Quando nel corso dell’anno il sole entra nella costellazione dell’Ariete, l’inverno è passato e si è ormai in primavera. Questa poesia di Salvatore Quasimodo, premio Nobel per la Letteratura, è quasi un’esplosione improvvisa eppure contenuta della primavera che si annuncia già nei cieli tramite la costellazione dell’Ariete appunto. Nel linguaggio che caratterizza ciascun verso, gli elementi della Natura sembrano materializzarsi dal vuoto invernale come evocazione pura. Forte è il richiamo al mondo classico, dove lauri e divinità pagane fanno da sfondo all’incalzare del tempo e al mutare delle stagioni. Un’immagine idilliaca eppure forte di serenità incontrastata, ma con un soffio misterioso di accadimento ineluttabile che forse permea soprattutto gli ultimi versi della poesia. Il senso della Natura,immortalata nel suo risveglio, si consuma intensamente in ogni parola. Vi traspare anche una malinconia quasi da sottofondo che,insieme ad una gioia accorata, illumina l’anima trasportandola lontano, in luoghi di memorie e di giorni vissuti ora ricomposti dalle voci delle quali la poesia si fa portatrice. Francesca Rita Rombolà ARIETE Nel pigro moto dei cieli la stagione si mostra: al vento nuova, al mandorlo che schiara piani d’ombra aerei nuvoli d’ombra e biade: e ricompone le sepolte voci dei greti,dei fossati, dei giorni di…