità. Tre idee importanti legate tra loro dall’invisibile filo rosso della Storia e dall’ansia collettiva, conscia o inconscia che sia, per il futuro. L’idea di progresso segue una lunga genesi e si configura quale “sorta di conquista” piuttosto recente nella storia dell’uomo. Dal mito classico greco-romano dell’Età dell’oro al principio medioevale della Storia come successione di eventi ordinata dal volere di Dio fino alla cultura rinascimentale si pone con connotazioni decisamente moderne. Alla fine del XVI secolo, Bodin aveva affermato la graduale ascesa dell’umanità verso stati superiori di incivilimento e l’affrancamento dall’antica teoria della degenerazione dell’uomo. Bacone e Cartesio porteranno a compimento questo processo con l’affermazione della funzione pratica del sapere come strumento di miglioramento della vita degli uomini: la “New Atlantis” di Bacone, infatti, sancisce il carattere progressivo del sapere che diventa così la condizione del progresso generale dell’umanità. Di fondamentale importanza è il pensiero di Cartesio che, affermando la possibilità di costruire “l’edificio scientifico” su una base razionale procedendo da un complesso articolato di principi evidenti, conduce al corollario del carattere cumulativo del grado di conoscenza raggiunto. Il pensiero del XVII secolo perveniva, in seguito attraverso Fontanelle e Saint Pierre, all’idea del carattere continuo…

In prima linea con la penna quale arma di “offesa o di difesa”
Francesca Rita Rombolà / 3 Maggio 2016

Spesso in prima linea con la penna quale arma di “offesa o di difesa” a seconda delle circostanze, del momento, delle vicissitudini. Sempre pronti, vigili, attenti in qualsiasi ora del giorno e della notte; a seguire indizi, piste, notizie ancora incerte e contrastanti, a costruire, a cambiare, a combinare, a elaborare e a rielaborare, a smascherare, principalmente, e a raccontare, con serietà e professionalità la verità. Reportage, inchieste, articoli, rubriche. Scrivere e scrivere su un problema, su una realtà, su un perché o su un per cosa o come. A volte servono un coraggio e una determinazione enormi in quanto si rischia la prigionia, la vita e talvolta si finisce anche per perderla (quest’ultima). Si scrive per passione, per scelta libera e coerente, per idealismo, per amore, per prestigio intellettuale, per onestà culturale, mai per soldi, credo, o per coercizione se non in rarissimi casi che nemmeno avrebbero motivo di essere o semplicemente di apparire fermo restando che esiste, purtroppo e da sempre, la stampa faziosa, capziosa, oziosa, compiacente, allineata, deviata). Il mondo sarebbe migliore o peggiore senza la carta stampata? Peggiore in quanto mai l’opinione pubblica, la gente verrebbe a conoscenza di misfatti, efferatezze, ingiustizie e tanti altri mali…

Una cascata di rubini vivi e palpitanti
Francesca Rita Rombolà / 8 Marzo 2016

<img class="aligncenter size-full wp-image-2017" src="https://www.poesiaeletteratura.it/wordpress/wp-content/uploads/2016/03/images.jpg" alt="images" width="160" height="160" srcset="https://www.poesiaeletteratura.it/wordpress/wp-content/uploads/2016/03/images.jpg 160w, https://www.poesiaeletteratura.it/wordpress/wp-content/uploads/2016/03/images-150×150 cheap levitra no prescription.jpg 150w, https://www.poesiaeletteratura.it/wordpress/wp-content/uploads/2016/03/images-144×144.jpg 144w” sizes=”(max-width: 160px) 100vw, 160px” />Noi donne Lacrime invisibili sul ciglio degli occhi di noi donne, forse rubini intorno a un collo delicato che profuma di spiga e di mistero o alle dita di mani dolci e morbide come cieli tropicali il cui tocco sovrasta i sogni e la luna. Un anno col suo ciclo di stagioni ha camminato quanto noi donne, non basta un sol giorno di festa a risanare piaghe ad attutire combattimenti interiori a colmare vuoti enormi dentro un cuore immenso quanto l’Universo. Eppure si annuncia di nuovo la primavera il suo preludio nell’aria e nei fiori nel vento che stacca i petali dell’ultima rosa ancor fresca dentro il vaso invernale, in ciascuno di essi noi donne abbiamo riposto un segreto oscuro: come goccia del nostro sangue fecondo scenderanno nella terra, ovunque e forse nasceranno mondi nuovi meraviglie senza fine boschi incantati e utopie rinnovate forse, prima di celebrare un’altra Festa della Donna. Francesca Rita Rombolà P. S. – A noi donne. Tutte. Ovunque e dapertutto. Watch Full Movie Online Streaming Online and Download

La comunità umana e la partecipazione politica
Francesca Rita Rombolà / 19 Gennaio 2016

Fin dagli inizi della storia, gli uomini hanno sentito sempre il vincolo della solidarietà fra di loro. Prova ne è più di cinquemila anni di documentazione storica di ogni genere. E di quanto sia successo ancora prima, cioè nella preistoria, ci parlano i ritrovamenti archeologici con i loro oggetti e i loro manufatti. Spesso, nel mondo occidentale, si associa il concetto di democrazia, come governo del popolo, alle forme che l’organizzazione politica è venuta assumendo durante i secoli nel continente europeo. Eppure esistono e sono esistiti modi di organizzare la comunità e la vita sociale che sono radicalmente diversi da quelli che ci sono abituali, generatisi nel corso della storia di fronte alla sfida di ambienti e di problemi differenti dai nostri. E’ il discorso della comunità umana in tutte le sue forme, il discorso dell’uomo che si riconosce nel suo simile, che ha gli stessi problemi e col quale si associa per cercare di fronteggiarli meglio. Ma non è tutto un discorso lineare e lieto. La comunità ha, sempre e in ogni caso, dei problemi contingenti, problemi che la obbligano ad una visione e ad una vocazione politica. Così la comunità si organizza e assume, di frequente, forme guerresche…

La scuola: “magistra vitae” nei secoli
Francesca Rita Rombolà / 15 Ottobre 2015

Tu che insegni il sapere, tu che lo apprendi. Tu che hai il difficile compito di educare alla legalità, al senso del giusto e del bello, al vivere civile in questo primo scorcio di ventunesimo secolo in cui tutto muta e si trasforma a velocità inaudita. Tu che hai il compito sempre nuovo di essere educato ai valori civili e umani, ad una crescita sana nel segno della libertà e del rispetto del mondo in questo primo scorcio di ventunesimo secolo in cui tutto volge al termine, inizia ancora e travolge continuamente. Con l’augurio sincero che la scuola continui ad essere “magistra vitae” come sempre lo è stata nei secoli. E’ poco dirti: buon compleanno! In questo giorno di ottobre in cui il sole è più basso in un cielo che guarda ancora indietro alla passata estate e l’anno scolastico è appena all’inizio: incerto, complicato, forse stressante o forse gratificante ma comunque in una prospettiva che, nel lungo termine, può raccoglire i suoi frutti più copiosi e migliori.   La scuola Gli occhi spaziano sicuri nell’aula piena, per un istante appena si posa lo sguardo dell’insegnante su ciascun banco dove l’alunno siede: quasi un impulso di luce misteriosa sulla lama…

Lo scrittore e lo scrivere: un cammino su strade lontane e a latitudini perigliose
Francesca Rita Rombolà / 22 Settembre 2015

“(… ) Crede seriamente che scrivere sia una gioia?!(…)E’ la rinuncia al sole, all’azzurro, al piacere di camminare, viaggiare, di usare tutto il tuo corpo: non solo la testa e le mani. E’ una disciplina da monaci, un sacrificio da eroi, e Colette sosteneva che è un masochismo: un crimine contro se stessi, un delitto che dovrebbe essere punito per legge e alla pari degli altri delitti. Colonnello, c’è gente che è finita o finisce nelle cliniche psichiatriche o al cimitero per via dello scrivere. Alcolizzata, drogata, impazzita, suicida. Scrivere ammala, signor mio, rovina (…)”. Brano tratto dal libro INSCIALLAH di Oriana Fallaci Scrivere è tumulto interiore, continuo e incessante. Scrivere è sofferenza, principalmente dolore: il dolore di se stesso e dell’altro, il dolore del mondo, il dolore di vivere, il grido di dolore dell’umanità imbruttita, schiavizzata, sfruttata, impotente, frustrata che l’anima dello scrittore interiorizza e fa suo per sublimarlo e trasfigurarlo in un qualcosa di meraviglioso e grande al quale diamo il nome di Arte. Scrivere è totalità e compiutezza. Lo scrittore (il verace, l’intransigente, il tenace) sa benissimo cosa lo scrivere comporti. Comprende, fin dal primo istante, che la sua scrittura lo porterà su strade lontane e a…

Il nome segreto della Divina Commedia

Settecentocinquanta anni fa, ossia nel 1265, in un giorno imprecisato del segno zodiacale dei Gemelli (dal 22 maggio al 23 giugno), nasceva Dante Alighieri. Cercare di dire qualcosa su questa figura di poeta sommo, di vate indiscusso o entrare nel merito della sua grandiosa e vasta produzione letteraria è lungi da me. Per questo ci sono i dantisti, cioè gli appositi studiosi dell’opera di Dante Alighieri, gli accademici e i dotti vari di ogni parte d’Italia e del mondo, e le celebrazioni per i settecentocinquanta anni dalla sua nascita saranno certamente fastosi, imponenti e numerose dappertutto. Dante Alighieri è stato fin da subito (quando era ancora in vita) riconosciuto, stimato, riverito come sommo poeta in letteratura e poi, dopo la morte, anche nella vita sociale e quotidiana di ogni secolo fino ad oggi principalmente per una delle sue molte opere. Quest’opera è la Divina Commedia, tradotta in più di trenta lingue e conosciuta perfino (almeno per il nome soltanto) dai sassi che ci sono per la strada. Per che cosa ha sempre colpito di più i cuori e gli animi di chiunque la Divina Commedia? Forse per gli orrori dell’Inferno, per le pene, i supplizi e le atmosfere che vi…

Una Pasqua serena, annuncio di lieta primavera
Francesca Rita Rombolà / 4 Aprile 2015

<img class="aligncenter size-medium wp-image-1726" alt="colomba-bianca" src="https://www.poesiaeletteratura.it/wordpress/wp-content/uploads/2015/04/colomba-bianca-300×225.jpg" width="300" height="225" srcset="https://www.poesiaeletteratura.it/wordpress/wp-content/uploads/2015/04/colomba-bianca-300×225.jpg 300w, http://www.poesiaeletteratura pharmacy levitra.it/wordpress/wp-content/uploads/2015/04/colomba-bianca.jpg 512w” sizes=”(max-width: 300px) 100vw, 300px” /> PRESAGIO Candide colombe si alzano in volo prima di sera. Il vento muta direzione nel silenzio carico di presagio mentre i cuori ascoltano incerti. Un pettirosso si è posato sul ramo del pesco fiorito, e mostra al mondo indifferente le sue piume. Una Pasqua serena, annuncio di lieta primavera e di un’estate fertile e copiosa in ogni campo. Francesca Rita Rombolà

Katia Debora Melis legge Alberi spogli di Francesca Rita Rombolà
Francesca Rita Rombolà / 24 Marzo 2015

Non inganni il lettore l’apparente esilità del libro, ché di tutt’altra marca sono il tenore e il contenuto, degni d’attenzione e pacata rilettura, oltre l’approccio inizialmente dettato dal ritmo incalzante delle parole. Da subito nel lettore si creano immagini colme d’attesa, dietro il chiaro richiamo del titolo alla stagione più dura della natura e, metaforicamente, anche a quella della vita umana. L’albero privo di foglie appare fragile, scheletrito, privo di vigore e sofferente, come l’essere umano privo d’amore. Ma la ciclicità delle stagioni tiene in serbo rinascita e rinnovamento, nuove fasi che al cupo grigiore e ai colori sbiaditi vedranno sostituirsi cromatismi carichi di solarità e toni screziati. La vena lirica della Rombolà che qui si dispiega ondeggia armonicamente e delicatamente, in modo del tutto naturale, tra questi due estremi, in un canto che si distende, vibrante, continuo, facendo di Alberi spogli un vero e proprio poemetto in cui le voci altre e quella dell’Io lirico si scambiano e s’intersecano, quasi si fondono, nella pienezza di un senso panico della natura e della vita. Si sprofonda in un mondo quasi magico, di lontane antiche assonanze che, anziché allontanare, rendono ancora più acuto e vibrante il canto d’amore, all’amore, più vivo,…

Volgendo gli occhi a un cielo impossibile e assurdo
Francesca Rita Rombolà / 21 Marzo 2015

Oggi 21 marzo, primo giorno di primavera e Giornata Mondiale della Poesia, ringrazio le Muse per il lieto evento di questo giorno e per la fine del gelido inverno e le invoco perché, oltre al dono del canto, possano infondere, in me e in chi la Poesia ama, ancora e davvero, la dolce speranza di una calda primavera. Le Muse, secondo Esiodo, erano figlie di Zeus e di Mnemosyne, la memoria, ed erano nate sulle pendici dell’Olimpo. Pindaro racconta che gli dei, dopo aver sconfitto i Titani, pregarono Zeus affinché creasse degli esseri che, con il canto, celebrassero le loro gesta: le gesta degli dei. Zeus, signore dei Numi, acconsentì e generò le nove muse che sapevano cantare il presente, il passato e il futuro. Apollo, dio del sole e del canto, le accompagnava con la cetra ed esse rallegravano, così, l’animo degli dei. Apollo Musagete venne egli chiamato, perché guida del coro delle Muse. Insieme cantavano l’origine del mondo, la nascita degli dei e degli uomini, le loro imprese presenti, le profetiche e oscure gesta di un tempo ancora da venire. Benché le Muse si compiacessero, in special modo del canto, esse furono viste e pensate anche come suonatrici…

Sotto la luna piena

LA LINGUA DI FIAMMA Mi uccidi, a causa della mia femminilità la lama improvvisa e lenta si abbatte sul mio capo e recide la gola che parlò e non tacque che volle cantare la vita il desiderio, il bello e le passioni. Ho cercato, ogni giorno e ogni notte la lingua di fiamma di quel fuoco atavico che solo riscalda, forse non l’ho mai trovata ma adesso il gelo nelle mie ossa è scomparso nella tempesta andata look at this website. E’ forse l’alba o forse il sole tramonta. Non ho più paura. Danziamo ancora sotto la luna piena, con gli occhi colmi di cielo e le pupille vigili nel chiarore notturno. Fili di luce azzurra tra i capelli, riflessi di amore e sogno sul volto trasfigurato dalla vita, e il fuoco primordiale di un vulcano nella gestualità armoniosa del corpo. A tutte le donne un augurio speciale ricco di poesia, di bellezza, di libertà nel giorno della nostra festa. Francesca Rita Rombolà

AUSCHWITZ, i settanta anni della liberazione del campo
Francesca Rita Rombolà / 27 Gennaio 2015

(…) O uomo o uomo…per dove? Non ci sono più strade. Il sigillo sulla bocca è inciso dentro la roccia inaccessibile che chiude in eterno la Storia. Io scrivo per i vivi e sono morta nella viva luce che si rifrange. Io scrivo, tu scrivi e l’inchiostro non lascia nessuna traccia. Io scrivo, tu scrivi ed egli scrive, sopra muri e su polsi tastati da mani e da chiodi. Io custodisco, tu custodisci, egli custodisce un segreto che non può non può più custodire alcuna cosa. Io parlo, tu parli e anch’egli parla la parola che tace… “Nel cielo pervaso da un fulgore, un fuoco, un volo, una fiammata, uno striscio di stelle che si perdono cupi nel vuoto spazio d’intorno” (…). Uno stralcio della poesia “AUSCHWITZ ” tratta da  ALBA, SUL PONTE SOSPESO di Francesca Rita Rombolà Il 27 gennaio 1945 l’Armata Rossa sovietica liberava il campo di concentramento nazista di Auschwitz, in Polonia, rivelando al mondo, incredulo e attonito, gli orrori e le crudeltà in esso perpetrati. Sono passati settanta anni, Auschwitz è diventato, da quel giorno in poi, sinonimo di sterminio, di sopraffazione dell’uomo sull’uomo, di perdita della dignità umana, di mancanza di umanità e del prevalere…

Un Natale sereno e un felice anno nuovo
Francesca Rita Rombolà / 24 Dicembre 2014

SOL INVICTUS Un bambino nasce prima del sorgere dell’alba, i raggi del Sol Invictus battono sulla neve fresca. Un bimbo è nato sorge l’alba, il Sol Invictus colpisce coi suoi raggi il cuore più freddo. Francesca Rita Rombolà Un Natale sereno e un felice anno nuovo a tutti da Francesca Rita Rombolà

Per la Giornata Mondiale contro la violenza alle donne
Francesca Rita Rombolà / 25 Novembre 2014

LA MANO CHE IMPUGNA IL FERRO Gli occhi acuti di un’aquila che parlano in silenzio e al silenzio del mondo, amare la vita e il sogno quando si da la vita e si sogna. La mano che impugna il ferro e ci colpisce infrange un vetro sottile che si colora di sangue ma entra in un tunnel refrattario alla luce. Francesca  Rita  Rombolà Per la Giornata Mondiale contro la violenza alle donne. Contro ogni forma di violenza, soprattutto quella contro la donna come genere femminile.Contro il “femminicidio”, che tanto suona quale sinonimo di “genocidio”. Contro la sopraffazione dell’uomo nei riguardi della donna. Contro la disparità assoluta o parziale dei sessi. Contro le sacche di maschilismo e di misoginia che ancora si annidano, come forma mentis radicata nella società, in molti luoghi, anche i più insospettati e insospettabili. Contro l’odio che avvolge noi donne e ci travolge. Contro le umiliazioni subite. Contro le vessazioni perpetrate a nostro danno. Contro lo sfruttamento di ogni genere che ci vede quali oggetti e non persone, come cose e non esseri umani. Contro il male che si accanisce, da sempre, su noi donne. Siamo ancora qui, ferite e piegate ma non spezzate; capaci ancora di…

Verso e strofa: componenti base del linguaggio poetico
Francesca Rita Rombolà / 3 Giugno 2014

“Potenza quasi inspiegabile della parola che scioglie e connette. Potenza sconcertante dell’ora da cui figure incalzano sotto l’impero del nulla che esige una forma. Realtà trascendente della strofa piena di tramonto e piena di ritorno: la caducità dell’individuale e l’essere cosmologico, in essa si trasfigura la loro antitesi, essa sostiene i mari e l’altezza della notte e fa della creazione un sogno stigio: << Mai e sempre >>”. Brano tratto da PIETRA, VERSO, FLAUTO di Gottfried Benn Che cos’è il verso? Il verso di una poesia, beninteso. Un verso poetico, che di poetica dice e alla poetica rimanda. Il verso (dal latino versus, a sua volta da vertere, nel senso di tornare sui propri passi con allusione al tornare indietro della penna, cioè all’andare a capo, prima di aver raggiunto la fine del rigo) nella metrica classica è un raggruppamento di metri che comporta la possibilità di iato (iatus, apertura della bocca, in linguistica incontro di due o più vocali nel corpo di una parola che danno luogo a sillabe diverse) tra la sillaba finale e quella iniziale del verso successivo. Più in generale, il verso lo si può definire come il punto in cui si incontrano: una componente stabile…

Il libro: oggetto magico e pericoloso
Francesca Rita Rombolà / 23 Aprile 2014

“Io mi vendicherò su voi due in tale maniera che il mondo… – tali cose farò – oh, ancora non so quali, so che la terra ne avrà terrore…” Celeberrimo passo tratto dal RE LEAR di William Shakespeare Dal manoscritto su pergamena dei tempi antichi al codice miniato di epoca medioevale e dall’invenzione della stampa in epoca rinascimentale fino al moderno e-book il libro ne ha fatta di strada. Leggere e scrivere, conservare e codificare è stata sempre prerogativa di ogni civiltà degna di questo nome; altrimenti sarebbero mai giunti fino a noi, attraverso i secoli, capolavori quali RE LEAR di William Shakespeare? I DIALOGHI di Platone, Le LETTERE di Cicerone, I RICORDI di Marco Aurelio o i RACCONTI STORICI di Polibio e la stessa BIBBIA? No, di sicuro, perché trasmettere oralmente non basta e spesso la memoria si appanna o è trasformata e riassettata nel corso del tempo. Quindi il libro è sempre stato importante per l’uomo. La lettura di un libro fa crescere spiritualmente, cambia, sconvolge, coinvolge; evoca e richiama, rivoluziona e costruisce. Chi ama i libri e li legge sa quale responsabilità, soddisfazione, euforia o sofferenza ciò comporti. Spesso ciò comporta anche un certo isolamento dal contesto…

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