Tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60 del secolo scorso nella cultura francese si rinnovano molte forme d’espressione artistica, il cinema in primis, con una vitalità molto produttiva per quanto forse un poco caotica. Questa generazione di registi cinematografici, in Francia, rompe gli schemi e le costrizioni fino a quel momento vigenti, dando vita a una nouvelle vague che si scontra con la rigida censura della V Repubblica di C. De Gaulle. Per la prima volta il cinema francese prende il nome di Nouvelle Vague e, per la prima volta, rivendica la prevalenza del regista che deve portare ovunque il segno e le tracce partendo dalla nuova concezione che il “linguaggio della realtà” è fatto di ambiguità e di una sorta di realtà surreale e sognante, quasi poetica. Da ciò nasce stilisticamente la svalutazione del montaggio a vantaggio del piano – sequenza, delle scene madri a vantaggio della descrizione di comportamenti minimi e irrilevanti, dell’esibizione della tecnica, del gusto della citazione. Dunque, il cinema della Nouvelle Vague riflette su se stesso e conferisce all’arte cinematografica uno statuto e una mission di modernità e di spiccata autonomia artistica davvero unici e nuovissimi. Una vera e propria rivoluzione…