“Il nome della rosa”, “Il pendolo di Foucault” libri che ho letto tanti anni fa (precisamente negli anni Ottanta del secolo scorso) quando il mondo forse non li conosceva ancora e il loro successo poteva, allora, essere solo un pronostico come tanti. Ero ancora una ragazza curiosa e avida di letture di ogni genere, ma soprattutto di conoscenza. La lettura di questi due romanzi mi colpì molto e mi schiuse orizzonti della mente forse impensabili e inauditi. Da “Il nome della rosa” sarebbe stato tratto un film, più tardi, che forse solo in pochi, sull’intero globo terrestre, non conoscono e non hanno mai e ancora visto. “Il pendolo di Foucault” è stata una lettura più difficile, più complessa, aperta al dubbio, alle ipotesi più strane e ambigue, alle congetture più insolite, più varie e più intriganti. Non nascondo, proprio adesso che il suo autore è scomparso per sempre, che il primo approccio è stato quasi uno shock e che le altre letture seguenti, nel corso degli anni, hanno mitigato certo però senza mai rimuovere del tutto la folgorante esperienza iniziale. Due romanzi. Forse i due romanzi più famosi e di successo, appunto, di Umberto Eco, di sicuro i più letti…
“(…) Ci sono epopee sbilenche, che non pongono capo a un’opera perfetta ma a un fiume lutulento. Può darsi che non soddisfino le regole dell’estetica, ma soddisfano la funzione fabulatrice, che forse è così direttamente connessa alla funzione estetica (…)”. Brano tratto da SUGLI SPECCHI – E altri saggi – di Umberto Eco Parliamo un po’ del romanzo e della figura del romanziere o narratore. E anche se l’argomento è vasto, pieno di contraddizioni, piuttosto ambiguo e di difficile dissertazione, tenteremo di capirci qualcosa e di dire qualcosa. Partiamo dal presupposto che il romanziere non dovrebbe fornire interpretazioni della propria opera altrimenti è come se non avesse scritto un romanzo, il quale può essere definito un qualcosa che genera interpretazioni. Un romanzo deve avere sempre e innanzitutto un titolo, e un titolo è la prima e forse la chiave principale di interpretazione di un’opera. Il romanziere non deve dare interpretazioni della propria opera certo, però può dire o raccontare perché e come ha scritto. Lo scrittore e poeta americano Edgar Allan Poe non dice nulla e mai su come lo si deve leggere, però si sofferma spesso sui problemi di varia natura che si è posto per realizzare un effetto…