Innanzi tutto il titolo “Nel corridoio della notte”. In un corridoio ci si può smarrire o si può sostare per pochi minuti soltanto. Un corridoio lo si attraversa, in fretta o lentamente; è comunque un luogo di passaggio, di transito e talvolta, o anche spesso, può racchiudere in sé un certo mistero che affascina, imprigiona o annienta, specialmente quando si compone della notte, metafora, quest’ultima, di un qualcosa di sconvolgente, abnorme, sconosciuto, intangibile eppure presente come l’aria. “Nel corridoio della notte” di Salvatore Napoli, Horti di Giano Edizioni, è un volumetto di racconti, cinque per l’esattezza, di genere che hanno tutti una specificità peculiare di fondo, cioè l’improvvisa tensione che riescono a creare e a trasmettere al lettore soprattutto nell’epilogo di ciascuno, mai immaginabile, mai possibile o definibile ma improvviso quanto allucinante che da quel tocco di particolarità all’horror più squisitamente ben orchestrato e ben realizzato. Il racconto “Regionale 9053” è lampante nella sua brevità. Per qualche verso può sembrare anche assurdo, perfino grottesco se alle battute finali non fosse mai subentrato l’elemento perturbante che lo fa precipitare nell’abisso il quale stritola e inghiotte inesorabilmente. “Pianobar – bot” è un racconto inquietante e sinistro nella sua calma descrittiva e in…