“Per quanto tu cammini, e anche percorrendo ogni strada, non potrai raggiungere i confini dell’anima: tanto profonda è la sua vera essenza”. Tali le parole del filosofo presocratico Eraclito nei riguardi dell’anima o, forse meglio, dei suoi confini possibili, ideali, reali o immaginari. L’anima non sembra avere confini. O forse i suoi confini sono netti, precisi, marcati. Ma latenti. Invisibili e impalpabili come l’etere. Oscuri e improbabili come un abisso. Perché chi può mai realmente conoscere la sua vera essenza? La sua natura? Il suo essere e allo stesso tempo, non essere? Di certo non un percepire e un sentire comuni. Non il tran tran quotidiano della vita. Non il rumore ossessivo e le luci violente del mondo. Di sicuro il silenzio della creazione e l’incommensurabilità dell’Infinito; l’entrata, allora, in una dimensione nuova e altra nella quale è la parola a prendere forma, ideale o metaforica, e a muoversi. Il poetare è un sentiero percorribile, in tal senso? La Poesia è forse la strada, seppure non ogni strada sulla quale poter camminare, con un po’ di sicurezza, per poi sperare di raggiungere i confini dell’anima? Ci piace crederlo, o almeno pensarlo, o immaginarlo. Il titolo di questa silloge poetica di…