“(…) L’io – ti – amo è senza sfumature. Esso sopprime le spiegazioni, gli accomodamenti, le graduazioni, gli scrupoli. Paradosso esorbitante del linguaggio, dire io – ti – amo è in un certo qual modo fare come se non esistesse un teatro della parola, è questa parola è sempre vera (essa non ha altro referente all’infuori del suo proferimento: è il risultato di una performance).” Brano tratto da “Frammenti di un discorso amoroso” di Roland Barthes Da questo brano si possono trarre spunti, commenti, riflessioni di ogni tipo e naturalmente di qualsivoglia genere, poiché è una specie di brano – scrittura aperto, non programmato, quasi naturale come la pioggia o il sole. Un discorso amoroso, già; ma un discorso amoroso può essere intessuto di desiderio, di immaginario, di dichiarazioni? Forse sì. Ma forse no. Per tutta la durata della vita amorosa, sembra quasi che le figure degli amanti spuntino nell’immaginario senza un ordine qualunque. Ogni figura brilla e vibra da sola come un suono perduto, una melodia inconcepibile. E’ una musica strana l’amore, che aleggia nell’aria lungo tutto il percorso dell’esistenza. Musica dolcissima e mai troppo sdolcinata; musica possente e cruda e mai troppo dura da deturpare o nauseare. Casto…