Innanzitutto il titolo: “L’ultimo treno della notte”, che appare piuttosto evocativo in quanto sia il treno sia la notte sono due elementi decisamente importanti a livello inconscio e insieme conscio, e poi il frontespizio del volumetto che riporta una frase di Victor Hugo: “La malinconia è la felicità di essere tristi”, frase che si presta a molti sensi interpretativi ma che di per sé da un posto di preminenza a quello stato d’animo che ci fa stare male e, allo stesso tempo, bene in quanto ci stimola spesso a riflettere e a pensare profondamente sulle cose e sulla vita. “L’ultimo treno della notte. Racconto musicale” Armando Editore, 2024, è l’ultima pubblicazione letteraria di Stefano Diotiallevi. Una struttura insolita caratterizza il racconto, perché è come “scandito” dalle note musicali che si susseguono sul pentagramma. Bella è l’espressione e la fluidità delle parole, piacevole e semplice lo stile; le stazioni e il treno sembrano essere i veri protagonisti, e il susseguirsi dei ricordi e dei momenti trascorsi in essi diventano un vissuto quasi speciale che non si cura più del tempo, restando sospesi in un continuum presente il quale suscita, talvolta, perfino una sottile nostalgia e un qualcosa di irrimediabilmente perduto. La…
“La pelle sul cuscino, il resto chissà dove”, Armando Editore, 2023, di Stefano Diotallevi è un romanzo d’amore in cui si parla e si vive d’amore, l’amore presentato in diverse angolature e descritto con sfaccettature talvolta tenui talaltra forti come i colori sulla tavolozza di un dipinto. Molti i personaggi, sia maschili che femminili, ma solamente due i veri protagonisti: Pippo e Alice; lui un uomo semplice, solo e solitario, collezionista di moto d’epoca e grande bestia da lavoro; lei ragazza bella, viziata, volitiva di provincia alla ricerca dell’amore ideale, che poi alla fine non arriva. Pippo, in realtà, non conoscerà mai Alice né la frequenterà mai, seguirà la sua crescita biologica e affettiva da vicino vivendo nell’appartamento di fronte. Interessante l’incipit del romanzo: “Qualcuno ha detto che non c’è bisogno di soffrire per essere un poeta; l’adolescenza è una sofferenza che basta a chiunque ( … )”. Frasi non di certo scritte a caso da Stefano Diotallevi e sulle quali si potrebbe, e si dovrebbe, meditare per mesi, se non addirittura per anni (chi non ha mai sofferto durante l’adolescenza, per amore, per incomprensione da parte della famiglia e del mondo, o per altro ancora?). Alice vive la sua…
Un racconto strano ma oltremodo significativo, in cui l’io narrante del protagonista è una voce predominante e controversa, a tratti sincera e perfino umile, a tratti profonda e riflessiva, a tratti magnanima, lucida e anche un pò canzonatoria. Sto parlando del romanzo “(H)EART(H) QUAKES” di Stefano Diotallevi (L’Oceano dell’Anima Edizioni, 2017), scritto che ho trovato interessante sia per l’esposizione delle vicende, sia per la narrazione concisa e lineare che si avvale di diversi flashback dalla risultanza piuttosto efficace per la riuscita, diciamo così, dell’operazione – scrittura.L’io narrante di questo romanzo è una voce maschile che si divide fra il racconto delle proprie esperienze amorose e la tragedia del terremoto del 2016 – 17 nell’Italia centrale e, come il titolo riesce bene a comunicare, giocando sull’H iniziale e finale, tra parentesi, della prima parola in inglese per dare un senso efficace all’iperbole simbolica fra cuore (heart) e terra (earth). Cuore e terra, dunque, l’intensità della passione, il tumulto del sesso, lo sconvolgimento dell’amore fanno parte del cuore umano … e del cuore del protagonista, che vive varie e multiple esperienze con l’altro sesso, non senza problemi e difficoltà di ogni tipo, e il tumulto del cuore della terra, lo sconvolgimento delle…