21 marzo Giornata Mondiale della Poesia
Francesca Rita Rombolà / 21 Marzo 2014

SAGRA DI PRIMAVERA Primavera e Poesia memoria e oblìo di un tempo, lontanissimo di uno spazio più vasto del cielo e dell’anima. Una sagra, di fiori, di frutti di vento, di canti, di danza mandrie primeve di uri sui fiumi e nei prati uomini e donne i cui piedi nudi impressero orme misteriose nella duttile argilla delle caverne. Poesia e Primavera nuvole d’oro, e l’Azzurro nè del mare nè del cielo ma dei fanciulli e del soffio adamitico di canto e parola mai estinti. Primavera, ritorna ritorna per me ancora qui, ad attenderti sull’uscio del mio cuore consumato dagli anni e dalle intemperie. Poesia, in me sempre in me come in questo primo giorno che rinnova la terra, la vita, il sogno. Francesca  Rita  Rombolà   Tripudio dei sensi, dell’anima, dello spirito, del cuore. / Festa dei colori, dei sogni, della bellezza, della libertà. / Annuncio del tempo migliore della nostra vita / che ogni anno ritorna e si rinnova. P. S. – Per il 21 marzo Giornata Mondiale della Poesia.

Per le donne ovunque e in ogni dove
Francesca Rita Rombolà / 8 Marzo 2014

MIMOSE Gialle, vaporose e soffici un effluvio danzante, tra i venti un fiotto di calore e di bellezza fra la pioggia e il sole incerti nel particolare momento della stagione. Quante mimose vestono la terra e l’accarezzano ancora nel freddo, quella mimosa laggiù: un albero nascosto e riparato fra la collina e il mare, i suoi rami fioriti per tutte le donne del mondo e su ciascun ramo un sogno una delusione, un dolore intenso o una gioia rara che ogni donna reca nell’enigma del proprio cuore. Francesca  Rita  Rombolà P. S. – Per me donna, per te donna, per voi donne, per le donne ovunque e in ogni dove in questo giorno che ci ricorda, ancora e comunque, fra spasimi e tormenti, fra lotte e ribellioni perché forse non vogliamo mai arrenderci alla rinuncia, alla sopraffazione, al Male. WOMAN, nella lingua che nel mondo oggi è più parlata e compresa. WOMAN, nel ricordo di una canzone di John Lennon, scritta per la donna, conosciuta e amata da milioni di donne nel mondo.  

La fine del tredicesimo anno del terzo millennio
Francesca Rita Rombolà / 31 Dicembre 2013

FRANCESCA  RITA  ROMBOLA’ ( Brattirò, VV ) QUANDO Quando muore ai margini del villaggio africano per la fame un bimbo. Quando muore sulla panchina di un parco o di una piazza per il freddo un uomo giovane o un vecchio. Quando muore una donna sul ciglio della strada per le percosse subite per lo stupro patito per la violenza silenziosa e oscura dentro le mura di casa. Quando muore un gatto maciullato sull’asfalto e un cane abbandonato ovunque e dapertutto. Quando la furia dell’acqua e la forza del vento la potenza del fuoco e l’energia della terra trascinano e distruggono devastano e trasformano può il poeta non prendere in mano la sua cetra e non trasfigurare il suo lamento in canto? Può in momenti disperati e in giorni di dolore la Poesia non dispiegare la sua vera essenza per donare a chiunque e a ciascuno il proprio posto nella memoria per l’Eternità? E’ trascorso anche il tredicesimo anno del terzo millennio. Come sempre accade, durante quest’anno sono successe molte cose: avvenimenti gioiosi ed esaltanti insieme ad avvenimenti tristi e luttuosi. Fra i molti, appartenenti a questi ultimi, vorrei ricordare l’alluvione che il 18 novembre scorso ha colpito la Sardegna, causando…

Per un’immane tragedia del mare e degli uomini
Francesca Rita Rombolà / 6 Ottobre 2013

MIGRANTI Migranti. Migranti nel mare nel mare più ricco di storia del mondo. Dalla guerra, dalla fame, dalla disperazione da tutto in fuga e ancora in fuga e sempre in fuga a lottare contro la cieca furia degli uomini e l’ultima lotta contro la violenza delle onde inumane. Ho visto molte mani di colore nero annaspare ma non ho teso le mie mani per aiutare. Ho sentito molti bambini urlare ma non ho saputo porgere l’orecchio per ascoltare. Ora tante bare allineate straniere fra stranieri: un numero sul volto sconosciuto talvolta un fiore di fretta abbandonato il mio occhio guarda indifferente. Donna senza nome ragazzo nudo senza più un abito uomo coperto di un cencio appena il canto e la parola ti rerstituiranno gli affetti, la dignità il tuo sentire e il mio. Francesca  Rita  Rombolà Poesia improbabile, versi improvvisi per la tragedia, non prima e non ultima forse, avvenuta al largo delle coste di Lampedusa il 3 ottobre scorso e per la quale l’autrice nulla può se non esprimere il suo dolore con il Canto e il dolore del suo canto.

Memoria di un sacrificio importante – 25 APRILE 1945
Francesca Rita Rombolà / 25 Aprile 2013

Mario Brusa Romagnoli (anni 18, meccanico) Papà e Mamma, è finita per il vostro figlio Mario, la vita è una piccolezza, il maledetto nemico mi fucila; raccogliete la mia salma e ponetela vicino a mio fratello Filippo. Un bacio a te Mamma cara, Papà, Melania, Annamaria e zia, a Celso un bacio dal suo caro fratello Mario che dal cielo guiderà il loro destino in salvo da questa vita tremenda. Addio. W l’Italia. Mario. Mi sono perduto alle 12 e alle 12 e 5 non ci sarò più per salutare la Vittoria.   Poche frasi, brevi ma toccanti. Parole che si scrivono in una lettera, in questo caso l’ultima, per ringraziare, per salutare, per inneggiare, per dire addio alle persone più care, sapendo che in questa vita non si avrà più la possibilità di capire, di vedere, di esultare o di piangere ancora. E’ la lettera di un giovanissimo partigiano catturato dai nazi-fascisti e condannato a morte. E’ dunque una testimonianza storica diretta della guerra civile, che dilaniò l’Italia in quel periodo terribile il quale va dall’8 settembre 1943 fino al 25 aprile 1945. Questo periodo viene storicamente e legittimamente denominato periodo della Resistenza anti-fascista perché larghi e vari strati…

Un nuovo anno ci attende- PAOLO RUFFILLI

Buon Natale, cara Francesca NATALE Oltre l’evidenza che pesa nel distacco e fuori dall’abbaglio che ruba luce nascondendo alla vista il fondo, dentro il sistema di minimi raccordi varchi, corridoi, passaggi e porte l’enigma si disvela agli occhi: le cose vive hanno radici comuni che pescano dunque nelle cose morte. Ciò che rinasce trasforma ciò che è nato prolungandolo nella speranza del futuro ed ecco che di colpo il vento della vita soffia infilandosi impetuoso dentro ovunque in giro per il mondo Paolo Ruffilli Poesia scritta da Paolo Ruffilli per Francesca Rita Rombolà   Amico mio, fratello nella Poesia che rende liberi ma bisognosi di tutto, anche di una fuggevole carezza soltanto. Dirti Buon Natale semplicemente è forse banale. So che sei lontano, ma so anche che la lontananza non è mai una barriera che divide e sommerge nell’oblìo quando il canto e le parole accomunano nei sentimenti più profondi, più elevati, più puri. Oggi apprendo, con stupore e meraviglia, forse anche un po’ disinibita, che il Natale è importante, per ciascuno di noi, più di quanto si possa immaginare giacché proprio l’enigma del mondo si disvela agli occhi: niente mai muore veramente, al di là della gravità che ci…

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