“Produco veleno” è l’opera prima di Silvia Temponi. E’ una raccolta di poesie netta, precisa, secca, tagliente, a tratti dissacrante dall’effetto forte e immediato quasi come il classico “pugno nello stomaco”. Chi l’ha meditata e scritta è una ragazza non ancora maggiorenne che ha forse trovato nella poesia uno sfogo e un punto di approdo importanti per il presente e per il futuro. Colpisce, in quasi tutte le poesie della raccolta, la costanza dei sentimenti e la percezione di una crisi che non è prettamente soltanto adolescenziale. Un certo pessimismo di fondo rimarca ancora una volta la difficile esistenza del poeta nella sua scoperta della vita e la complessità nel rapportarsi al mondo e alle cose che ivi dimorano. E anche se il linguaggio è ancora acerbo e veicolo di semplice essenzialità che ha bisogno di maturare col tempo, ciò che esprime e che imprime può dar adito ad una riflessione di certo non superficiale su quei temi molto cari alla gioventù di ogni periodo storico e di ogni latitudine. Emblematica, a tal riguardo, la citazione, presente nel volumetto, dalla famosa opera di Wolgang Goethe “I dolori del giovane Wherter”; segno questo che i giovani sperimentano la sofferenza esistenziale e…